Border line: cinque clamorosi casi arbitrali dal circuito WTA 2018

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Border line: cinque clamorosi casi arbitrali dal circuito WTA 2018

Gli episodi che hanno coinvolto arbitri e giocatrici nelle valutazioni più controverse e sorprendenti dell’anno

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La giudice di sedia Marija Cicak
 

La stagione 2018 ha offerto alcuni episodi arbitrali che hanno fatto discutere, e uno, quello di Serena Williams agli US Open, ha superato i confini dello sport e gli aspetti strettamente tecnici per diventare materia di dibattito sociale e di costume.

Fra tutti i casi che si sono verificati in WTA, grandi e piccoli, ne ho scelti cinque: quelli che secondo me meritavano una riflessione anche a distanza di tempo, per ragioni in parte differenti e in parte comuni.

Oltre il campo da tennis
Per una strana ricorrenza del destino, sembra che Serena Williams debba vivere tutte le controversie arbitrali più importanti della carriera sui campi degli US Open. In ordine di tempo:

 

2004, quarti di finale contro Jennifer Capriati. Nel set conclusivo Williams subisce quattro evidenti chiamate contrarie (tre suoi colpi atterrati in campo giudicati invece fuori, più un doppio fallo di Capriati non rilevato). Serena finisce per perdere sul filo di lana, e quei punti mal giudicati sembrano un peso inaccettabile che ha orientato la partita. La storia del tennis ha identificato in questo match, con i suoi errori in serie, il motore decisivo che ha portato all’introduzione dell’Hawk-Eye nei tornei di tutto il mondo.

2009, semifinale contro Kim Clijsters. Sul 4-6, 5-6, 30 pari, a Williams viene chiamato un fallo di piede sulla seconda di servizio. Punto perso: 30-40. Serena non la prende bene: si rivolge alla giudice di linea che le ha chiamato l’infrazione: “Ti ficco questa f*** pallina giù per la f*** gola””. Questo le comporta un penalty point che significa sconfitta, visto che si era arrivati al match point.

2011, finale contro Samantha Stosur. L’arbitro giudica a favore di Stosur uno scambio vinto da Williams, ritenendo che Serena abbia commesso “hindrance” (disturbo durante lo scambio, provocato da una esultanza anticipata). Serena protesta a lungo con la giudice di sedia per questa decisione. Stosur vincerà il match in due set.

2018, finale contro Naomi Osaka del settembre scorso. Vicenda articolata, visto che in campo si è sviluppata in più fasi, con attriti crescenti fra Williams e il giudice arbitro, il portoghese Carlos Ramos. Serena perde il primo set per 2-6. Nel secondo set l’arbitro interviene con tre sanzioni.

Fase 1: un primo warning per coaching sul 6-2, 0-1 40-15 Osaka. Williams è offesa dalla sanzione (che ancora non comporta penalità di punteggio) e dice all’arbitro, fra le altre cose: “Non ho mai avuto coaching e non imbroglio per vincere, voglio che tu lo sappia”. Sappiamo che il suo allenatore Patrick Mouratoglou ha ammesso di avere dato indicazioni dalla tribuna. Questo dà sostegno alla decisione dell’arbitro, ma non smentisce Serena, che potrebbe non avere mai richiesto, e perfino nemmeno visto, le indicazioni del suo angolo. La colpa non è sua ma di Mouratoglou: solo che in questi casi il regolamento prevede che la responsabilità del coach ricada sul giocatore in campo.

Fase 2: Williams si porta avanti di un break, ma nel game successivo Osaka ottiene il controbreak immediato, anche grazie a due doppi falli di Serena, che rompe la racchetta al momento del servizio perso (3-2). Sanzione automatica (tutti gli arbitri la infliggono, senza eccezioni). Il nuovo warning si somma al primo e comporta la perdita di un quindici.

Fase 3: Williams continua a lamentarsi durante i cambi campo; sul 4-3 per Osaka l’arbitro decide una nuova sanzione, probabilmente per le parole “You are a liar and you stole a point from me! You’re a thief!” (“Sei un bugiardo e mi hai rubato un punto! Sei un ladro!”). Terzo warning, che comporta la perdita di un game. Infatti Osaka salirà da 4-3 a 5-3 senza giocare il proprio turno di servizio. Ci sarà tempo per disputare ancora due game: uno vinto da Serena per il 4-5 e uno da Osaka per il definitivo 6-2, 6-4. Il torneo femminile si chiude qui, ma iniziano le discussioni e le polemiche.

Dal momento che Mouratoglou ha riconosciuto di avere dato indicazioni dalla tribuna, la diatriba non è tanto sulla interpretazione dei fatti da parte di Carlos Ramos, ma sulla entità delle sanzioni in proporzione ai fatti. Corrette o fuori misura? Serena in conferenza stampa ha sostenuto che se al suo posto ci fosse stato un giocatore maschio l’arbitro avrebbe sanzionato in modo meno severo. Ha ragione?

Ho titolato questo capitolo “Oltre il campo da tennis” per due motivi. Perché tutto è partito non dal campo ma dalle tribune: dal gesto di Mouratoglou che voleva suggerire un cambiamento tattico. E perché poi, come detto, la discussione ha assunto dimensioni che hanno travalicato i normali confini della disciplina. E così abbiamo assistito a interpretazioni della vicenda da parte di persone senza alcuna competenza: valutazioni del tutto ignare delle regole del gioco. Solo per dare una idea: in pochi hanno dato prova di sapere quando nel tennis femminile il coaching è consentito e quando no, e in quali forme. Non solo: in diversi casi la vicenda è diventata il pretesto per esibirsi con toni assolutamente esagerati, quasi si aspettasse un caso del genere (e di genere) per sfogare il livore represso, che è esploso in forme eccessive e smodate.

Cosa si può dire oggi, a mente fredda? Personalmente rivendico il diritto di non appiattirmi su nessuno dei due fronti. Penso cioè che nella società in generale, e in alcuni casi anche nel tennis, esistano comportamenti discriminatori verso le donne. Ma penso che, in questo caso, Serena abbia avuto torto a evocarli. Non mi sono mai reso conto che nel tennis gli arbitri avessero un pregiudizio di genere nei confronti delle giocatrici donne. Però il fatto che io (o altri) non abbia avuto questa percezione conta ben poco. In realtà non disponiamo di elementi oggettivi per pronunciare una parola risolutiva.

Tra tutti i pareri espressi, gli articoli scritti, i servizi andati in onda, che io sappia solo il New York Times ha provato a fare qualche passo avanti, con un articolo di Christopher Clarey che presenta per esteso il numero di sanzioni subite da uomini e donne negli ultimi 20 anni di Slam. Da questi dati risulta che le donne ricevono meno sanzioni (in totale 535 a 1517), anche tenendo conto che negli Slam stanno in campo meno (non giocano tre set su cinque). Eccezione: proprio le violazioni per coaching, che sono più frequenti (152 a 87). Ma visto che non è possibile verificare quali comportamenti hanno provocato le sanzioni, possiamo ritenere i numeri interessanti, ma non sufficienti per dirimere la controversia.

Allo stato attuale direi che le possibilità sono due. O si ritiene la vicenda chiusa in questo modo, e ognuno rimane della propria opinione. Oppure si pensa che occorra considerare più a fondo l’accusa di Serena, e allora bisognerebbe ricostruire una casistica che permetta di valutare quanto accaduto in passato sulla base di fatti e numeri. Ma una decisione del genere la possono prendere solo gli organi che governano il tennis, cioè federazioni e componenti arbitrali. Gli unici che, realisticamente, hanno gli strumenti per approfondire il tema.

a pagina 2: Due volte Radwanska: Melbourne e Doha

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Camila Giorgi riparte da Linz, per Trevisan doppia avventura a Doha e Abu Dhabi: il febbraio delle tenniste italiane

Dopo un Australian Open non proprio esaltante, ecco le partecipazioni azzurre ai tornei WTA di febbraio.

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Mettersi alle spalle l’Australian Open, tuffarsi in un febbraio che deve servire a trovare conferme per Camila Giorgi e Jasmine Paolini, ad accumulare ancor più punti in vista di Indian Wells e Miami per Martina Trevisan e Lucia Bronzetti. Sullo sfondo c’è anche la voglia di Sara Errani di tornare tra le prime 100 nel ranking WTA.

Le belle notizie dal tennis femminile, in questo avvio di 2023, sono arrivate proprio da Giorgi e Paolini. Il cammino della n. 69 del ranking all’Australian Open si è interrotto al terzo turno per merito di Belinda Bencic, testa di serie n. 12. Un’eliminazione in due set, dopo le vittorie su Pavlyuchenkova e Schmiedlova, ma che hanno dato indicazioni importanti su un percorso positivo da intraprendere in questo 2023. Sconfitta nettamente da Ljudmila Samsonova al primo turno a Melbourne, Jasmine Paolini è in corsa per una semifinale al WTA di Lione. Avversaria odierna, Caroline Garcia, beniamina di casa.

Il gennaio di Lucia Bronzetti è stato esaltante nella United Cup, competizione che ha galvanizzato la n. 62 del ranking, uscita, però, al primo all’Australian Open Siegemund in tre set.

 

Il match più esaltante fin qui disputato dalla n. 1 del tennis femminile, Martina Trevisan lo ha disputato alla United Cup. La vittoria in tre set su Maria Sakkari è stato un gran sussulto in questo nuovo anno. Male all’Australian Open, uscita al primo turno contro Anna Schmiedlova.

Sarà ancora il cemento il grande protagonista nei tornei femminili di tennis del mese di febbraio.

Dal 6 al 12 si giocherà contemporaneamente ad Abu Dhabi e a Linz.

Nel tabellone principale di Abu Dhabi l’Italia sarà rappresentata da Martina Trevisan. Ons Jabeur ha, invece, annunciato il forfait: sarebbe stata la testa di serie n. 1 del ranking.

In Austria, invece, al WTA di Linz ci saranno Lucia Bronzetti e Camila Giorgi. La partecipazione di Sara Errani, invece, passerà dalle qualificazioni.

Dal 13 al 19 febbraio si giocherà a Doha. Già in tabellone Martina Trevisan, dovrà affrontare le qualificazioni Jasmine Paolini.

Il febbraio delle principali tenniste italiane.

6/12 febbraio: Trevisan ad Abu Dhabi, Bronzetti e Giorgi a Linz, Errani alle qualificazioni

13/19 febbraio: Trevisan e Paolini a Doha

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United Cup: delusione Australia, ottimo avvio per Grecia, USA e Svizzera. Wawrinka sorprende Bublik

Kvitova regala l’unico punto alla Repubblica ceca. Tsitsipas e Sakkari brillano anche in doppio. Disfatta argentina contro la Francia

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Stan Wawrinka - United Cup 2022 (Twitter @UnitedCupTennis)

In attesa dell’esordio di Nadal e Zverev in programma domani, ecco i risultati definitivi dopo le prime due giornate di gioco alla United Cup. Non c’è solo il successo dell’Italia sul Brasile, di cui vi abbiamo parlato qui.

Grecia – Bulgaria 4-1

Kuzmanov – Pervolarakis 6-1, 6-1

 

Sakkari – Tomova 6-3, 6-2

Sakkari/Stefanos Tsitsipas – Topalova/Andreev 6-4, 6-4

La Grecia si aggiudica la sfida con la Bulgaria nel primo turno di United Cup per 4-1. La Bulgaria rispetta il pronostico nella sfida tra Dimitar Kuzmanov, n. 196 del ranking, e Michail Pervolakis, n. 504. Il doppio 6-1 dà coraggio ai bulgari che riaprono il computo complessivo della sfida. Ma poi ci pensano i rispettivi n. 1 ellenici del maschile e femminile a dare la sterzata decisiva alla sfida. Vince Maria Sakkari agevolmente in due set su Viktorya Tomova, 6-3, 6-2. Poi in coppia con Strefanos Tsitsipas, la greca dà spettacolo e con un doppio 6-4 si pensa al turno successivo. Debole nelle seconde linee, con Sakkari e Tsitsipas la Grecia può dir la sua nella competizione.

USA – Repubblica Ceca 4-1

Kvitova – Pegula 7-6, 6-4

Tiafoe – Machac 6-3, 2-4 ret Machac

Pegula/Taylor Pegula – Bouzkova – Lehecka 2-6, 6-3, 10-7

Ottimo il debutto nella competizione per gli statunitensi. La sconfitta in due set di Pegula contro Kvitova alla fine risulterà ininfluente. Decisivo il tie-break del primo set, in cui Petra annulla ben tre set point alla sua avversaria. Machac è costretto sul più bello al ritiro nella sfida con Tiafoe. Sotto di un set, ma avanti di un break, il ceco è costretto al forfait per una distorsione alla caviglia destra. Il doppio se l’aggiudica la coppia composta da Jessica e Taylor Pegula.

Francia – Argentina 4-0

Garcia – Podoska 6-2, 6-0

Mannarino – Coria 6-1, 6-0

La vittoria della Francia sa di rivincita mondiale nei confronti dell’Argentina. Dal campo di calcio a quello di tennis, dal Qatar all’Australia, stavolta sono i transalpini a gioire e anche abbastanza nettamente lasciando soli tre game ai singolari odierni. Rullo compressore Caroline Garcia, n. 4, supera Nadia Podoska, n. 195, per 6-2, 6-0. Adrian Mannarino, n. 46, la imita battendo Federico Coria, n. 75, 6-1, 6-0, il tutto in 2he10’ complessivi.

Australia Gran Bretagna 1-3

Dart – Inglis 6-4, 6-4

Kubler – Evans 6-3, 7-6(3)

Momento decisamente sfortunato per l’Australia, data da molti per favorita nella competizione. Il forfait di Kyrgios e successivamente quello di Tomljanovic, per un problema al ginocchio sinistro, hanno cambiato l’inerzia del confronto con la Gran Bretagna. In svantaggio 0-2, è toccato a Maddison Inglis, n. 180 del mondo, affrontare Harriet Dart, n. 98 del ranking Wta. Doppio 6-4 e semaforo verde per i britannici. Inutile ma comunque rocambolesca la sconfitta di Evans contro Kubler. Sotto di un set, nel secondo parziale il britannico si è fatto rimontare da 5-0, perdendo in malo modo al tie-break.

Svizzera – Kazakhistan 4-0

Teichmann – Kulambayeva 6-3, 6-2

Wawrinka vs Bublik 6-3, 7-6(3)

Tutto facile per la Svizzera. Stan Wawrinka (n. 148) soffre nel secondo set contro il talentuoso Alexander Bublik, n. 37. Ricambio generazionale? Non ditelo al buon vecchio Stan che porta a casa il punto decisivo per il passaggio del turno dei rossocrociati. Bene anche Jil Teichmann, n. 35, nel singolare femminile contro Zhibek Kulambayeva, n. 441, che viene sconfitta 6-3, 6-2.

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Il fallimento di FTX costa caro a Naomi Osaka

Grave perdita economica per la tennista giapponese Osaka, che aveva investito nella criptovaluta FTX

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Non un gran momento per la ex numero 1 al mondo Naomi Osaka. Oltre alle sconfitte sul campo di gioco, per la pluricampionessa Slam i problemi provengono anche dalle finanze. È, infatti, una delle azioniste di FTX, un’azienda per lo scambio di criptovalute che ha dichiarato bancarotta l’11 novembre.

Non solo Osaka, ma sono tanti gli sportivi che hanno visto andare in fumo i propri proventi dal fallimento di FTX. L’azienda era riuscita ad acquistare così tanta credibilità da riuscire a mettere il proprio logo sulle vetture e le divise di Lewis Hamilton e George Russel, piloti della Mercedes in Formula 1; e anche a vedersi intitolato lo stadio NBA dei Miami Heats.

Il valore di mercato di FTX ha subìto un grave crollo negli ultimi sette giorni, passando da $22 a $1.40. Il CEO di FTX Sam Bankman-Fried – ora sotto investigazione per come ha gestito l’azienda fondata nel 2019 – ha già dichiarato fallimento a seguito dell’enorme svalutazione della criptovaluta.

 

Osaka aveva firmato l’accordo con FTX nel marzo 2022 mentre era negli Stati Uniti impegnata per l’Indian Wells e il Miami Open. La tennista ha acquistato delle azioni di FTX e nell’accordo era previsto che la tennista giapponese fosse ambasciatrice nel mondo dell’azienda, per influenzare quante più persone possibili a credere in loro. L’accordo di Naomi Osaka includeva anche la sua partecipazione nella creazione di contenuti multimediali per promuovere la criptovaluta. Non sono state ufficializzate le cifre riguardanti la perdita subita dalla tennista.

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