Fognini: "I soldi contano nei tornei, la Davis deve rimanere così"

Interviste

Fognini: “I soldi contano nei tornei, la Davis deve rimanere così”

Il numero uno azzurro spazia tra qualche rimpianto per il match e un parere (contrario) ben definito sul futuro della competizione. Barazzutti è moderatamente fiducioso sul ricambio generazionale

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A dover togliere sempre le castagne dal fuoco ci si può anche scottare”. Così esordisce Fabio Fognini, che ritrova la parola in conferenza stampa dopo i silenzi post doppio. “Stavolta non ci sono riuscito, come non ci riuscii in Kazakistan nel 2015 – ha raccontato con una certa serenità il numero uno azzurro -, può succedere, non mi tiro indietro dalle responsabilità. Giocando tre giorni di fila è anche normale che un po’ di stanchezza si faccia sentire. Non ho nulla da rimproverarmi, ho giocato una bella partita: livello molto alto nel primo set, nel terzo set ho avuto un sacco di occasioni e un maledetto net ha fatto cambiare l’inerzia a favore di Lucas. Bisogna tenere presente che avevo di fronte un fresco top ten, non uno qualsiasiAnche oggi ci ho riflettuto: se in carriera non avessi fatto a volte il cavallo pazzo, forse avrei potuto ottenere risultati migliori“.

Da prassi la domanda sul futuro di una competizione dove l’Italia potrebbe aver giocato la sua ultima partita old style. “Sono abbastanza contrario a ogni idea di cambiamento – afferma convinto Fognini -, in Giappone, a Indian Wells e a Miami sono venuti a chiedermi cosa ne pensassi e ho risposto chiaramente, ma non dipende da me. Per me la Davis non è una questione di soldi, quelli li faccio nei tornei vincendo partite”.

Fognini ha anche delineato il suo programma di lavoro in vista della stagione europea sul clay. “Mi prendo adesso una settimana di riposo per arrivare al meglio a Montecarlo, dove ci tengo particolarmente a far bene. Poi mi fermerò ancora una settimana prima dei tre impegni consecutivi (Monaco, Madrid e Roma, ndr)“.

BARAZZUTTI – “Pouille ha saputo alternare momenti di solidità e di spinta, rallentando e accelerando pur mantenendo nel servizio il suo colpo migliore. E’ difficile giocarci contro – ha commentato a caldo il capitano azzurro -, ma la differenza l’hanno fatta soprattutto gli errori di Fabio, che è andato a segno con tanti vincenti ma ha anche sbagliato parecchio“. Sul tavolo di Barazzutti è arrivato anche uno spunto di riflessione nato proprio qui a Genova: dal match del 2009 giocato su questo campo contro la Svizzera è cambiato un solo protagonista (Lorenzi per il coetaneo Starace), gli altri sono rimasti gli stessi. “E’ un pensiero che abbiamo tutti – il suo commento –  mi auguro che ci siano dei giovani in grado di entrare in questo gruppo: è venuto con noi Fabbiano a Morioka, qui c’è BerrettiniSi potrebbe pensare che forse negli ultimi anni non ci sia stato materiale molto buono, mentre i giovani di oggi hanno qualità importantiIn ogni caso, per parlare di dinamiche nelle quali un capitano possa avere influenza, aspettiamo di capire il formato della prossima Davis”. 

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