WTA, cinque anni di allenatore in campo

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WTA, cinque anni di allenatore in campo

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Dalla stagione 2009 la WTA ha deciso di permettere l’ingresso in campo dell’allenatore durante le partite. Pro e contro dell’on court coaching.

Cincinnati, esterno sera, 18 agosto 2011.
Jankovic vs Schiavone, terzo set. Al cambio campo Schiavone si rivolge verso il suo coach (provvisorio): “Ma non dovresti aiutarmi a trovare una soluzione? Dimmi qualcosa di utile, c***o!”
Jankovic vincerà 6-4, 5-7, 6-4.

Sydney esterno notte, 13 gennaio 2015.
Kerber vs Gavrilova. La partita è cominciata dopo mezzanotte e si sta trascinando sino a un orario record. Dialogo tra Kerber e il suo coach Bejamin Ebrahimzadeh.
Ebrahimzadeh:”Credici, che puoi vincere!”
Kerber: “Va beh, ci credo”.
Ebrahimzadeh scoppia a ridere.
Kerber: “Non è divertente!”
Ebrahimzadeh (ancora ridendo): “Lo so, ma sono le tre di notte!”
Kerber: “Smettila!”
La partita finirà alle 3.10 di notte, con la vittoria di Kerber per 6-7, 7-6, 6-3.

 

Cincinnati esterno giorno, 20 agosto 2012.
Li Na vs Angelique Kerber, finale. Uno dei primi coaching tra Carlos Rodriguez e Li Na, insieme da pochi giorni. Li Na ha appena perso il primo set 1-6.
Rodriguez: “Non darle palle tese, perché lei ci si appoggia alla perfezione; lavora di più il colpo. Il dritto giocalo centrale con più topspin, e angola quando sei sicura di chiudere il punto”.
Li Na vince il secondo set. Coaching prima del set conclusivo:
Rodriguez: “Adesso prova ad aggiungere questa cosa: quando serve slice a uscire dovresti rispondere anche lungolinea. Se ce la fai, lei non può più andare a coprire in automatico l’incrociato, chiudendo poi facilmente con il dritto”.
Li Na vincerà 1-6, 6-3, 6-1.

Quando ho pensato a come affrontare il tema, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata la varietà di situazioni che il coaching può offrire. Cinque anni fa invece avrei pensato subito al fatto discriminante: se essere favorevole o contrario.
Cosa significa? Forse significa che, almeno per quanto mi riguarda, il sacro isolamento della giocatrice che scende in campo sola per tutto il match, è stato in parte superato. Cinque anni di dialoghi hanno cominciato a lasciare il segno; sotto forma di piccoli momenti memorabili, ricordati perché il rapporto tra coach e giocatrice ha dato vita a situazioni curiose, inattese, divertenti; o semplicemente interessanti dal punto di vista tecnico e tattico.

Devo confessare che quando è stato introdotto, nel 2009, ero decisamente contrario. Oggi la vedo in modo diverso: non che non trovi aspetti negativi, ma mi pare che ci siano pro e contro che tendono a bilanciarsi. Ma prima di entrare nel merito, ecco un brave riepilogo di quanto stabilisce il regolamento.

“On court coaching”: le regole

La WTA ha deciso di introdurlo all‘inizio della stagione 2009. Vale per tutti i tornei gestiti direttamente dall’Associazione: significa quindi che non riguarda la Fed Cup e gli Slam (organizzati dalla ITF). In Fed Cup, infatti, il capitano può parlare ad ogni cambio campo, ma spesso fa sentire la sua presenza anche tra un punto e l’altro; negli Slam, invece, nessun contatto tra allenatore e giocatrice è consentito.

Il paragrafo H sezione XVII del regolamento 2015 WTA, stabilisce che ogni giocatrice può richiedere di parlare con il proprio coach una volta per set. In più c’è la possibilità di dialogare durante gli stop per assistenza medica o i toilet break richiesti dall’avversaria (che invece in questi casi non può parlare con il proprio coach). E anche durante i dieci minuti di pausa concessi alla fine del secondo set nelle giornate di caldo eccezionale.
Al di fuori di questi momenti, ogni comunicazione, anche solo gestuale, è vietata, ed è punita dal regolamento (paragrafo D sezione XVI).

Prima di ogni partita, la giocatrice indica una persona (e una sola) che ha diritto di entrare in campo. La persona viene identificata come coach: per questo deve vestire in modo decoroso e sedere in un luogo prestabilito delle tribune; 15 minuti prima dell’inizio del match viene dotata di un microfono che non va spento: ciò che dirà alla giocatrice potrà quindi essere trasmesso dal broadcaster televisivo che organizza l’evento; ma non potrà essere diffuso nello stadio.
Anche un’altra tennista può fungere da coach, basta che venga designata come tale prima della partita. Ecco ad esempio Roberta Vinci che consiglia Sara Errani (altri tempi e altre relazioni tra le ex compagne di doppio):

https://youtu.be/enpBXdHQkS4

Il coach può solo parlare, non può portare alcun oggetto in campo da lasciare alla giocatrice, a meno che non sia stato preventivamente autorizzato dal giudice di sedia. Non può nemmeno lasciare appunti o indicazioni scritte (ricordo a questo proposito un warning nel 2010 per l’allora coach di Kuznetsova, Loic Courteau, che non conosceva la regola).
Non ci sono vincoli di lingua: basta che si parli in modo appropriato. Infine da questa stagione è possibile avvalersi di aiuti informatici per elaborare dati e statistiche che si vogliano comunicare alla propria giocatrice.

I pro e i contro

Non è semplice affrontare il discorso, non solo perché sono tanti gli aspetti da considerare, ma anche perché i punti di vista possono essere differenti. Un conto infatti è la prospettiva delle giocatrici, un conto quella degli allenatori, un altro ancora quella degli spettatori.

Per esempio posso ipotizzare che una giocatrice con il carattere più forte e sicuro di sé abbia accolto negativamente il fatto che avversarie con la tendenza a demoralizzarsi potessero fare ricorso ad un supporto esterno. E lo stesso per chi possiede la capacità di analizzare tatticamente le diverse situazioni di gioco in modo autonomo rispetto a chi invece è un po’ meno dotata sotto questo aspetto.

Di sicuro introdurre l’on court coaching significa togliere il giocatore da quella posizione profondamente solitaria che è sempre stata una caratteristica del tennis (Coppa Davis e Fed Cup escluse).
La norma che punisce il coaching dimostra che la questione non veniva considerata marginale da chi ha codificato le regole. Secondo lo spirito originario del gioco, il tennista deve trovare dentro di sé tutte le risorse per fronteggiare l’avversario; non solo le risorse fisiche, ma anche quelle tecniche, tattiche e nervose. Uno dei sintomi più evidenti di questa situazione estrema al quale è sottoposto il giocatore è la tendenza di molti a parlare con se stessi. Soliloqui che non accadono con la stessa frequenza negli sport in cui è consentito discutere con i compagni o l’allenatore.

Al momento dell’introduzione della nuova norma, cinque anni fa, questo aspetto è stato quello più sottolineato: e proprio per il desiderio di conservare lo spirito del tennis “classico”, la maggior parte dei grandi giocatori del passato aveva espresso parere contrario.
Anche un giocatore in attività come Federer ancora di recente ha citato come un valore da preservare l’importanza del sapersela cavare da soli in ogni situazione.

Federer ha poi introdotto un altro tema che mi sembra interessante: la diseguaglianza economica. Si suppone cioè che i giocatori di vertice (più ricchi) dispongano di allenatori migliori, e che quindi in sostanza si ritrovino con un ulteriore vantaggio durante la partita nei confronti dei giocatori di rincalzo, che già si devono allenare con team più ridotti e meno professionali.

C’è poi il fatto che la regola WTA non vale per i tornei dello Slam: questo potrebbe portare alcune giocatrici a trovarsi in difficoltà proprio negli eventi più importanti, a causa della desuetudine all’esperienza della partita come avventura del tutto solitaria.

Sotto questo aspetto però, si potrebbero anche vedere le cose come un pregio. Mi spiego: nel tennis femminile manca la profonda distinzione che è determinata dai match 3 su 5 invece che 2 su 3. Il fatto che ci sia una regola che differenzia il modo di giocare i tornei WTA rispetto agli Slam mi pare tutto sommato positivo. E’ un elemento che rende i Major speciali, e giustifica ulteriormente il prestigio superiore di cui godono (anche tra le donne). A questo proposito ci sono giocatrici che modulano la presenza in campo del coach in base alla distanza dai Major: quando si avvicinano gli Slam, evitano di chiamare il coach per abituarsi alla situazione che stanno per affrontare. E c’è anche chi, come Serena Williams, semplicemente non vuole mai aiuti.

Un altro aspetto che mi pare sia da considerare a favore è che l’intervento dell’allenatore potrebbe diminuire il numero di match a senso unico, in cui una contendente tende a demoralizzarsi e a lasciare campo libero all’avversaria.

L’apertura al dialogo con il coach potrebbe anche avere in parte risarcito le giocatrici più corrette rispetto a quelle che eludevano la norma, comunicando comunque; magari arrivando perfino a litigare. Qui Marion Bartoli a Wimbledon 2011 “espelle” il padre allenatore:

Ma credo che la principale ragione dell’introduzione dell’on court coaching sia televisiva: la possibilità per il telespettatore di avere un breve spaccato della relazione tra giocatrice e allenatore. Sotto questo aspetto nei cinque anni passati si è potuto notare quanto differenti possano essere i coaching.
Senza raggiungere le situazioni un po’ estreme di Schiavone e Kerber che ho ricordato all’inizio, di sicuro si è avuta la conferma della complessità del tennis, attraverso i tanti aspetti presi in considerazione. Così capita che il coach utilizzi il tempo per suggerire aggiustamenti tecnici (ad esempio nell’esecuzione dei colpi), oppure tattici (in base alle scelte che sta operando l’avversaria), oppure psicologici (quando cerca di incitare o ricorda altre partite difficili che poi sono state vinte).

Ma questa è solo una parte della questione. La varietà non è solo nei temi, ma anche nei modi di comunicare. Ci sono giocatrici che parlano con il loro tecnico (penso ad esempio a Roberta Vinci con Francesco Cinà) e altre che invece normalmente si limitano ad ascoltare (ad esempio Sharapova o Wozniacki). Ma sarebbe sbagliato pensare che Maria e Caroline si relazionino con il coach allo stesso modo: Högstedt prima e Groeneveld oggi, si rivolgono a Sharapova in modo piuttosto formale; papà Wozniacki invece spesso sembra che sgridi la figlia (e questo è quello che sostengono coloro che capiscono il polacco, lingua con cui comunicano fra loro).
Insomma, anche sotto questo aspetto si presentano mille sfumature, che purtroppo non sempre si possono cogliere, perché a volte la lingua diventa un ostacolo insormontabile. Per quanto mi riguarda, ad esempio, da kvitoviano mi piacerebbe conoscere il ceco per capire contenuti e toni (che sembrano piuttosto leggeri) tra Kotyza e Kvitova. Ma anche la controversa relazione tra Piotr e Caroline Wozniacki mi suscita curiosità.

A volte invece proprio la totale comprensibilità dei dialoghi ha creato piccoli incidenti che hanno aggiunto un po’ di pepe nelle relazioni tra giocatrici:

https://www.youtube.com/watch?v=YaHoo59uxvA#t=0

Mentre le frasi davvero offensive, di cui si sarebbe fatto a meno, sono state pochissime:

https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=PAKIy78It3M#t=5

In generale, direi che l’approccio della WTA che puntava sulla trasparenza non ha provocato grossi problemi.

Dovessi decidere io, non tornerei indietro; tutto sommato penso che lo spettatore televisivo sia fondamentale per il tennis, ed è attraverso le trasmissioni che si coltiva l’interesse per uno sport antico ma che ha tanti concorrenti in crescita.
I “tradizionalisti” hanno davvero buoni argomenti; mi pare impossibile negarlo. Ma il tennis è uno sport che si evoluto nel tempo, spesso superando le resistenze al cambiamento (riducendo la durata dei match maschili, introducendo il tie-break, avvalendosi del falco per limitare gli errori dei giudici di linea, etc. etc.).
Certo, in questo modo si perde la dimensione eroica (e affascinante) della tennista completamente sola durante la partita; ma ci sono sempre gli Slam per restituirci tutto questo. E chissà che l’aiuto del coach a lungo andare non riduca il logorio mentale delle giocatrici, magari allungando la loro carriera.

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WTA Strasburgo, il tabellone: le prime due teste di serie sono Linette e Mertens, nessuna italiana presente nonostante l’ottima tradizione

A seguire, terza e quarta forza del seeding francese rispettivamente, la cinese Shuai Zhang e la croato-statunitense Bernarda Pera. Impossibilitata a difendere il titolo conquistato nel 2022 Angelique Kerber, impegnata con il primo bebè

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Magda Linette - Australian Open 2023 (foto Twitter @rolandgarros)

E’ in procinto, a partire dalla prossima settimana, di prendere piede quella che si prospetta una sette giorni ricca di bellezza tennistica sulla terra rossa del capoluogo della regione francese dell’Alsazia: il WTA 250 di Strasburgo.

Il torneo, che si svolge nello storico impianto del Tennis Club de Strasbourg, è giunto a quella che sarà la sua 37esima edizione dato che la fondazione e la conseguente introduzione nel Tour professionistico risale al lontano 1987.

Un albo d’oro di primissimo livello con fior fior di campionesse Slam

L’evento ha sempre goduto di un parterre de Roi – per dirla alla transalpina – grazie alla propria posizione strategica nel calendario anticipatrice del Roland Garros, l’appuntamento conclusivo di questa parte di stagione, ma soprattutto perché offre condizioni praticamente quasi del tutto assimilabili con quelle che poi si ritrovano allo Slam di Bois De Boulogne in termini di superficie e palle utilizzate.

 

Non a caso, infatti, l’albo d’oro può mettere in mostra nomi illustri del calibro di Jana Novotna, Lindsay Davenport, Steffi Graff, Jannifer Capriati o ancora Maria Sharapova. Ossia tutte campionesse Major che hanno scritto, di questo sport, pagine di storia eterna per poi giungere a tempi più recenti ed appurare come nulla sia cambiato: le ultime vincitrici della manifestazione sono manco a dirlo una campionessa del Roland Garros (2021) e, la detentrice del trofeo, una il cui palmares è sprovvisto proprio del “solo” Open di Francia per potersi fregiare del riconoscimento del Career Grand Slam.

Stiamo parlando di due mancine, la ceca Barbora Krejcikova e la tedesca Angelique Kerber. La 35enne di Brema, però, quest’anno non sarà ai nastri di partenza per difendere il titolo poiché affaccendata con la maternità, dato che meno di tre mesi fa è nata la figlia Liana e quindi la priorità assoluta al momento non può che essere direzionata verso la famiglia, con il tennis che inevitabilmente è scalato in secondo piano.

A guidare il tabellone dell’Internationaux de Strasbourg saranno la polacca Magda Linette, ad inizio anno spintasi clamorosamente sino alle semifinali dell’Australian Open ma ora alla ricerca di nuovi risultati che le ridiano fiducia dopo un periodo di forma abbastanza opaco, e la belga Elise Mertens.

La 31enne di Poznan ricoprendo il ruolo di prima testa di serie del tabellone, presiederà la parte alta del seeding e avvierà la sua campagna opponendosi alla rumena Cristina Bucsa; mentre a far compagnia alla 27enne di Lovanio – nella serata romana in campo per la finale di doppio (lei che è ex n. 1 di specialità) degli Internazionali BNL d’Italia in coppia con l’australiana Hunter per giocarsi il titolo al cospetto del forte duo a stelle e strisce Gauff/Pegula: n. 3 e n. 4 della classifica di doppio, prima accoppiata per quanto concerne la Race grazie anche alle due finali 1000 dell’anno con successo a Miami e KO a Madrid -. Nella metà bassa fra le altre sarà ai nastri di partenza pure Elina Svitolina, ancora in cerca della forma migliore dopo il ritorno nel Tour in seguito alla gravidanza prima e alle ripercussioni psicologiche del conflitto scoppiato in Ucraina poi.

Qualora Elise ed Elina vincessero i rispettivi match d’esordio, per Mertens l’avversaria è l’americana Katie Volynets, si incrocierebbero al 2°T.

Terza e quarta forza del main-draw, che vorranno certamente recitare un ruolo da protagoniste, saranno rispettivamente la cinese Shuai Zhang e la croata – naturalizzata statunitense – Bernarda Pera. Da segnalare anche, tra le giocatrici in odore di percorso importante, la recente semifinalista al WTA 1000 di Miami Sorana Cirstea e la svizzera Jil Teichmann, quest’ultima con l’obiettivo di dare linfa alla sua stagione dopo alcuni mesi di mero compitino: sono state sorteggiate in due lati diversi del tabellone, con la 25enne nativa di Barcellona pronta ad insidiare la favorita numero uno Linette partendo dal secondo spicchio; al contrario la rumena è stata dislocata nel terzo, il primo della parte sottostante.

Tante francesi, nessuna azzurra nonostante l’ottima tradizione

Infine evidenziamo, come sempre, la nutrita truppa francese al via: ben 6 giocatrici presenti nel tabellone principale di un torneo che in passato è stato testimone di tre conquiste casalinghe, Aravane Rezai – di origini iraniane – nel 2009, Alizé Cornet nel 2013 e l’attuale n. 1 di Francia Caroline Garcia nel 2016. L’unica di queste a ballare anche nel 2023 sarà la 33enne di Nizza, che debutterà con la bulgara Viktorija Tomova.

Mentre non ci sarà alcuna italiana a giocarsi le sua chances, nonostante l’ottima tradizione tricolore che può infatti vantare ben 5 allori: la prima in assoluto ad alzare il trofeo nella sede del Parlamento Europeo fu Sandra Cecchini nel 1988 alla seconda edizione dell’evento – e che fu finalista anche nella prima -, poi fu la volta della tripletta di Silvia Farina tra il 2001 e il 2003 e dulcis in fundo Flavia Pennetta nel 2012.

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Camila Giorgi riparte da Linz, per Trevisan doppia avventura a Doha e Abu Dhabi: il febbraio delle tenniste italiane

Dopo un Australian Open non proprio esaltante, ecco le partecipazioni azzurre ai tornei WTA di febbraio.

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Mettersi alle spalle l’Australian Open, tuffarsi in un febbraio che deve servire a trovare conferme per Camila Giorgi e Jasmine Paolini, ad accumulare ancor più punti in vista di Indian Wells e Miami per Martina Trevisan e Lucia Bronzetti. Sullo sfondo c’è anche la voglia di Sara Errani di tornare tra le prime 100 nel ranking WTA.

Le belle notizie dal tennis femminile, in questo avvio di 2023, sono arrivate proprio da Giorgi e Paolini. Il cammino della n. 69 del ranking all’Australian Open si è interrotto al terzo turno per merito di Belinda Bencic, testa di serie n. 12. Un’eliminazione in due set, dopo le vittorie su Pavlyuchenkova e Schmiedlova, ma che hanno dato indicazioni importanti su un percorso positivo da intraprendere in questo 2023. Sconfitta nettamente da Ljudmila Samsonova al primo turno a Melbourne, Jasmine Paolini è in corsa per una semifinale al WTA di Lione. Avversaria odierna, Caroline Garcia, beniamina di casa.

Il gennaio di Lucia Bronzetti è stato esaltante nella United Cup, competizione che ha galvanizzato la n. 62 del ranking, uscita, però, al primo all’Australian Open Siegemund in tre set.

 

Il match più esaltante fin qui disputato dalla n. 1 del tennis femminile, Martina Trevisan lo ha disputato alla United Cup. La vittoria in tre set su Maria Sakkari è stato un gran sussulto in questo nuovo anno. Male all’Australian Open, uscita al primo turno contro Anna Schmiedlova.

Sarà ancora il cemento il grande protagonista nei tornei femminili di tennis del mese di febbraio.

Dal 6 al 12 si giocherà contemporaneamente ad Abu Dhabi e a Linz.

Nel tabellone principale di Abu Dhabi l’Italia sarà rappresentata da Martina Trevisan. Ons Jabeur ha, invece, annunciato il forfait: sarebbe stata la testa di serie n. 1 del ranking.

In Austria, invece, al WTA di Linz ci saranno Lucia Bronzetti e Camila Giorgi. La partecipazione di Sara Errani, invece, passerà dalle qualificazioni.

Dal 13 al 19 febbraio si giocherà a Doha. Già in tabellone Martina Trevisan, dovrà affrontare le qualificazioni Jasmine Paolini.

Il febbraio delle principali tenniste italiane.

6/12 febbraio: Trevisan ad Abu Dhabi, Bronzetti e Giorgi a Linz, Errani alle qualificazioni

13/19 febbraio: Trevisan e Paolini a Doha

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United Cup: delusione Australia, ottimo avvio per Grecia, USA e Svizzera. Wawrinka sorprende Bublik

Kvitova regala l’unico punto alla Repubblica ceca. Tsitsipas e Sakkari brillano anche in doppio. Disfatta argentina contro la Francia

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Stan Wawrinka - United Cup 2022 (Twitter @UnitedCupTennis)

In attesa dell’esordio di Nadal e Zverev in programma domani, ecco i risultati definitivi dopo le prime due giornate di gioco alla United Cup. Non c’è solo il successo dell’Italia sul Brasile, di cui vi abbiamo parlato qui.

Grecia – Bulgaria 4-1

Kuzmanov – Pervolarakis 6-1, 6-1

 

Sakkari – Tomova 6-3, 6-2

Sakkari/Stefanos Tsitsipas – Topalova/Andreev 6-4, 6-4

La Grecia si aggiudica la sfida con la Bulgaria nel primo turno di United Cup per 4-1. La Bulgaria rispetta il pronostico nella sfida tra Dimitar Kuzmanov, n. 196 del ranking, e Michail Pervolakis, n. 504. Il doppio 6-1 dà coraggio ai bulgari che riaprono il computo complessivo della sfida. Ma poi ci pensano i rispettivi n. 1 ellenici del maschile e femminile a dare la sterzata decisiva alla sfida. Vince Maria Sakkari agevolmente in due set su Viktorya Tomova, 6-3, 6-2. Poi in coppia con Strefanos Tsitsipas, la greca dà spettacolo e con un doppio 6-4 si pensa al turno successivo. Debole nelle seconde linee, con Sakkari e Tsitsipas la Grecia può dir la sua nella competizione.

USA – Repubblica Ceca 4-1

Kvitova – Pegula 7-6, 6-4

Tiafoe – Machac 6-3, 2-4 ret Machac

Pegula/Taylor Pegula – Bouzkova – Lehecka 2-6, 6-3, 10-7

Ottimo il debutto nella competizione per gli statunitensi. La sconfitta in due set di Pegula contro Kvitova alla fine risulterà ininfluente. Decisivo il tie-break del primo set, in cui Petra annulla ben tre set point alla sua avversaria. Machac è costretto sul più bello al ritiro nella sfida con Tiafoe. Sotto di un set, ma avanti di un break, il ceco è costretto al forfait per una distorsione alla caviglia destra. Il doppio se l’aggiudica la coppia composta da Jessica e Taylor Pegula.

Francia – Argentina 4-0

Garcia – Podoska 6-2, 6-0

Mannarino – Coria 6-1, 6-0

La vittoria della Francia sa di rivincita mondiale nei confronti dell’Argentina. Dal campo di calcio a quello di tennis, dal Qatar all’Australia, stavolta sono i transalpini a gioire e anche abbastanza nettamente lasciando soli tre game ai singolari odierni. Rullo compressore Caroline Garcia, n. 4, supera Nadia Podoska, n. 195, per 6-2, 6-0. Adrian Mannarino, n. 46, la imita battendo Federico Coria, n. 75, 6-1, 6-0, il tutto in 2he10’ complessivi.

Australia Gran Bretagna 1-3

Dart – Inglis 6-4, 6-4

Kubler – Evans 6-3, 7-6(3)

Momento decisamente sfortunato per l’Australia, data da molti per favorita nella competizione. Il forfait di Kyrgios e successivamente quello di Tomljanovic, per un problema al ginocchio sinistro, hanno cambiato l’inerzia del confronto con la Gran Bretagna. In svantaggio 0-2, è toccato a Maddison Inglis, n. 180 del mondo, affrontare Harriet Dart, n. 98 del ranking Wta. Doppio 6-4 e semaforo verde per i britannici. Inutile ma comunque rocambolesca la sconfitta di Evans contro Kubler. Sotto di un set, nel secondo parziale il britannico si è fatto rimontare da 5-0, perdendo in malo modo al tie-break.

Svizzera – Kazakhistan 4-0

Teichmann – Kulambayeva 6-3, 6-2

Wawrinka vs Bublik 6-3, 7-6(3)

Tutto facile per la Svizzera. Stan Wawrinka (n. 148) soffre nel secondo set contro il talentuoso Alexander Bublik, n. 37. Ricambio generazionale? Non ditelo al buon vecchio Stan che porta a casa il punto decisivo per il passaggio del turno dei rossocrociati. Bene anche Jil Teichmann, n. 35, nel singolare femminile contro Zhibek Kulambayeva, n. 441, che viene sconfitta 6-3, 6-2.

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