Alla quarta volta Aryna Sabalenka ha bussato più forte, e la porta della stanza dei trofei si è finalmente aperta. È il Connecticut Open di New Haven, il WTA Premier appena prima dell’ultimo Slam dell’anno, il torneo a consegnare il primo titolo WTA di una carriera che sembra fatta per accumularne tanti altri. Il 6-1 6-4 sulla povera Carla Suarez Navarro, maturato in un’ora e dieci ricca di spettacolo ma avara di equilibrio, è il manifesto di questa nuova fase della ventenne bielorussa: dopo essersi fatta notare a cavallo tra metà 2017 e l’inizio di quest’anno, raggiungendo tre finali su tre superfici diverse, con la semifinale a Cincinnati della scorsa settimana è definitivamente esplosa. Un po’ come le palline che colpisce.
Sabalenka vince il sorteggio, sceglie di servire, azzanna il vantaggio e di fatto non lo molla finché il match non è davvero alle battute finali. Per l’intero primo set la definizione spesso iperbolica di “ingiocabile” le si adattava alla perfezione: gli scambi, i pochi che partivano, venivano tutti annichiliti quasi subito da una differenza di peso dei colpi quasi pugilistica e da una cattiveria agonistica fuori dalla norma. Una furia di vincenti, indifferentemente con servizio, dritto o rovescio, lungolinea o in diagonale, da ferma, in avanzamento o in corsa. Del resto meno di ventiquattro ore prima aveva battuto la quinta top 10 della stagione, su sette confronti, e una fila di scalpi del genere di certo non si mette insieme per caso.
Per fare suo il secondo parziale, più in equilibrio, Sabalenka ha avuto bisogno di trovare due volte il break di vantaggio e giocare tre match point contro un’avversaria poco in palla che, per sua sfortuna, ha trovato ritmo partita soltanto tardi. È stata proprio la sorte, che le aveva dato una grande mano in settimana, a mostrare a Suarez Navarro l’altra faccia del suo regalo nella sua prima finale da due anni a questa parte. Il walkover su Konta agli ottavi di finale e poi di seguito i due ritiri a match in corso di Kvitova e Puig, per un totale di appena tre set completati in quattro round, sono stati la concausa di una partenza lentissima, proibitiva da recuperare anche per una tennista tenace come la spagnola.
Lo score adesso è di due titoli su undici finali disputate, troppo poco per non rimanerci male. Non è un mistero che “Carlita” stia vivendo una crisi di risultati, e alla soglia dei trent’anni (li compirà durante gli US Open) sembra destinata a una conclusione di carriera non troppo felice. Tutto l’opposto per Sabalenka, nuova numero 20 lanciata come una palla di cannone in un tour che, nei suoi giorni migliori, non sembra in grado di tenerle testa in alcun modo. “Beh, penso di aver finito” ha detto sorridendo Aryna al momento di ringraziare coach Dmitry Tursunov – con lei alla prima esperienza da coach dopo la particolare carriera pro – e ricevere il trofeo. In realtà sembra avere appena cominciato a fare sul serio.
Risultato:
A. Sabalenka b. C. Suarez Navarro 6-1 6-4