Nemmeno la giustizia ferma la riforma della Davis. È Giudicelli-gate?

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Nemmeno la giustizia ferma la riforma della Davis. È Giudicelli-gate?

Il regolamento imporrebbe di escludere il presidente FFT condannato in Francia per diffamazione. David Haggerty vuole i suoi voti e cerca un escamotage per salvarlo

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In Italia ne sappiamo qualcosa di leggi, cosiddette ad personam, ovvero esclusivamente mirate a tutelare gli interessi di una sola persona e non di una parte più larga della cittadinanza. Infatti così sono stati etichettate dall’opposizione politica, ma anche talvolta dalla Corte Costituzionale, diversi provvedimenti proposti o addirittura approvati dai governi guidati da Silvio Berlusconi. Secondo i detrattori, lo scopo di queste leggi era semplice: tutelare le aziende e gli interessi dell’ex primo ministro. E si sa anche che gli italiani sono di natura molto critici nei confronti del proprio paese e fin troppo esterofili. Quindi nessuno si immaginerebbe mai che una prestigiosa istituzione sportiva internazionale possa varare a sua discrezionalità una legge ad personam. Eppure questo è quello che sembra stia facendo la International Tennis Federation (ITF), il principale organo di tennis internazionale, guidata al momento dall’ambiziosissimo David Haggerty.

Come è noto, Haggerty fin dal principio del suo mandato ha cercato di modificare il formato della Coppa Davis, la più antica competizione a squadre del tennis. All’inizio, la riforma doveva essere soft ma non è andata in porto. Invece di tornare a più miti consigli ed accettare che con tutti i suoi difetti la Davis rimanga così com’è, Haggerty ad aprile scorso è passato al contrattacco. Infatti il presidente della ITF ha annunciato di voler attuare una totale rivoluzione, trasformando la manifestazione in una sorta di campionato del mondo: sede unica, 18 squadre, divise in una serie di gironi, con eliminazione a partire dai quarti e ties ridotti a tre sfide al meglio dei tre set. Non è un caso che a finanziare con 20 milioni di dollari l’anno per 25 anni il tutto ci sia proprio un calciatore, ovvero Gerard Piqué, centrale del Barcellona, tramite il ricchissimo fondo Kosmos.

Il voto decisivo per mettere in pratica questa rivoluzione si terrà durante l’assemblea generale della ITF di Orlando, dal 13 al 16 agosto prossimi. Il baffuto Haggerty si gioca tutto e lo sa bene. Ha già fallito una volta e non può fallire di nuovo. Soprattutto dopo tutti i proclami e gli annunci di questi mesi. Ogni voto conta visto che bisogna raggiungere i due terzi delle preferenze e visto che diverse federazioni e personaggi di spicco di questo sport hanno espresso il loro scetticismo nei confronti della riforma. E conta quindi in maniera particolare il supporto della federazione Francese (FFT), la quale, come nazione Slam, può garantire il massimo pacchetto di preferenze possibile per un membro, ovvero 12. Questi voti sembravano assicurati dato che Bernard Giudicelli, presidente della FFT e sostenitore della riforma della prima ora, aveva vinto una consultazione interna per poter dare il suo sì all’assemblea di Orlando.

Sembravano fino a che lo stesso Giudicelli l’anno scorso è stato condannato per diffamazione da una corte francese. La condanna prevede anche una sanzione pecuniaria di 10mila euro. Lo statuto della ITF è chiarissimo riguardo ai criteri per poter sedere del board: una persona condannata per aver compiuto un reato in patria non può far parte dell’organo. E quindi il presidente della federtennis transaplina teoricamente non potrebbe essere presente ad Orlando e votare a favore della riforma. Il rivoluzionario Haggerty vedrebbe così messi a repentaglio i suoi sogni di gloria.

Per rimuovere anche questo ostacolo e permettere a Giudicelli di votare ad Orlando il capo supremo della ITF ha annunciato un emendamento allo statuto. O, per meglio dire, una legge ad personam. Mercoledì la federazione internazionale, tramite un comunicato, ha infatti fatto saper di voler cambiare il criterio di incompatibilità. Per sedere nel board, non bisognerà più essere immacolati ma sarà sufficiente non essersi macchiati di un reato penale ritenuto tale “dalla maggioranza delle giurisdizioni delle nazioni in cui si pratica il tennis”. Guarda caso la diffamazione è un reato penale in Francia, e in altri paesi come l’Italia, ma non in tutti.

Con questa modifica, il board della ITF, il quale attualmente, come sottolineato nel comunicato “non ha competenza su queste faccende”, diventerebbe decisivo. E per tanto per mettersi avanti con i lavori, dopo una consultazione con i suoi legali, l’ITF ha già stabilito che il caso di Giudicelli “presenta diversi attenuanti” e che se il board ne avesse le facoltà gli permetterebbe di mantenere il suo posto. Per far entrare in vigore questo emendamento, servirà un altro voto, che ironia della sorte, si svolgerà sempre all’assemblea generale di Orlando. Quindi, sulla carta, in quel della Florida ci saranno due votazioni: la prima per l’emendamento salva-Giudicelli e la seconda per la riforma della Davis. Nel frattempo, in attesa del giudizio, il presidente della FFT rimarrà comunque membro del board.

Tutta la faccenda, portata alla luce in primo luogo dal giornalista Simon Briggs sul Telegraph e poi ripresa dai colleghi di Tennis Italiano, mette in luce due elementi, entrambi piuttosto preoccupanti. In primo luogo, dimostra la preoccupante assenza di quello che si definirebbe uno “stato di diritto” nella ITF, con un presidente potenzialmente in grado di alterare le regole a suo piacimento se supportato da un numero sufficiente di federazioni. In secondo luogo, conferma la ferrea determinazione di Haggerty a vincere questa battaglia chiamata Davis, anche a costo di sorvolare sulla condotta di un suo alleato e di riscrivere le regole della federazione. Come già sottolineato, l’americano sa che nell’urna di Orlando c’è in ballo la sua reputazione e, molto probabilmente, anche la sua poltrona. Questa piega despotica non è dunque dettata dalle sue convinzioni o dalle sue attitudini. Quanto, più probabilmente, dal mero istinto di sopravvivenza.

 

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