Riscatto Paire. Il figliol prodigo lancia la Francia: "Io so lottare" (Cocchi)

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Riscatto Paire. Il figliol prodigo lancia la Francia: “Io so lottare” (Cocchi)

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Riscatto Paire. Il figliol prodigo lancia la Francia: “Io so lottare” (Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport)

I cattivi ragazzi a volte vanno in paradiso. O ci portano la propria squadra. Come Benoit Paire genio ribelle francese che ieri, a 29 anni, e dopo tanti bisticci, ha indossato la maglia bleu nella semifinale dell’ultima Coppa Davis «vecchio formato». Ha portato a casa il primo dei due punti che, insieme a quello di Pouille contro Bautista, permettono alla Francia oggi di scendere in campo per il match point contro la Spagna orfana di Nadal. Lo stadio di Lille, trasformato ancora una volta in arena del tennis, avrebbe messo paura a chiunque, figurarsi a uno che si presenta per la prima volta in nazionale a 29 anni in una semifinale di Davis. Tra la paura del debutto e il tremore dell’esordio, il figliol prodigo Benoit, barba scura e capello platino, temperamento pazzoide e talento indiscusso, si è presentato al primo giorno di scuola con tanti pensieri per la testa. «L’accordo è di non rompere più di tre racchette a set» aveva detto il capitano Yannick Noah alla vigilia per sdrammatizzare la fama (meritata) di Paire: «È un sogno che si realizza, la più grande emozione mai provata su un campo da tennis», è stato invece il commento del ragazzo di Avignone dopo aver spazzato via in tre set Carreno Busta. La Marsigliese è un inno che fa emozionare anche senza essere francofili, ascoltarlo rappresentando la Francia, dopo tanti momenti difficili, per Benoit è stato un colpo al cuore: «A cosa ho pensato? A non piangere — ha raccontato —. Continuavo a dirmi “dai non piangere, resisti, stai calmo, respira”». Dopo essere stato cacciato dal ritiro francese ai Giochi di Rio per le sue intemperanze, sembrava che le porte della nazionale per lui sarebbero state chiuse per sempre: «È stato molto difficile per me, ora voglio solo dimostrare di sapermi comportare bene, di essere un combattente, uno che non molla». L’ultima follia comunque risale a un mesetto fa a Washington: tre racchette sfasciate in cinque minuti nel match contro Baghdatis e conseguente multa da 15 mila euro. «Sì ma restare calmo in un match di Davis è più facile. Come potrei perdere le staffe e danneggiare la squadra? Sono felice perché ho dimostrato al al capitano di tenere a questa maglia, è stato un punto fondamentale»… [SEGUE]. Oggi per la squadra di Noah l’occasione di conquistare la finale grazie al doppio Mahut-Benneteau. Sarebbe l’ultima finale di Noah, l’occasione di scrivere la storia vincendo l’ultima, vera, Coppa Davis.

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