Il torneo delle sorprese: 10 top ten k.o., in realtà i due marziani sono tre

Editoriali del Direttore

Il torneo delle sorprese: 10 top ten k.o., in realtà i due marziani sono tre

LONDRA – Due n.3, Cilic e Muguruza, le ultime vittime eccellenti. Il possibile record di Fognini, l’exploit di Fabbiano, l’opportunità di Camila Giorgi

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da Londra, il Direttore

Gli inglesi dicono “third time lucky” e cioè la terza volta va tutto bene. Deve essere cosa diversa essere testa di serie n.3 a Wimbledon. Ieri ne sono schizzate fuori due a distanza di poche ore, prima Marin Cilic e poi Garbine Muguruza, lui finalista un anno fa su questi  lawns, lei addirittura regina. Quale è stata la sorpresa più clamorosa? Non saprei. E non saprei se cominciare a confrontare gli status dei due campioni eliminati o piuttosto il valore dei due che li hanno fatti fuori. Il croato sembrava avviato, dopo anno di “ora sfondo e ora no”, ad un più solido presente. Allo Slam vinto a New York aveva aggiunto altre due finali di Major in Australia quest’anno, a Wimbledon nel 2017. Mentre del suo avversario, Guido Pella, avevo annotato la classifica mediocre, n.82, due partecipazioni a Wimbledon e due sconfitte al primo turno. Poteva essere considerato un “erbivoro”? Certamente no, anche se i mancini su questi lawns hanno forse un piccolo vantaggio. Ma al terzo turno di uno Slam non c’era mai arrivato.

Quanto a Garbine non mi era parsa in forma contro Broady, però la sua avversaria di secondo turno, la rosso-pallida Van Uytvanck, n.47, non aveva mai battuto una top-ten e qui aveva perso tre volte al primo turno e una al secondo. Da febbraio non aveva più vinto due partite di fila. Insomma, nemmeno il mago Otelma, figurarsi il mago Ubaldo, avrebbe intravisto la possibilità di un’accoppiata simile di sorprese così clamorose. Come se non bastasse Pella da Cilic era stato letteralmente dominato nei primi due set giocati mercoledì. E la belga non si è limitata a battere la Muguruza, ma le ha lasciato soltanto tre games fra secondo e terzo set. Per questi motivi combinati scegliere la sorpresa più clamorosa è complicatissimo. Quattro top-ten saltati fra gli uomini nei primi due turni, sei top-eight saltate fra le donne dove le eccezioni sono rappresentate da Simona Halep n.1 e da Karolina Pliskova n.7 e quest’ultima è approdata al terzo turno di Wimbledon per la primissima volta.

Il tutto mentre i due extraterrestri Federer e Nadal non hanno ancora consentito ai loro avversari dei primi due turni di arrivare a cinque in alcuno dei sei set vinti. Rafa ha concesso 19 games, Roger 17. Sono di un’altra categoria. Zitto zitto, però, c’è un altro nome non del tutto sconosciuto che ha fatto meglio di loro: Novak Djokovic ha perso 12 game in tutto e in sei set i suoi avversari non sono mai arrivati a 4. Il punto è che sulla strada di Federer all’inizio del torneo le mine vaganti più temibili erano considerate le due croate, Coric e Cilic, vincitori a Halle (proprio su Roger) e al Queen’s (su  Novak). A guardare il tabellone ora pare quasi impossibile che Roger non arrivi volando alle semifinali e anche in finale. Qualcuno lo vede perdente stasera con Struff? Lunedì con Mannarino oppure Medvedev? O mercoledì nei quarti contro (probabilmente) Anderson o Querrey che si equivalgono? E in semifinale chi fra Raonic, Isner e boh, può insidiarlo? Sotto invece Nadal ha più competitors. In primis del Potro nei teorici quarti. Ne riparleremo.

Nel torneo maschile al terzo turno ci sono tre qualificati, prima volta dal 2011 e se la presenza di Ernests Gulbis, capace di rimontare un handicap di due set a Dzumhur, non può sorprendere, fa piacere che – insieme a Novak – uno dei tre sia Thomas Fabbiano. Il ragazzo pugliese è stato protagonista di una vera impresa, perché dar tre set a zero, annullando otto setpoint equamente distribuiti fra primo e terzo set a Stan Wawrinka che non era messo così male se aveva messo k.o. Dimitrov, non era per nulla semplice. Onore al merito. Contro il giovane talento greco Tsitsipas, n.35 ATP nonostante la poca esperienza, Fabbiano gioca contro pronostico, ma intanto si è fatto una bella iniezione di fiducia. E nel tennis la fiducia vuol dire tanto, spesso più di un colpo devastante. Con Fabbiano al terzo turno troviamo anche Fognini che ha spento abbastanza presto le velleità… assai velleitarie di un Bolelli che ha un carattere troppo mansueto per vincere certe partite delicate sotto il profilo psicologico. Fognini è stato indietro 3-1 nel primo set, ma vinto quello ha innestato la marcia superiore e sembrava quasi che Bolelli non desiderasse altro che di arrendersi, sebbene invece chi lo ha seguito a bordocampo da vicino lo ha sentito smoccolare in modo quasi sorprendente. Insomma ci teneva a vincere, anche se non ha dato quell’impressione.

Piuttosto Fognini, che si trova di fronte il gigante ceco Vesely dal servizio temibilissimo ma dalla mobilità di un gatto di marmo per la quarta volta e sempre lo ha battuto (una volta per miracolo, ma qui un anno fa per tre set a zero dopo una partita impeccabile), potrebbe centrare per la prima volta gli ottavi qua. Ci riuscisse sarebbe il primo italiano nella nostra modesta storia ad aver raggiunto gli ottavi in tutti e quattro gli Slam. Va detto che ai tempi di Panatta e soci, figurarsi quelli di Pietrangeli, in Australia gli azzurri non ci andavano mai. Ma insomma non sarebbe un record da… Federer, ma pur sempre un record. E veniamo all’ultima rappresentante azzurra, Camila Giorgi. Il terremoto che sta registrandosi nel torneo femminile, dieci della scala Mercalli, farebbe pensare che questa potrebbe essere la volta buona per fare il grande exploit. Intanto come prima cosa Camila dovrebbe fare un regalo agli organizzatori, perché ai danni della sua avversaria di oggi (ore mezzogiorno e mezzo) è stata fatta una vera porcata. La Siniakova è stata in campo ieri 4 ore e mezzo, fra singolare e doppio. E nel singolare ha avuto uno stress non da poco: perdeva 5-2 al terzo con la Jabeur. Perché mai l’hanno programmata come primo match oggi? Lei era furibonda, è andata anche a protestare dal supervisor, ma ormai senza chance di una qualche modifica. Di certo a una tennista più nota non sarebbe mai capitato.

Tutto questo non vuol dire che Camila farà una passeggiata. Lei non le fa per principio! Di sue vittorie facili facili ne ricordo pochine. È sempre bravissima a complicarsi la vita. Ciò detto, a dispetto della classifica che la vede dieci posti più indietro, 52 contro 42, Camila sembra leggermente favorita, anche per il diverso grado di freschezza con cui arriva a questa sfida. La Siniakova negli ultimi tre anni a Wimbledon ha perso 3 volte al primo turno, sa Alletova, Radwanska e da Sakkari. Camila con gli ottavi del 2012 e 3 altre volte al terzo turno ha fatto meglio e di più, in otto presenze. Lei non guarda mai al turno dopo, “un passo alla volta”, e fa bene.  È cosa saggia. Io invece un po’ dopo amo guardare e vedere che se vincesse dovrebbe affrontare una delle due mancine di grande esperienza, Safarova o Makarova, non mi pare troppo promettente. Per chi poi accarezza sogni di ancor maggiore gloria, beh, lì subito sopra c’è un quartetto che comprende Serena Williams e Mladenovic, Madison Keys e il vaso di coccio Rodina, tutt’altro che tranquillizzante.

Ma anche in questo caso guai a fare il mago: Makarova ha fatto fuori Wozniacki ma non aveva mai vinto in tutto il 2018 due partite di fila. Safarova non sembra la stessa che batté proprio Makarova qui nei quarti del 2014.

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