A Hiroshima trionfa Hsieh ma i riflettori sono per Anisimova

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A Hiroshima trionfa Hsieh ma i riflettori sono per Anisimova

La veterana di Taipei rompe un digiuno di titoli che durava da sei anni. Grazie alla finale, la 17enne americana irrompe nella Top 100. Siamo di fronte alla nuova Sharapova?

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Quindici anni di differenza dividevano le due finaliste dell’edizione 2018 del torneo WTA di Hiroshima. Da una parte della rete, la 32enne cinese Su-Wei Hsieh, una delle poche giocatrici “quadrumani” presenti sul tour femminile, in grado di irretire ogni avversaria con le sue improvvise variazioni. Dall’altra parte, la 17enne statunitense di origine russa Amanda Anisimova, vincitrice degli US Open Junior l’anno scorso, astro nascente del tennis mondiale, dotata di un tennis potente e di una struttura fisica ideale per sfondare. In questo scontro generazionale, oltreché tecnico, a prevalere nettamente è stata l’esperienza e la malizia di Hsieh che si è imposta con un duplice 6-2 in meno di un’ora.

L’esito del match sulla carta si presentava come alquanto incerto. Anisimova era certamente sfavorita ma viaggiava sulle ali dell’entusiasmo dopo aver vinto ben sette partite nel corso di un torneo iniziato alle qualificazioni, alcune delle quali in maniera molto netta. La veterana asiatica è stata però brava a portare l’incontro subito sui suoi schemi preferiti, ottenendo il break nel terzo gioco del primo set. La teenager americana si è poi persa cedendo ancora la battuta nel turno successivo. Anche nel secondo parziale, Hsieh si è involata rapidamente sul 4 a 1. Anisimova ha abbozzato una reazione strappando il suo unico break dell’incontro ma si è rivelato un fuoco di paglia. I numeri dell’incontro sono tutti a favore della piccola maga di Taipei. La stellina statunitense paga soprattutto un misero 19 per cento di punti vinti con la seconda.

Hsieh ha così mantenuto la sua imbattibilità nelle finali sul tour ha confermato di sentirsi piuttosto a suo agio in estremo oriente. Infatti le due precedenti finali (e vittorie) erano arrivate a Kuala Lumpur (Malesia) e Guangzhou (Cina) nel 2012. Con il successo nella città tristemente nota per essersi vista piombare dal cielo la bomba atomica, Hsieh scalerà 11 posizioni, dalla 40 alla 29, avvicinando il suo best ranking.

Tuttavia è ovviamente Anisimova a fare il balzo più importante in classifica, centrando un primo obbiettivo nella sua ancora giovanissima carriera. Dalla prossima settimana la statunitense entrerà per la prima volta nella Top 100, alla posizione n.95. È la seconda millennial a sfondare la porta dell’elite del tennis femminile dopo l’ucraina Dayana Yastremska, ma Anisimova è ancor più giovane essendo nata nel 2001. Insomma la ragazza è molto precoce e sta decisamente bruciando le tappe.

E poteva farlo persino più in fretta se non fosse stato per un infortunio che l’ha tenuta fuori per circa tre mesi in questa stagione. Ad Indian Wells, Anisimova aveva ottenuto il suo primo grande exploit eliminando in due rapidi set Petra Kvitova, n.9 del seeding nonché due volte campionessa di Wimbledon. Tutto sembrava pronto per vederla subito protagonista. Ma durante l’esordio a Miami contro la cinese Qiang Wang si è infortunata al piede destro e la sua crescita si è forzatamente interrotta. Ma era solo un incidente di percorso. Nell’estate americana Anisimova ha vinto alcune buone partite a San José e Cincinnati (contro Timea Babos e Petra Martic ad esempio). Ad Hiroshima la sua cavalcata è stata eccezionale anche se favorita da un tabellone non proprio di primissimo piano.

Il paragone per lei con Maria Sharapova è fin troppo facile: alta (1,80), bionda, di bell’aspetto e dotata di un gioco molto aggressivo. Le origini russe, la crescita tennistica in un’accademia negli Stati Uniti e la presenza di un padre coach molto presente nella sua carriera pure l’accomunano con la più illustre collega. Tuttavia Anisimova è nata in America e non ha mai pensato di portare i colori del paese d’origine dei suoi genitori, migrati in realtà per dare maggiori opportunità alla sorella maggiore Maria (guarda un po’). “Non ho mai considerato l’idea di rappresentare la Russia”, ha raccontato Anisimova un anno fa al New York Times, “Ma mi piacerebbe andarci e conoscere meglio la cultura”.

Insomma, nonostante la giovane età, la ragazza sa da dove viene. Ma soprattutto sa dove vuole andare ed è pronta a fare sacrifici per arrivarci. “Voglio diventare n.1 al mondo e vincere tutti gli Slam”, aveva dichiarato sprezzante nella stessa intervista. “Per riuscirci sto scarificando molto. Sono sempre in viaggio. Ma mi piace giocare i tornei quindi non mi pesa rinunciare ad andare a scuola o uscire con gli amici”.

Per continuare a crescere Anisimova, tuttavia, non dovrà solo misurarsi con giocatrici di esperienza come Hsieh. C’è anche infatti la concorrenza di altre due sue coetanee molto agguerrite e vicine a lei nel ranking: si tratta della serba Olga Danilovic (n.105) e della russa Anastasia Potapova (n.132), protagoniste di una giovanissima finale WTA sulla terra rossa di Mosca quest’anno. E che dire dell’ucraina classe 2002 Marta Kostyuk, approdata all’inizio della stagione al terzo turno degli Australian Open? Insomma, in confronto a queste ragazzine terribili, la 21enne Naomi Osaka – recente vincitrice degli US Open – sembra già una ‘vecchia’.

 

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