Zevrev bravo e cinico, Federer è ko (Scanagatta). Un raccattapalle tradisce Federer. Ma Zverev merita la finale (Clerici). Mago Zverev. Federer ko, ma dal pubblico piovono fischi (Cocchi). Zverev è più forte di Federer e i fischi (Marcotti). Djokovic vuole il bis...e Roger (Azzolini)

Rassegna stampa

Zevrev bravo e cinico, Federer è ko (Scanagatta). Un raccattapalle tradisce Federer. Ma Zverev merita la finale (Clerici). Mago Zverev. Federer ko, ma dal pubblico piovono fischi (Cocchi). Zverev è più forte di Federer e i fischi (Marcotti). Djokovic vuole il bis…e Roger (Azzolini)

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Zevrev bravo e cinico, Federer è ko (Ubaldo Scanagatta, La Nazione)

Sarà Djokovic-Zverev la finale delle ATP Finals e, anche se mancherà tanto ai suoi fans l’immortale Roger Federer, battuto da Zverev 75 76, è un duello che promette più del Dimitrov-Goffin di un anno fa. Djokovic ha dominato per l’ottava volta consecutiva uno spento Anderson per 62 62, conquistando 35^ la vittoria in 37 incontri. Oggi alle 19, tenterà di vincere questo torneo per la sesta volta eguagliando il record di Federer. Nei precedenti Djokovic è avanti 2-1. Persa la finale di Roma un anno fa 64 63 ha poi battuto Zverev 62 61 a Shanghai un mese fa e 64 61 qui mercoledì sera. L’altra semifinale era stata molto più intensa e bella. Federer l’ha persa e 17.000 dei 18.000 spettatori proRoger hanno lasciato la 02 Arena di Greenwich più rattristati del campione di Basilea. In 10.000 hanno fischiato impietosamente e ingiustamente il ragazzone tedesco, pur innocente. Sul 4-3 del tiebreak del secondo set un raccattapalle ha perso una palla alle spalle dello svizzero. Rotolava e Zverev ha alzato subito la mano per interrompere lo scambio che si stava mettendo molto bene per Roger. L’arbitro non poteva che far ripetere il punto. Federer non aveva visto nulla. L’ha saputo dal piccolo raccattapalle. Nella ripetizione del punto Zverev ha servito il suo settimo ace a 220 km orari fra i fischi degli spettatori ignari dell’accaduto. Roger, innervosito, si è distratto. E’ stato poco coraggioso sul 4 pari: 4-5. Poi ha sbagliato una facilissima volée a campo aperto: 6-4, poi 6-5 e quindi Zverev è diventato il primo tedesco dal 1996 (Boris Becker) a raggiungere la finale con uno schiaffo al volo di rovescio. Ma non è riuscito a godere del suo trionfo. Nemmeno le sue scuse, non necessarie, hanno suscitato simpatia e comprensione da parte dei tifosi inferociti di Federer. Hanno continuato a “beccarlo”. “Mi dispiace, sono triste, non volevo vincere così. Roger è il più forte tennista di tutti i tempi, e un grande uomo, merita il vostro sostegno, ma non è colpa mia quel che è successo. L’ho detto a Roger e lui ha capito e detto che non dovevo scusarmi.” Federer, comunque soddisfatto del suo 2018 (“Ho vinto uno Slam e 3 tornei, sono n. 3 a 37 anni e mezzo…”) ha accettato il verdetto “Quel punto ha pesato…lo si è rigiocato e ha fatto ace! Io non avevo visto, l’arbitro neppure, ma il raccattapalle me l’ha confermato. Ci si allena sempre intensamente per fronteggiare pallebreak altri momenti delicati…alla palla che cade a un raccattapalle (sorride mentre lo dice, lui ex raccattapalle al torneo di Basilea 30 anni fa) non ero preparato!”.

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Un raccattapalle tradisce Federer. Ma Zverev merita la finale (Gianni Clerici, La Repubblica)

Sarebbe stato un match che non avrebbe consentito a un pubblico un pochino troppo Federerfilo di rumoreggiare e fischiare Zverev, se tutti avessero conosciuto le regole. Il Divino aveva perduto il primo set e stava maluccio anche nel secondo quando, in vantaggio di 4 punti a 3 nel tie-break, un raccattapalle, si è lasciato sfuggire una pallina. L’arbitro Bernardes, per solito bravissimo, non se n’è accorto. Se n’è accorto invece Zverev, che ha alzato una mano. Con due palline in campo il regolamento afferma di ripetere il punto. Il gioco si è infatti interrotto, poi Federer ha preso coscienza ma, alla ripresa, Zverev ha battuto un ace, che prima gli era mancato. Tutto ciò ha fatto infuriare parte del pubblico che era stato, sin lì, a favore di un Federer decisamente migliore che nella tragica partita della prima sera contro Nishikori, ma non ancora ritornato – secondo me – agli abituali livelli. Infatti, contro questo Federer visibilmente invecchiato, Zverev aveva giocato un primo set, nel quale l’abituale rovescio a volte tagliato, a volte piatto di Federer non gli aveva impedito un minimo vantaggio che l’aveva condotto a 6-5, e poi, con un 40-0, al 7-5 finale. Chi sperava nella sua presunta maggior regolarità, avrebbe contato 28 errori forzati contro 26 del tedesco, che avrebbe raggiunto 70 vincenti contro 59. Avrebbe, un simile Federer, dimostrato una condizione accettabile, ma non ci avrebbe mostrato i suoi massimi, dopo il disastro del primo giorno, contro Nishikori. Io stesso, che ho sempre stimato Roger, e mi sono deliziato per la sua creatività, non so dire se questo match sia l’inizio della fine. Non è stata sicuramente la palla perduta dal ball boy a contrassegnare la sua inferiorità con Zverev, anche se sulla vicenda si sono concentrate le interviste del dopo partita. Qualcuno dei troppi colleghi in cerca di scandali ha insistito sulla palla smarrita sino a chiedere al bambino il suo cognome. In molti non hanno visto che la palla di Zverev era più pesante, e che i cambi di ritmo, specialmente sul rovescio di Roger, non impedivano al giovane di colpire pesantissimi diritti. Oggi in finale trova Djokovic. Ma non vorrei che questo torneo, iniziato malissimo, terminato logicamente, fosse l’inizio della fine per il grandissimo Roger Federer.

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Mago Zverev. Federer ko, ma dal pubblico piovono fischi (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Quota 100 di questi tempi sa troppo di pensione, per questo probabilmente Roger Federer, che di ritirarsi non ha nessuna voglia, ha ritenuto opportuno fermarsi a 99 titoli vinti in carriera e puntare alla cifra tonda nel 2019. In finale a Londra ci va così Sascha Zverev che, sbarazzandosi del Maestro in due set, diventa il più giovane pretendente al trono delle Finals dai tempi di Juan Martin Del Potro nel 2009, ed è anche il primo tedesco a raggiungere la finale del Masters da Boris Becker nel 1996. Un match equilibrato, con Sascha sempre molto incisivo al servizio e più attento nel coprire il campo contro un Federer che non appariva però particolarmente reattivo soprattutto nella risposta. Nel primo set sembra si veleggi verso un tie break quando, nel dodicesimo game, lo svizzero ha un momento di blackout concedendo tre palle break al tedesco che ne approfitta portandosi a casa il parziale. Nel secondo set si arriva al tie break dove accade il fattaccio. Nell’ottavo punto, durante lo scambio vinto da Federer per il 5-3, Zverev chiede di rigiocare perché un raccattapalle ha perso la pallina distraendolo. La regola parla chiaro, e l’arbitro accoglie la richiesta. Un momento che di fatto stravolge gli equilibri del match, e consente a Zverev di prendere coraggio chiudendo con la vittoria una partita meritata in cui mette a segno 23 vincenti contro i 13 dell’avversario. Ma la gioia dura il tempo della stretta di mano con l’avversario perché subito dopo Zverev viene subissato di fischi. Zverev, bianco in volto inizia a scusarsi con tutti, senza tuttavia raccogliere grossi consensi. Dopo una doccia e le parole di conforto del super coach Lendl, il ragazzo arriva in conferenza stampa finalmente con il piglio fiero di chi, a 21 anni, ha conquistato la finale più importante della carriera: «Ero davvero molto triste per la reazione della gente, spero comprendano che non ho fatto nulla di male e in finale possano sostenermi». Intanto Sascha festeggia una prestazione solida che mostra i primi effetti della cura di Lendl sul suo tennis: «Sono stato aggressivo, Roger ama dettare il gioco e se tu lo lasci prevalere allora è finita». Molto sereno Roger Federer, che vede un futuro ancora luminoso: «Quello del raccattapalle è stato solo un episodio, certo che la ripetizione ha inciso. Al ragazzo ho chiesto se avesse perso la palla e mi ha detto di sì. Non è un problema così grande, è lo sport, è la vita. Piuttosto sono felice di essere ancora qui a 37 anni, dopo una stagione in cui ho vinto uno Slam, sono tornato per un periodo numero 1 al mondo e chiudo da numero 3. Il centesimo titolo non è arrivato? Tranquilli, continuerò a respirare». E a giocare.

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Zverev è più forte di Federer e i fischi (Gabriele Marcotti, Corriere dello Sport)

Un condensato di emozioni contrastanti. La gioia per aver raggiunto la finale più importante della sua (ancora) breve carriera. Ma anche la delusione e lo scoramento per i fischi che piovevano rumorosi dalle tribune. Una vittoria agrodolce, quella di Alexander Zverev, nella semifinale delle ATP Finals. Terminata tra i fischi dei tifosi di Roger Federer (in netta maggioranza ieri alla 02 Arena), e i timidi applausi dei suoi tifosi. «Sono ovviamente felicissimo per questa vittoria, ma certo non avrei mai voluto vincere così», si è scusato il 21enne. Tutta colpa di una pallina sfuggita di mano a un raccattapalle nel corso del tie-break del secondo set. La richiesta (legittima) di Zverev ha portato alla ripetizione del punto, vinto dal tedesco con un ace. Forse ignari di quanto accaduto, i fans di Federer hanno sonoramente fischiato il tedesco, anche durante il consueto discorso in campo a match concluso. «Mi sono scusato anche con Roger, mi ha detto di non preoccuparmi perché ho rispettato il regolamento. Mi dispiace per quel che è successo, non volevo deludere nessuno», le parole di Zverev, visibilmente commosso: era dal 1996 che un tedesco non era finalista nell’ultimo torneo della stagione. Continua dunque l’irresistibile ascesa del giovane Sascha, alla seconda partecipazione alle Finals, che raggiunge la vittoria n. 56 di un 2018 che gli ha già regalato – oltre al ritorno al n. 4 nel ranking – già tre titoli: Madrid, Washington e Monaco. «È una soddisfazione speciale perché lavoro tanto per raggiungere questi traguardi. Non posso che ringraziare il mio team, e il mio coach, Ivan Lendl». Per aggiudicarsi il torneo dei Maestri questo pomeriggio dovrà battere Novak Djokovic, ieri devastante contro Kevin Anderson. Delusione, viceversa per il campione di Basilea, che dovrà attendere il prossimo anno per conquistare il 100° titolo in carriera. Nella semifinale che opponeva il più anziano, tra i quattro rimasti, al più giovane – 16 anni di differenza tra i due – ha prevalso la linea verde. Ma senza strascichi polemici tra i due. «Non metto assolutamente in discussione la sportività di Sascha – la difesa di Federer – La responsabilità è stata tutta dell’arbitro, a Sascha ho anche detto che non doveva scusarsi. Fa parte del gioco, anche se è indubbio che quel punto mi abbia svantaggiato. Ovviamente sono un po’ dispiaciuto perché sento che avrei potuto vincere, ma devo anche ammettere che non ho giocato il mio miglior tennis. Ho avuto le mie occasioni e non le ho sfruttate, ma la stagione resta ampiamente positiva».

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Djokovic vuole il bis…e Roger (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Fotocopia della finale di Wimbledon. Due set facili facili. Kevin Anderson trova Novak Djokovic e si fa di gelatina. Gioca in punta di piedi, quasi scusandosi di essere lì a dar fastidio. Se il serbo gli fa un punto, fa sì con la testa e dice “bel colpo”; se la sua palla è fuori è lui a chiamare l’out e dopo quaranta minuti è già sotto 6-2 2-0. Nessuna palla break e solo tre ace, con il suo colpo migliore, senza un perché. Semplicemente, Djokovic lo manda in confusione. Il fatto priva il torneo di una seconda semifinale accettabile e spinge in finale Djokovic per il secondo confronto in quattro giorni con il giovane Sascha Zverev. Anderson chiude qui una stagione splendida, con la seconda finale Slam, due vittorie indoor, a New York e a Vienna, e una classifica da protagonista assoluto, che l’ha visto per la prima volta Top Ten a febbraio, n. 5 fino alla fine di agosto, e oggi sesto. Oggi Nole punta alla sesta vittoria nelle Finals, le stesse di Federer che lui cercherà di raggiungere, e di superare nel libro dei Primati. «Sarà una finale interessante, e mi aspetto uno Zverev ben più aggressivo e combattivo». E se lo dice lui…

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