Rafael Nadal ottavo re di Roma

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Rafael Nadal ottavo re di Roma

ROMA – Ottavo titolo agli Internazionali. La pioggia toglie il ritmo a Zverev. Rafa scavalca di nuovo Roger Federer e torna numero uno

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[1] R. Nadal b. [2] A. Zverev 6-1 1-6 6-3 (dalla nostra inviata a Roma)

Rafael Nadal conquista il suo ottavo titolo a Roma (non vinceva dal 2013), battendo il campione in carica, Alexander Zverev, che non perdeva da 13 partite consecutive. Come se non bastasse, scavalca l’eterno rivale Roger Federer per sedersi di nuovo sul trono. Un tabellone dominato, seppur con qualche inciampo: set perso contro il nostro Fabio Fognini e il black out del secondo parziale in finale. Ora testa al Roland Garros, dove, manco a dirlo, parte da strafavorito. Lo aspetta un turn over  di cambiali pesanti: bissare il titolo nello Slam francese non è mai una passeggiata, ma all’orizzonte non si scorgono degni rivali. “È stato davvero un match difficile, ho vinto per pochi punti. Avere ancora questa coppa tra le mani è molto speciale per me”, dichiara sorridente il “nuovo” vincitore degli Internazionali d’Italia.

FURIA INDOMABILE – Sulle note di “Pirati dei Caraibi” fanno il loro ingresso trionfale Rafael Nadal e Alexander Zverev. Il loro quinto incontro (i precedenti sono 4-0 a favore del maiorchino, due sulla terra rossa) non poteva avere una cornice più affascinante di quella del Foro Italico. Prof Nadal sale in cattedra, sciorinando tutto il suo repertorio: frustate di dritto, rovesci in corsa, top che portano Zverev fuori dal campo. Il 21enne è inerme di fronte alla furia spagnola, che si incita alzando il pugno al cielo. Dopo aver perso il servizio nel primo game, l’inerzia del match è tutta in favore del maiorchino, mentre Zverev sbatte la racchetta, scuote il capo e non riesce a porre argini alle bordate da fondo campo di Nadal: “Il primo set è stato fantastico sotto ogni profilo. Il migliore che abbia giocato quest’anno su terra”.

CAMBIO DI MUSICA – Dagli spalti si sentono cori dei tifosi della Lazio (stasera giocherà con l’Inter per un posto in Champions League), una nota stonata sotto l’altare in cui si sta disputando una finale dai toni garbati. Cambio di musica tra un set e l’altro (anche letteralmente, si è passati da quella house a i capolavori di Morricone): Zverev fa girare la partita, imponendosi su un Nadal meno brillante e lucido. Il tedesco contraccambia il favore a Rafa, impartendogli un sonoro 6-1 che sa di rivalsa. Sascha arriva su tutte le palle, stampando poderosi dritti sulle linee. Completa l’opera con un paio di smorzate pregevoli, Nadal ci arriva in allungo ma finisce in rete. “Sono andato vicino a battere Rafa in una finale Masters su terra. È una cosa che mi porterò a Parigi”, dirà Alexander in conferenza stampa. I tifosi di Rafael si fanno sentire a gran voce, Zverev non ha una grossa tifoseria al seguito, non dimostrando un carattere particolarmente cordiale.

RINFRESCARSI LE IDEE – È impressionante vedere un giovane poco più che ventenne che mostra tutta la sua tempra agonistica nei momenti più difficili del match. Un 6-1 dal re della terra avrebbe steso chiunque; il tedesco, invece, si arrabbia, lotta e investe la sua ira nel canale giusto, quello che porta alla vittoria. Il Nadal in campo è solo una pallida imitazione di quello visto nella prima frazione di gioco, tanto che va subito sotto di un break. I nuvoloni neri all’orizzonte cominciano a riversarsi sul campo centrale: Nadal si lamenta con l’arbitro, vorrebbe la sospensione dell’incontro. Sugli spalti c’è chi scappa, nonostante il giudice di sedia redarguisca ricordando loro che il gioco sta continuando, altri si riparano con fogli, borse, i più fortunati (tribuna vip) vengono muniti di k way. La partita viene sospesa per 10 minuti con copertura del campo. “Non pensavo che la pioggia mi avrebbe aiutato, ma lo ha fatto”, dirà Nadal nel post partita. Tornati in campo, Zverev pare essere un altro: errori gratuiti, discese a rete fallaci e la testa ormai sotto la doccia. Rafa si carica, rivolgendosi più volte al suo box, e diventa inarrestabile:  cinque giochi consecutivi per coronare il suo ottavo titolo agli Internazionali, 32esimo Master 1000 in carriera (due più di Djokovic) e il posto da numero uno del mondo, scavalcando il “vecchietto” in pantofole, Roger Federer.

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