Babos ci ha preso gusto: bis-Finals, questa volta con Mladenovic

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Babos ci ha preso gusto: bis-Finals, questa volta con Mladenovic

La giocatrice ungherese bissa il successo del 2017 con una partner diversa: lo scorso anno aveva trionfato al fianco di Hlavackova. Sconfitta in finale la coppia ceca Krejcikova/Siniakova

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Timea Babos sta diventando una specialista dei tornei di fine stagione. Dopo aver trionfato lo scorso a Singapore in coppia con Andrea Hlavackova, che quest’anno si è presentata al fianco della connazionale e grande amica Strycova, la tennista ungherese ha centrato il bis con il prezioso ausilio di Kristina Mladenovic, con la quale si era già qualificata per l’edizione 2015 delle WTA Finals. Babos e Mladenovic hanno sconfitto in finale la coppia ceca composta da Barbara Krejcikova e Katerina Siniakova con il punteggio di 6-4 7-5. 

Babos si aggiunge alla lunga lista di giocatrici in grado di vincere le Finals con due partner diverse: l’ultima a riuscirci era stata l’indiana Sania Mirza, anche lei in due edizioni consecutive, capace di vincere nel 2014 in coppia con Cara Black – tennista zimbabwese che a sua volta era già stata campionessa con la statunitense Huber – e nel 2015 con Martina Hingis.

Babos e Mladenovic si sono ritrovate quest’anno dopo una ‘pausa’ di due stagioni. L’ungherese aveva scelto Hlavackova come partner fissa per tutto il 2017 dopo aver tentato diverse strade nel 2016, dalla kazaka Shvedova a Goerges; Kiki invece aveva trovato un ottimo feeling con la connazionale Garcia nel 2016 prima che le due si separassero per un brutto litigio (Dubai 2017 l’ultimo torneo giocato assieme) e Mladenovic prendesse a testare diverse alternative senza troppo successo. Il primo torneo disputato nel 2018 da Babos e Mladenovic è stato subito un grande successo poiché le due si sono aggiudicate l’Australian Open battendo in finale Makarova e Vesnina; le due sono tornate nella finale di uno Slam a New York, sconfitte in quell’occasione da Barty e Vandeweghe.

 

Sulla strada della vittoria la coppia franco-ungherese ha dovuto soffrire solo in semifinale. Dopo aver battuto in meno di un’ora Dabrowski e Xu ai quarti di finale, la vittoria su Barty/Vandeweghe è arrivata solo al super tie-break per dieci punti a otto, discreta rivincita della finale dello US Open; dunque si è giunti alla finale più logica secondo tabellone, con le seconde favorite del seeding opposte alle prime favorite Krejcikova e Siniakova che quest’anno hanno vinto due prove dello Slam su quattro (Roland Garros e Wimbledon). Nell’incontro concluso Babos e Mladenovic hanno ceduto il servizio una sola volta, a metà secondo set, per poi trovare il break decisivo sul 5-5 e involarsi verso la vittoria.

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Roland Garros: semaforo rosso per Jasmine Paolini, perde in due set con Olga Danilovic

L’azzurra era 5-1 nel secondo ma viene sconfitta dall’ottima serba Olga Danilovic. A rappresentare l’Italia nel tabellone femminile rimane solo Elisabetta Cocciaretto

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Jasmine Paolini - Roland Garros 2023 (foto Roberto dell'Olivo)

O. Danilovic b. J. Paolini 6-2, 7-5

Semaforo rosso per Jasmine Paolini eliminata in due set da Olga Danilovic con il punteggio di 6-2, 7-5 in un’ora e 36′. Dopo aver vinto il trofeo di Firenze ed eguagliato il suo miglior risultato negli Slam, la lucchese subisce la giornata di grazia della sua avversaria. Gara decisa dai colpi della serba che ha fatto il bello e il cattivo tempo. La toscana ripenserà a lungo a quel turno di battuta sul 5-1 che, invece, di catapultarla al terzo set, l’ha portata lentamente fuori dal Roland Garros. Nel tabellone femminile rimane la sola Elisabetta Cocciaretto a rappresentare i colori italiani; mentre Danilovic è la prima tennista serba a raggiungere il terzo turno parigino da Ana Ivanovic nel 2016.

I presupposti per fare gara pari c’erano tutti, ma è stata brava la n. 105 del ranking a comandare gli scambi e a trovare 22 vincenti a fronte dei 6 dell’azzurra.

 

Sarà una questione di genetica, ma anche il padre, Sasha Danilovic, in questo periodo era ancora più letale del resto dell’anno. Come in quel 31 maggio di 25 anni fa, decise un derby scudetto di basket tra la sua amata Virtus e la Fortitudo con un famoso tiro da “quattro punti” (canestro da tre più tiro libero) che diede altra inerzia a quella serata bolognese.

Come un “tiro da quattro punti”, il dritto di sua figlia Olga, la sua tenacia e anche la capacità di chiedere sempre di più a sè stessa hanno messo in campo delle qualità che hanno fatto soffrire Paolini.

Primo set a senso unico con l’azzurra sempre in difficoltà sui suoi turni di battuta, per merito della risposta di Danilovic che sin dal primo colpo ha cercato di mettere in difficoltà l’avversaria. A fronte del 72% di prime palle messe in campo, porta a casa solo il 50% dei punti. Sfumate due palle break nel primo gioco, la serba trova nel quarto gioco il break decisivo nell’economia del primo set. Ne arriva un altro anche nell’ottavo gioco e gli applausi sono tutti per lei.

Nel secondo set, comincia malissimo la serba che sbaglia tantissimo e rimette in gioco la sua avversaria. A dispetto di quanto visto nel primo set, le urla del secondo parziale sono di una giocatrice che cerca di scuotersi. Paolini ne approfitta e vola via sul 5-1, limitando gli errori. Da fondo campo la classe 2001 torna a trovare vincenti importanti che lentamente torna a sbagliare meno e a far male con i suoi colpi. A due punti dal secondo set, Paolini sbaglia due colpi e alimenta il ciclone Danilovic che infila un parziale di 10-1 per ritrovare la parità. Altre tre chances, la toscana le ha nell’undicesimo game, ma anche qui col servizio la serba si aiuta a salire 6-5. L’ultimo sforzo, vede Paolini protesa a cancellare il primo di due matchpoint, ma sulla spinta della serba può davvero poco. Ora per Danilovic c’è Ons Jabeur.

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Al Roland Garros Sabalenka messa alle strette sulla guerra in Ucraina. Ecco la sua (non) risposta

Le tenniste ucraine non le stringono la mano, i giornalisti ucraini la incalzano in conferenza. Gli influssi negativi della guerra sulla numero due del mondo

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Aryna Sabalenka - Roland Garros 2023 (foto Roberto dell'Olivo)
Aryna Sabalenka - Roland Garros 2023 (foto Roberto dell'Olivo)

C’è chi pensa che basterebbe un gesto, una stretta di mano tra atleti ucraini e russi per cominciare ad allontanare i venti di guerra. Ma, fin qui, al dolore e alla disperazione, fa seguito tanta distanza e gelo tra le atlete in campo. Siamo lontani da Città del Messico, quando nel 1986, durante la cerimonia di premiazione per la finale olimpica dei 200 metri, Tommie Smith e John Carlos sul podio alzarono il pugno in segno di protesta. Dietro quel gesto c’è la battaglia per i diritti civili degli afroamericani, la stessa che va in scena oggi dalla costa Est a quella Ovest degli Stati Uniti dopo la morte di George Floyd. Quando si parla di conflitto Ucraina-Russia nel mondo del tennis è spesso Aryna Sabalenka a finire al centro dell’attenzione. La sua presunta amicizia con il presidente della Bielorussia, Alexander Lukashenko (o quantomeno, sembra appurato che il dittatore stimi particolarmente questa atleta), la porta ad esser vista male e con disprezzo dalle colleghe ucraine, malgrado Aryna abbia sempre sostenuto – in termini generali – di essere contro la guerra. Vincitrice degli Australian Open 2023, bandita dall’edizione 2022 di Wimbledon, nel primo turno ha nuovamente incrociato i colori gialloblu dell’Ucraina: Marta Kostyuk a fine gara ha filato dritto senza incrociare né lo sguardo di Aryna né le sue mani. Parlandone in conferenza stampa aveva dichiarato: “Posso farci poco se non vuole stringere la mano, probabilmente è qualcosa che la fa sentire meglio, anche in relazione a quanto fatto dai suoi connazionali. Credo che la politica non dovrebbe mischiarsi con lo sport, ma io non ho potere in questo“.

La guerra in Ucraina ha tenuto banco anche nella conferenza stampa tenutasi al termine della vittoria di Sabalenka sulla connazionale Iryna Shymanovich nel secondo turno del Roland Garros. Un giornalista ucraino l’ha incalzata sui temi della guerra, rinfacciandole un presunto sostegno a Lukashenko e chiedendole di condannare esplicitamente l’invasione di Russia e Bielorussia ai danni dell’Ucraina. La n. 2 del ranking non ha rilasciato dichiarazioni, dicendo ripetutamente: “Non ho commenti per te, grazie per la domanda”, mentre si è espressa sul modo in cui il mondo dei social, per quanto le riguarda, è cambiato negli ultimi sedici mesi, da quando, cioè, è cominciato il conflitto. “E’ ​​stata davvero dura. Quando la guerra è iniziata, ovviamente, ho raccolto molto odio. Sto cercando di stare lontana dal lato negativo dei social network e mi sto concentrando sulle persone che sono veramente interessate alla mia vita, alla mia carriera e alla mia personalità. Ci saranno molte persone che ti odieranno e ci saranno molte persone a cui piaci, quindi mi sto concentrando sugli aspetti positivi”. Sono situazioni che di certo tolgono serenità a una tennista che di certo non può incidere sulle scelte del suo governo. Ma, dall’altro lato, il tennis ha una grande responsabilità nel promuovere e diffondere messaggi positivi: pone continuamente uno di fronte all’altro russi o bielorussi contro ucraini separate da una rete. Che basti una stretta di mano per far cambiare i venti di guerra?

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Il torneo WTA San José si trasferisce a Washington e dà vita al primo combined 500

Il WTA 500 californiano si trasferisce nella capitale: sarà il primo evento al mondo combined ATP-WTA 500

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Emma Raducanu – WTA Washington 2022 (foto via Twitter @CitiOpen)

L’ufficialità è arrivata nella giornata odierna dal sito della WTA: il torneo WTA San José è stato trasferito a Washington D.C. e si svolgerà dal 29 luglio al 6 agosto prossimo in contemporanea all’evento maschile. Diventerà così il primo combined del circuito di categoria “500” e si terrà presso il William HG Fitzgerald Tennis Center di Washington, DC’s Rock Creek Park della capitale statunitense. Il torneo si svolgeva a San José dal 2018, mentre dal 1971 (anno della fondazione da parte di Billie Jean King) fino al 2017 si è disputato a Stanford.

Queste le parole del CEO e presidente della WTA, Steve Simon: “La Bay Area ha ospitato tanti momenti indimenticabili in uno dei tornei più longevi di livello WTA. L’eredità di questo evento tanto amato continuerà a vivere nella sua nuova casa, a Washington, DC, dove sono entusiasta di vedere le stelle WTA e ATP competere insieme per la prima volta a livello 500, creando nuovi ricordi per molti altri anni venire“. Sparirà di conseguenza il WTA 250 di Washington, che si svolgeva nella stessa settimana del Citi Open maschile: quest’anno ci sarà quest’evento di categoria 500 che si chiamerà Mubadala Citi DC Open.

 

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