Haase e la Davis senza amore: "Non posso rinunciare a quei soldi"

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Haase e la Davis senza amore: “Non posso rinunciare a quei soldi”

Apertamente critico sulla nuova competizione voluta da Kosmos il tennista olandese conferma una percezione che pare diffusa tra i colleghi. “Non si sa dove andremo a finire, ma nel frattempo non si può rifiutare quel denaro”

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Venitré milioni di euro, di cui un terzo alle federazioni e la restante parte, vale a dire la fetta più larga della torta, ai giocatori. “Un’offerta che non si può rifiutare” e che in effetti, presumiamo, in pochi rifiuteranno. Tra i giocatori serpeggia un diffuso malumore, se non proprio una gelida indifferenza, quando si pensa alla nuova Davis formato Piqué in rampa di lancio e pronta ad essere inaugurata il prossimo anno a Madrid, ma molti di loro saranno costretti, a fronte del gioco cattivo, a mostrare il viso buono. Prendete Robin Haase, attuale numero cinquanta della classifica ATP reduce da un’annata da ventisei vittorie e trentuno sconfitte; un giocatore che a prima vista verrebbe da definire “medio” ma che è pur sempre il cinquantesimo miglior interprete al mondo del proprio mestiere nel momento in cui scriviamo. A Robin la nuova Davis non piace e non ne ha fatto mistero, avendo cinguettato aspre proteste in tempi non sospetti, eppure, se il destino vorrà, correrà a giocarla.

Ogni giocatore intascherà 150.000 dollari – anche se in realtà la cifra sarebbe leggermente inferiore – e in pochi si trovano nella posizione di poterla rifiutare“. Secondo uno studio datato un paio d’anni fa, solo i primi 165 giocatori del ranking possono compiutamente affermare di guadagnare praticando esclusivamente l’attività professionistica, a fronte di decine di migliaia di praticanti. Haase di tennis ci vive – in carriera il montepremi accumulato si aggira intorno ai sei milioni e cinquecentomila biglietti verdi – eppure la cifra messa in palio da Kosmos non lo lascia insensibile, così come non lascerà indifferenti alcune decine di colleghi piazzati anche meglio. “Ho iniziato per pura passione e continuo per lo stesso motivo. Certo, vivo di tennis ma non gioco per i soldi. Tuttavia quella che cadrà sulle teste dei giocatori sarà una montagna di denaro, forse qualcuno tra i top 20 potrà permettersi di rifiutarla, ma non certo io“.

Il rispetto di Haase per le competizioni a squadre e l’attaccamento alla maglia orange sono fuori discussione: dal 2006, anno della prima convocazione – vittoria contro Jan Hernych nei play-off del world group contro la Repubblica Ceca – egli ha giocato cinquantasei partite vincendone trentaquattro e il destino lo riporterà presto alle origini della propria esperienza in nazionale: nel barrage di febbraio, infatti, l’Olanda si giocherà in Repubblica Ceca la chance di proseguire nel cammino di coppa e non partirà favorita. Il campo parlerà a breve, ma la rivoluzione indispettisce non poco Robin: “Hanno cercato di inseguire l’ATP in tutti i modi possibili al solo fine di rovinare i loro piani relativi all’ATP Cup, per quello hanno approvato la riforma in fretta e furia. Adesso ci troviamo tra le mani una competizione dal futuro incerto, ma se qualcosa dovesse andare storto cosa ne sarà della Davis tra un paio d’anni?“. Haase non è il solo a porsi tali angoscianti domande.

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