Troppo Federer. Fognini non sfata il tabù svizzero, ma che stagione (Crivelli). Djokovic, un ritorno da vero numero uno (Mancuso). I sopravvissuti di fine stagione (Semeraro)

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Troppo Federer. Fognini non sfata il tabù svizzero, ma che stagione (Crivelli). Djokovic, un ritorno da vero numero uno (Mancuso). I sopravvissuti di fine stagione (Semeraro)

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Troppo Federer. Fognini non sfata il tabù svizzero, ma che stagione (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Stavolta l’ostacolo rappresentato dal Maestro svizzero non sembrava così impossibile, viste le performance degli ultimi giorni. Le occasioni a Fognini non sono mancate per sfatare il tabù Federer, quantomeno alla voce set vinti che rimane mestamente a zero anche dopo il quarto confronto diretto. Un match tra due eroi stanchi, malgrado entrambi avessero respirato l’ossigeno di un secondo turno senza giocare per i ritiri di Raonic e Fucsovics. Roger parte meglio, si prende due break di vantaggio anche perché Fabio, sempre alle prese con i guai alla caviglia destra, veleggia sotto il 50% di prime; però lo svizzero riesce a fare addirittura peggio, con un misero 36% che infatti rimette in corsa il numero uno d’Italia. Il ligure si ritrova con due opportunità per agganciare il rivale sul 5-5, ma sulla seconda manda in rete una risposta tutt’altro che complicata. E quando nel secondo parziale Federer recupera il rendimento alla battuta (71% di prime, mentre il nostro resta sempre sotto il 50), sembra calare il sipario. Il Maestro tuttavia resta poco ispirato, i vincenti e i gratuiti si compensano (21 e 21 alla fine) e Fognini si procura due palle del controbreak per salire 4 pari. Non le sfrutta, e si spegne: otto punti a zero negli ultimi due game consegnano a Federer i quarti di un torneo per la 10′ volta (su 12) in stagione, e lo mantengono in corsa per il 100° titolo in carriera: «Entrambi, a dire il vero, siamo rimasti lontani dalle nostre migliori prestazioni, io credo di aver servito meglio nei momenti importanti, anche se da fondo mi ha messo spesso in difficoltà». Per Fabio, invece, si chiude la migliore stagione della carriera, con la possibilità concreta del miglior ranking (12) se Khachanov non arriverà in finale. Annata che potrebbe peraltro avere un prolungamento virtuale al Masters di Londra: Fogna è 12° nella Race, con il ritiro dalle Finals già deciso di Del Potro e quello probabile di Nadal, potrebbe volare a Londra da seconda riserva. Un premio di consolazione, certo, ma anche la testimonianza di un livello tenuto altissimo per tutto il 2018. Poi si aprirebbe il dilemma: intervenire chirurgicamente per risolvere definitivamente i guai all’articolazione o provare una terapia conservativa? La pausa porterà consiglio. Quanto al Masters, i risultati di ieri a Bercy hanno completato il quadro degli otto qualificati, in attesa di conoscere il destino di Rafa: sono dentro Nishikori e Thiem, che si aggiungono appunto allo spagnolo, a Djokovic, a Federer, a Zverev, a Anderson e a Cilic. Beffato Isner, che adesso rimane appeso alla salute di Nadal. Nel frattempo Djokovic ha riafferrato il numero uno. La vittoria su Dzumhur, il quinto in tabellone a essersi ritirato durante il torneo (e due hanno rinunciato prima di giocare), è la 20^ consecutiva. Oggi nei quarti trova l’ultimo ad averlo battuto, Marin Cilic, che si impose a giugno nella finale del Queen’s. Il serbo intanto si gode lo status ritrovato di stella più brillante del circuito: «Guardandomi alle spalle, a tutto quello che è successo nella mia vita, recuperare il numero uno ha il sapore di un evento fenomenale. Ho sempre creduto in me stesso, ma cinque mesi fa era semplicemente molto improbabile pensare di tornare dove sono adesso».

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Djokovic, un ritorno da vero numero uno (Angelo Mancuso, Il Messaggero)

Parigi-Bercy resta un torneo stregato: il forfait di Nadal di un paio di giorni fa ha privato l’ultimo Masters 1000 della stagione del suo più grande motivo d’interesse, ovvero il duello tra il mancino spagnolo e il rinato Djokovic per il n. 1 mondiale. Alla vigilia del torneo i due rivali erano separati da appena 215 punti nel ranking Atp, con Nadal che però difendeva i 180 punti dei quarti del 2017. Al serbo bastava dunque poco per compiere il sorpasso, ma ora il duello è già chiuso: intanto Nole è nei quarti dopo aver approfittato del ritiro di Dzumhur (6-2 2-1) e stasera sfiderà il gigante croato Cilic, ma comunque vada da lunedì tornerà al comando. Un risultato clamoroso, impensabile solo 4 mesi fa: l’ultima volta che il campione di Belgrado è stato n.1 risale al 31 ottobre 2016, prima di piombare in un tunnel nero di dubbi, incertezze e sconfitte fino a precipitare in 22esima posizione tra maggio e giugno scorsi. Il trionfo sui prati di Wimbledon lo ha rilanciato e il bilancio parla chiaro: 18 vittorie e 9 sconfitte prima di luglio, 29 successi e una sconfitta (contro Tsitsipas a Toronto) dall’inizio di Wimbledon. Djokovic può diventare il primo giocatore dell’era open (dal 1973) a chiudere l’anno da n.1 senza aver chiuso nei top 10 quello precedente. Per Nadal l’unica buona notizia è che il ginocchio è a posto: il maiorchino soffre di un dolore agli addominali e per evitare di aggravare la situazione ha preferito rinunciare al torneo parigino. Resta in dubbio la sua presenza al Masters: dovesse rinunciare, si liberebbe un posto come seconda riserva dietro Coric per Fognini. L’azzurro ieri è stato eliminato al terzo turno in due set (6-4; 6-3) da Roger Federer.

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I sopravvissuti di fine stagione (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Tennis, arrivano gli scarti di fine stagione, e i problemi affliggono sia il circuito femminile sia quello maschile. I maschi sono alle prese con i consueti infortuni autunnali: alle Atp Finals non andrà di sicuro Juan Martin Del Potro, causa rotula in frantumi, ed è in forse anche Rafa Nadal, che mercoledì ha dato forfait a Parigi appena prima di entrare in campo contro Fernando Verdasco per un dolore agli addominali che gli impedisce di servire. Alle loro defezioni si aggiungono altri 4 ritirati di Bercy oltre a Rafa: Ebden, Raonic, Fucsovics e Dzumhur. Non erano in corsa per Londra, ma a soffrirne è comunque lo spettacolo. A Parigi capita spesso, gli organizzatori mugugnano. L’ultimo Masters 1000 dell’anno ieri in compenso ha completato il campo di partenza delle Atp Finals: la sconfitta di Isner contro Khachanov gli chiude le porte del “Masters”, dove invece sono sicuri di entrare Dominic Thiem e Kei Nishikori. Isner potrebbe partecipare al Masters solo in caso di forfait di Nadal. All’America, in versione rosa, va invece ascritto il possibile/probabile flop della finale di Fed Cup in calendario a Praga il 10 e 1’11 novembre. Contro il battaglione delle ceche invece Kathy Rinaldi, capitana yankee sarà infatti costretta a schierare non le prime né le seconde, ma addirittura le terze linee, come capitò al capitano russo Tarpishev cinque anni fa a Cagliari contro l’Italia. Le sorelle Williams sono da tempo in vacanza, ma a Praga mancheranno anche Sloane Stephens, Madison Keys e Coco Vandeweghe (che l’anno scorso portò in doppio il punto decisivo). Sloane deve smaltire la delusione della finale di Singapore persa contro la Svitolina, la Keys è impegnata nel masterino di Zhuhai  mentre il molto sbandierato patriottismo di Coco evidentemente funziona ad anni alterni. Alla povera Kathy rimangono Danielle Collins (n. 35), Sofia Kenin (48) e Alison Riske (63). In doppio fra l’altro dovrà fare a meno anche di Bethanie Mattek-Sands, ed è stata costretta quindi a convocare la 15 del ranking di specialità (875 in singolare), Nicole Melichat, 25 anni. Facile immaginare che contro le numero 7 e 8 del mondo Petra Kvitova e Karolina Pliskova, la n. 1 in doppio Katerina Siniakova, e Barbora Strycova (33 in singolare, 5 in doppio), nella 02 Arena di Praga, contro gli Usa si celebrerà un processo dall’esito già scontato. Ma forse a trovarsi in una situazione kafkiana è da tempo l’intera Davis al femminile, la cui riforma è però stata rimandata. Chissà che in fondo non sia un bene: almeno a Praga si giocherà con la vecchia atmosfera, e non in quella plastificata che rischia l’anno prossimo la Davis versione Piqué a Madrid.

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