Berrettini, finale con vista futuro (Scanagatta). Berrettini urrah, prima finale (Crivelli). Berrettini, tanto di cappello (Semeraro). Gran cuore di Tsitsipas. In campo per la Grecia (De Ponti)

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Berrettini, finale con vista futuro (Scanagatta). Berrettini urrah, prima finale (Crivelli). Berrettini, tanto di cappello (Semeraro). Gran cuore di Tsitsipas. In campo per la Grecia (De Ponti)

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Berrettini, finale con vista futuro (Ubaldo Scanagatta, La Nazione)

Domenica scorsa Fabio Fognini a Bastad e Marco Cecchinato a Umago hanno giocato le finali, vincendole. Oggi è la volta di Matteo Berrettini, 22 anni e 3 mesi, che giocherà a Gstaad (Atp 250) – dove lo scorso anno vinse Fognini e in passato, fra i tanti, Nicola Pietrangeli e Federer. Il tennista romano ha battuto ieri, alla sua prima semifinale Atp, l’estone Zopp grazie a un solo break all’inizio del match, 64 76 (8-6), quindi in 2 set così come aveva battuto i tre precedenti avversari, Albot, Rublev (quartofinalista all’US Open 2017) e Feliciano Lopez. Zopp, numero 107 Atp, aveva messo ko Fognini. Da numero 84 Matteo salirà come minimo a numero 67, suo best ranking, ma arriverebbe a ridosso dei top 50 se vincesse anche oggi con Bautista Agut (che ha battuto Djere). Fognini, Seppi e Lorenzi non erano saliti così giovani così in alto. Omar Camporese (il cui best ranking sarebbe poi stato n.18) e Filippo Volandri (best ranking numero 25) sì. Ma con il servizio, il dritto e la testa che ha, insieme a una discreta agilità in rapporto ai 193 cm di altezza, Matteo sembra avere le qualità per salire più in alto di loro. Per uno così giovane che non aveva mai vinto un match nel circuito maggiore ATP questo 2018 è già un anno da incorniciare. A gennaio prima vittoria (Doha) in tabellone e ottavi centrati partendo dalle qualificazioni. Poi primo ingresso (da lucky loser) in uno Slam (Australia). Primo Masters 1000 a Roma e secondo turno. Primo superamento di due turni in uno Slam a Parigi dove strappa un set al futuro finalista Thiem. A Wimbledon prima testa di serie battuta in uno Slam, Sock. Ora la prima finale. Può farcela.

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Berrettini urrah, prima finale (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Mettere insieme ciò che eri con quello che sei diventato vuol dire crescere, fino ad arrivare al sogno della prima finale Atp raggiunta appena sette mesi dopo aver vinto la prima partita sul circuito maggiore. Matteo Berettini non si è mai messo fretta, anteponendo sempre i progressi tecnici e mentali alla ricerca della gloria, un passo alla volta ad accompagnare la crescita, consapevole che il percorso disegnato con coach Santopadre alla fine avrebbe trovato sbocchi felici. A 19 anni Matteo non aveva neppure una classifica Atp; a 22 anni e tre mesi diventa il più giovane italiano a giocarsi un titolo da Volandri a Umago nel 2003. Eppure con la sua umiltà, unita a nuove consapevolezze, sta rendendo l’impresa il semplice prolungamento di un cammino programmato anche quando le lacrime si sostituivano ai sorrisi. Qui a Gstaad Matteo ha reso tutto facile: non ha ancora perso un set e soprattutto non ha ancora perso un servizio. L’avversario sconfitto in semifinale, l’estone Zopp, 107 del mondo uscito dalle qualificazioni, continua a picchiare forte nella settimana più bella della carriera, ma alla fine deve cedere al campioncino romano. Che gli strappa il servizio nel game iniziale, tre ore e mezza dopo l’orario di inizio previsto causa temporale prolungato, e poi lo tiene a distanza con il solito, solidissimo rendimento alla battuta (alla fine, appena 6 punti concessi con la prima). E quando affiorano due delicatissime palle break contro nel decimo game del primo set, Berettini si regala quattro punti da fenomeno per ribaltare il pericolo e prendersi il parziale: servizio e dritto vincente, smorzata di rovescio, ace e ancora servizio e dritto. Applausi. Il secondo set seguirà i servizi fino al tie break, dove Matteo prende il vantaggio sul 6-4 con un passante di dritto, però sciupa i due match point con le uniche sciocchezze di giornata con il dritto. Ma alla terza occasione, dopo un dritto largo di Zopp, chiude la contesa con un’altra, deliziosa palla corta: «In campo sono un istintivo, a volte non penso troppo al colpo che mi uscirà, del resto provando sempre a rimanere aggressivo c’è poco tempo per immaginare cosa potrò combinare. In ogni caso sono felicissimo, la partita era complicata perché la pioggia ha cambiato le condizioni rendendo il campo molto pesante: sono stato deciso, soprattutto in quel tie break che mi stava sfuggendo, mi ha aiutato la fiducia che ho nel lavoro che sto facendo. E’ una sensazione incredibile, adesso devo solo ricaricare le energie». Oggi lo aspettano infatti due finali, in singolare e in doppio (con Bracciali). Nella prima incrocia lo spagnolo Bautista Agut, 17 del mondo, un rivale tignoso e temibile che in stagione ha già vinto due tornei: comunque andrà, nel cielo azzurro è nata una stella. Perché Berrettini ha le qualità tecniche (servizio e dritto devastanti, un rovescio meno incisivo, ma con la variante in slice da cui produrre smorzate d’autore), fisiche e mentali per progredire ancora. E’ già 67 del mondo, potrebbe arrivare a 51 se conquista il torneo. Quattro anni fa il tennis italiano sognava un futuro luminoso con Quinzi, Baldi, Donati e Napolitano, e Matteo se ne stava un po’ all’ombra a imparare e migliorare. Adesso il faro è lui, che nel 2016 ha rischiato di smettere per un grave infortunio a un ginocchio che gli ha frenato l’ascesa. Ma in quei giorni di dolore ha scoperto un’altra vita, frequentando gli amici, giocando spesso a tennis con il fratello minore Jacopo (che si sta avvicinando adesso al professionismo), regalandosi finalmente una vacanza e traendo stimoli incredibili dagli allenamenti con i bambini cui l’aveva spinto Santopadre per liberargli la mente dai tarli. Così, dalla normalità, ha capito che poteva cominciare a sognare imprese eccezionali. Il treno dei desideri è appena partito.

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Berrettini, tanto di cappello (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

A Gstaad ieri diluviava, poi è uscito l’azzurro: Matteo Berrettini, a 22 anni e 3 mesi, si è preso la sua prima finale Atp smorzando in due set, 6-4 7-6 in un’ora e 21 minuti, le ambizioni del baltico Jurgen Zopp, n. 107 Atp. Una semifinale rinviata di oltre quattro ore per pioggia, e che Matteo ha vinto sfiorando la perfezione: appena due palle break concesse – quando è andato a servire per il 5-4 nel primo set – appena un filo di braccino sui primi due matchpoint, sul 6-4 del tie-break. Due dritti sbagliati, dopo il passante che lo aveva portato sul 5-3, poi l’ennesima, incantevole smorzata di diritto per chiudere il conto. Un servizio deluxe (86% di punti con la prima palla), e poi maturità, personalità, lucidità: chapeau, Matteo. Fino ad ora il suo è un torneo senza macchia: non un set lasciato per strada, 38 turni di servizio tutti vinti, e una seconda finale da giocare oggi in doppio, a fianco di Daniele Bracciali («una sensazione incredibile, grazie a Giove Pluvio che mi ha fatto concludere la semifinale…»). In singolare è la quinta finale Atp dell’anno di un tennista italiano dopo le due vinte a testa da Fabio Fognini (San Paolo e Bàstad) e Marco Cecchinato (Budapest e Umago), e Matteo cercherà di succedere proprio a Fognini, l’ultimo ad alzare la coppa degli Swiss Open, in un albo d’oro che porta incisi, fra gli altri, i nomi di Rosewall, Pietrangeli, Vilas, Newcombe, Nastase, Edberg e Bruguera. Mica male. 11 risultato vale a Matteo già il best ranking in carriera, numero 67; un successo oggi contro lo spagnolo Roberto Bautista Agut (17 del mondo, nessun precedente) lo porterebbe a un passo dai Top 50. «Sto giocando un buon tennis», dice Matteo. «Ho sentito un po’ di pressione negli ultimi punti, del resto era per me la prima semifinale Atp: ci può anche stare arrivato al match-point, ma ora sono davvero felicissimo. Ringrazio i tanti tifosi italiani presenti in tribuna, oltre al mio coach e la mia ragazza, ora devo rimanere concentrato sperando di ottenere qualche soddisfazione anche in finale». Il coach è Vincenzo Santopadre, che allena Matteo all’Aniene ma che questa settimana è rimasto a casa, mentre in tribuna c’era l’amico Marco Gulisano. «E’ previsto che Matteo giochi due, tre tornei da solo, senza coach e preparatore fisico», spiega Santopadre. «Dopo Wimbledon si era preso qualche giorno di vacanza, in campo l’ho rivisto sereno, solido. I successi degli altri italiani da una parte gli hanno tolto un po’ di pressione, dall’altra lo hanno stimolato a imitarli». Per Berrettini il 2018 è davvero l’anno delle prime volte: prima partita vinta nel circuito maggiore a Doha (a gennaio, contro Troicki), primo Slam in tabellone in Australia, primo successo in un Masters 1000 a Roma (contro Tlafoe), primi turni passati in uno Slam a Parigi (dove ha battuto Otte e Gulbis prima di fermarsi contro Thiem), ora la prima finale: il più giovane italiano dopo Volandri ad arrivarci. Daje, Matteo.

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Gran cuore di Tsitsipas. In campo per la Grecia (Diego De Ponti, Tuttosport)

In campo per la gloria, ma con il cuore in Grecia. Stefanos Tsitsipas è uno dei Next Gen rampanti del circuito, destinato a scalare ulteriormente le classifiche mondiali, ma non si dimentica dei legami con la sua terra, e in particolare di un amico di infanzia. Così, dopo gli incendi che hanno devastato negli ultimi giorni l’Attica, regione della Grecia, causando più di 80 morti e cancellando intere località, il 19enne di Atene sta cercando di raccogliere fondi per sostenere un giovane con cui giocava da ragazzo, insieme a tanti altri che hanno visto improvvisamente sconvolta la loro vita. Una raccolta fondi su Facebook per dare un contributo di solidarietà a fronte della grande tragedia: «Molte persone hanno perso la vita. Molte famiglie sono state colpite. È stato un giorno molto duro per la nazione e per tutti i miei connazionali» ha sottolineato Tsitsipas in un video di YouTube. «Ho un amico, di nome Alex, con cui giocavo quando ero più giovane; in Grecia Disputavamo gli stessi tornei. Attualmente è in ospedale in pessime condizioni, per cercare di riprendersi dalle ustioni nel suo corpo che sono state causate dalle fiamme. Ha perso la sua casa, raggiunta dal fuoco, e sta vivendo momenti davvero difficili. È un disastro”.

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