Coppa Davis 2019, i top player verso il rifiuto

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Coppa Davis 2019, i top player verso il rifiuto

Zverev non ci sarà, Federer e Djokovic fanno capire che è più no che sì. La programmazione in calendario potrebbe già ridimensionare il nuovo progetto

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Quattro mesi prima che la nuova era della Coppa Davis abbia inizio, si parla già di flop per il progetto dell’associazione Kosmos. Sembra infatti che alcune delle stelle più brillanti del circuito abbiano già deciso di non prendere parte alla competizione nel 2019, notizia riportata sul Times da Stuart Fraser. Il giornalista inglese ha fatto riferimento alle dichiarazioni di tre eccellenze del circuito, Roger Federer, Novak Djokovic e Alexander Zverev, che non sono propensi a giocare la fase finale della nuova Davis (dal 18 al 24 novembre 2019 a Madrid).

La riforma, approvata due mesi fa, ha stravolto la formula dello storico campionato a squadre. Niente più match al meglio dei cinque set, divisione del torneo in due fasi, una preliminare in febbraio e una finale a novembre, subito dopo la chiusura della stagione ATP. In una sola settimana le 18 squadre ancora in gioco si sfideranno prima nella fase a gironi e infine nella fase a eliminazione diretta. L’obiettivo principale (dichiarato) è far tornare i top player, sempre più inclini al declinare le convocazioni per via di un calendario stagionale fin troppo fitto di eventi, i protagonisti della competizione. Tuttavia siamo di nuovo punto e accapo.

“Non giocherò la Coppa Davis a novembre” ha sentenziato Alexander Zverev. Il giovane tedesco non ha nessuna intenzione di allungare la sua stagione e privarsi di un settimana di riposo prima di guardare all’annata successiva. “Abbiamo solo un mese e mezzo di pausa nella nostra stagione ed è dalla fine di novembre e a dicembre. È una follia fare un torneo alla fine di novembre. Alla fine dell’anno siamo tutti stanchi. Noi, in qualità di top players, abbiamo parlato con l’ATP per rendere la stagione più corta, non più lunga. Non giocherò e vi garantisco che non sarò l’unico”.

La Germania di Sascha sarà impegnata nelle qualificazioni in febbraio contro l’Ungheria, mentre le quattro semifinaliste dell’edizione 2018 (Croazia, Francia, Stati Uniti e Spagna) assieme alle due wild card (altra novità del nuovo format) assegnate ad Argentina e Gran Bretagna. La commissione probabilmente era più propensa a scegliere la Svizzera di Federer e la Serbia di Djokovic. Tuttavia la partecipazione dei due campione è ancora in forte dubbio, motivo per cui si è deciso di premiare Argentina e Gran Bretagna,e mentre Serbia e Svizzera faranno le qualificazioni.

Interrogato su una possibile apparizione in rossocrociato (sarebbe la prima dal 2015), Federer ha risposto così: “Ne dubito fortemente, è ovvio. Vedremo cosa succede. In ogni caso non credo sia stata disegnata per me. È stata progettata per le prossime generazioni di giocatori”. La scelta di Federer di non giocare la Davis sarebbe comunque coerente con la programmazione delle ultime sue stagioni. È ovviamente consapevole che sono sufficienti i (pochi) tornei del suo personale calendario e che rinfoltire gli impegni della sua stagione sarebbe tutt’altro che positivo per il suo fisico. Un po’ diversa invece la risposta di Djokovic: “Credo che la data della Coppa Davis non vada per niente bene, specialmente per i top players. Darei più priorità alla World Team Cup, perché è una competizione dell’ATP, ma ovviamente dovrò discuterne col mio team”.

Il progetto coordinato da Chris Kermode e Craig Tiley (presidente di Tennis Australia) dovrebbe partire nel 2020 dopo essere stato accantonato sei anni fa. È cambiata la collocazione in calendario: il torneo a squadre si giocherà a inizio stagione in Australia al posto dei tornei di preparazione pre-Australian Open. Sarà perciò difficile che qualcuno scelga di prendere parte a entrambi gli eventi. Morale della favola, anche il ragionamento di Djokovic risulta ineccepibile. La “Davis di Pique” – come l’ha ribattezzata Federer – rischia di non avere top player al via nella sua edizione “inaugurale”, ottenendo l’esito opposto dalla sua recente rivoluzione.

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