Doppia finale targata Italia (Tuttosport). Fognini, terza finale dell’anno. Washington, Murray si ritira. Serena, no al Canada (La Gazzetta dello Sport). Storia del tennis milanese (6) – Piume, pizzi e 27 titoli italiani. Le vittorie fashion di Lea Pericoli (Clerici)

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Doppia finale targata Italia (Tuttosport). Fognini, terza finale dell’anno. Washington, Murray si ritira. Serena, no al Canada (La Gazzetta dello Sport). Storia del tennis milanese (6) – Piume, pizzi e 27 titoli italiani. Le vittorie fashion di Lea Pericoli (Clerici)

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Doppia finale targata Italia (Tuttosport)

Fabio Fognini ha raggiunto la finale dell’Abierto Mexicano de Tenis Mifel, torneo Atp 250 in corso sul cemento di Cabo del Mar, in Messico. Nella notte italiana il 13enne di Arma di Taggia, numero 15 Atp e secondo favorito del seeding, ha superato per 6-4 6-2, in un’ora e 12 minuti, il britannico Cameron Norrie, numero 74 del ranking mondiale, che nei quarti aveva eliminato per 6-4 6-4 il francese Adrian Mannarino, quarta testa di serie. L’azzurro ha così raggiunto la sua terza finale stagionale – 17^ complessiva in carriera – dopo i trofei conquistati sulla terra battuta a San Paolo e due settimane fa a Bastad, in Svezia, che hanno portato a sette il suo bottino di titoli Atp, tutti colti sulla terra rossa. L’ultimo ostacolo per Fabio è rappresentato dall’argentino Juan Martin Del Potro, numero 4 del ranking mondiale e primo favorito del seeding, che nella seconda semifinale ha regolato per 6-3 7-6(6), in un’ora e 40 minuti, il bosniaco Damir Dzumhur, numero 24 Atp e terza testa di serie. Per il 29enne di Tandil sarà la 33esima finale in carriera, la quarta stagionale dopo i successi colti ad Acapulco e nel ‘1000’ di Indian Wells e quella persa ad Auckland a inizio anno. Finale anche per Paolo Lorenzi nel “Sopot Open”, challenger Atp in corso sui campi in terra di Sopot, in Polonia. Il 36enne senese, numero 110 del ranking mondiale e secondo favorito del seeding, ha sconfitto per 6-4 6-0, in un’ora e 23 minuti, il ceco Zdenek Kolar, numero 242 Atp. In finale affronterà oggi lo spagnolo Gimeno-Traver (183).

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Fognini, terza finale dell’anno. Washington, Murray si ritira. Serena, no al Canada (La Gazzetta dello Sport)

Fabio Fognini in nottata avrà giocato la finale del torneo di Los Cabos, in Messico, contro Juan Martin del Potro: la terza dell’anno per lui. In semifinale l’azzurro (n°15 Atp) ha superato per 6-4 6-2, in 72 minuti, il britannico Cameron Norrie, numero 74 del ranking mondiale, mentre Del Potro (n°4 Atp) ha regolato per 6-3 7-6(6), in 100 minuti, il bosniaco Damir Dzumhur, numero 24 Atp. Per la terza settimana consecutiva, così, un tennista italiano raggiunge la finale di un torneo Atp: in precedenza, in contemporanea, Fognini a Bastad e Cecchinato a Umago (con la doppietta tricolore), poi domenica scorsa il primo titolo di Matteo Berrettini a Gstaad. Si conferma l’eccellente momento degli azzurri nel circuito maschile, con cinque titoli già conquistati in questa stagione (2 Fognini e Cecchinato e 1 Berrettini). A Washington intanto Murray nemmeno è sceso in campo contro De Minaur: «Sono esausto per le fatiche di questi giorni – le sue parole – tornando da un lungo infortunio devo anche saper ascoltare il mio fisico, non giocavo su questa superficie da 18 mesi». Poi torna in maniera polemica sulla vittoria ai danni del romeno Copil della nottata precedente. «Terminare le partite alle tre del mattino non fa bene a nessuno, vale per i giocatori, per i tifosi, per le tv – ha spiegato-, è irragionevole poi credere che si possa tornare in campo il giorno successivo. Ma è stata una settimana positiva, un po’ di riposo mi servirà per arrivare al meglio a Cincinnati». Serena Williams si è ritirata dal prossimo Open del Canada, a Montreal, per imprecisati «motivi personali». La tedesca Tatjana Maria prenderà il suo posto in tabellone evitando quindi di dover giocare le qualificazioni. Resta ora da vedere se la Williams sarà in campo a Cincinnati nell’ultimo grande appuntamento prima di Flushing Meadows dove dovrebbe riprovare l’assalto al suo 24° titolo del Grande Slam.

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Storia del tennis milanese (6) – Piume, pizzi e 27 titoli italiani. Le vittorie fashion di Lea Pericoli (Gianni Clerici, La Repubblica – Milano)

Era appena uscito di scena, Fausto Gardini, il Vampiro, che le pagine dei giornali, specialmente di quelli anglosassoni, vennero tappezzate di grandi foto di una giovane donna bionda, vestita come la Osiris, la diva della rivista dei tempi. Pareva impossibile che con tutta quell’attrezzatura di piume, turbanti e pizzi, Lea Pericoli riuscisse anche a colpire una palla con la racchetta. E invece non solo colpiva, la bella Lea, ma sgambava sulle sue cosce lunghe, sui suoi polpacci affilati, di ragazza di campagna, addirittura di ragazza africana. Figlia del concessionario Fiat di Addis Abeba, Lea si era iniziata al tennis su quei campi argillosi, aveva battuto tutti nella nostra ex-colonia e in Kenia, dove studiava al Loreto College di Nairobi. Presto la si vide a Milano, a battere le tenniste dei tempi, italiane e straniere. Dentro quel bel corpo d’atleta, c’era un cuore coraggioso ma non audace. Brillantissima in allenamento, Lea finiva spesso per ancorarsi in gara ben dietro la riga di fondo, fidando nella sua superiore resistenza, nella capacità agonistica. Un coach australiano, Dinny Pails, ebbe il grave torto di convincerla a modificare un diritto insolito ma efficiente, e a toglierle così la possibilità di battere i record di Lucia Valerio e di Annalisa Bossi-Bellani. Ma fu grazie a Lea che il nostro tennis rimase per anni sulla stampa internazionale, anche se quel mostro di Gianni Brera ebbe a commentare: «Soprattutto grazie al suo rovescio». Mentre Lea conduceva ai limiti estremi la sua lunga e brillante carriera, che le avrebbe offerto 27 titoli nazionali, si erano segnalati due milanesi ariosi, entrambi campioni d’Italia. Sergio Tacchini e Giordano Maioli, un novarese e un piacentino, scelsero dapprima Milano per giocarvi, e poi per lavorare, e vanno quindi considerati dei nostri. Non riuscivo, mentre scrivevo, a intravvedere un tennista milanese di onesta classe, tipo il conte Antonio Maggi, che fu riserva della grande squadra di Davis degli Anni Cinquanta. Milanesi, in classifica mondiale, nelle seconda metà degli anni Ottanta, ce n’erano due, e si chiamavano Laura, Golarsa e Garrone. Rivali sino a graffiarsi all’inizio di carriera, Laura e Laura sono diventate le migliori amiche del mondo, tanto da giocare spesso il doppio insieme. La Golarsa è andata vicinissima a fare un dispetto alla vecchia Signorina Valerio, nel corso di Wimbledon 1989. È stata a 2 punti dall’eliminare Chris Evert, dal centrare la semifinale che Lucia non aveva mai raggiunto. (continua)

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