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Al femminile

WTA: il futuro, oggi

A due anni da un articolo che ipotizzava quattro scenari per il futuro del tennis femminile, vediamo come sono andate le cose. E cosa aspettarsi per le prossime stagioni?

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Serena Williams e Naomi Osaka - Miami 2018
 

Per verificare i quattro scenari suggeriti, cominciamo con una tabella che presenta in estrema sintesi cosa è accaduto nelle ultime stagioni. Di seguito sono elencate le vincitrici degli Slam, dei quattro Premier Mandatory e del Masters di fine anno (in pratica i cinque tornei più importanti gestiti da WTA al di fuori dei Major). Accanto al nome compare l’età della giocatrice al momento della conquista del titolo, in modo da avere un riferimento nella valutazione degli sviluppi generazionali.

Tenendo presente tutto ciò, quanto erano corretti gli scenari proposti? Al di là dell’età delle protagoniste, direi che il primo, “L’uguaglianza al potere”, è quello che comunque descrive meglio la situazione delle stagioni più recenti. È sorprendente come il tennis femminile sia riuscito a proporre di volta in volta così tante vincitrici differenti. Perché è accaduto questo? Le risposte sono opinabili, e non credo esista la possibilità di spiegare in modo “scientifico” la situazione. La mia interpretazione si basa su due aspetti collegati fra loro.

Primo aspetto, quello più importante: penso che nel tempo il livello medio delle giocatrici si sia alzato, e quindi diventa sempre più difficile per chi sta al vertice superare i primi turni e arrivare regolarmente in fondo ai tornei, come invece accadeva alcuni anni fa. Per le favorite vincere un titolo è diventato un impegno complicato sin dal primo match, un impegno che consuma sempre più energie fisiche e soprattutto nervose; anche per questo è così difficile ripetersi su più tornei. Per primeggiare con costanza occorrerebbe avere ancora più margine sulle avversarie.

Secondo aspetto, accessorio: le giocatrici non giovanissime, che si sono affacciate nel Tour durante l’epoca di Serena, si sono rassegnate a vivere un ruolo che non contempla l’idea di poter assumere la guida del circuito grazie a vittorie in serie negli Slam. Questo perché la presenza di WIlliams lo faceva apparire irrealistico. E dunque, più o meno consciamente, queste giocatrici quando affrontano la stagione si pongono obiettivi sicuramente importanti, ma un po’ meno ambiziosi: non credono possibile vincere Slam e Premier a ripetizione, quanto piuttosto conquistarne qualcuno ogni tanto. E quando accade, ritengono la loro annata soddisfacente.

Consideriamo ora gli altri scenari. Il secondo e il terzo (“Ritorno delle Slam Winner” e il Ricambio generazionale”) erano praticamente alternativi: uno prevedeva che dell’assenza di Serena avrebbero tratto giovamento una serie di tenniste già mature: Sharapova, Azarenka, Kvitova, Venus, Kuznetsova, Kerber, Wozniacki, Halep. L’altro invece prefigurava il successo di tenniste più giovani, allora ancora in crescita e non ancora affermate.

Se è vero che Halep e Wozniacki sono finalmente riuscite a vincere uno Slam ed entrambe (anche se per durate diverse) hanno tenuto il primato del ranking, mi pare che tutto sommato sia stata più veritiera l’ipotesi 3, cioè l’avvento delle “nuove” giocatrici, under 25, con conseguente ricambio generazionale.
Come si ricava dalla tabella qui sopra, nel periodo fra il 2015 e gli Australian Open 2017 (l’ultima vittoria di Serena prima della maternità), gli Slam avevano visto regolarmente i successi di tenniste oltre i 25 anni, se non oltre i 30, con appena una eccezione (la 22enne Muguruza). Sappiamo però che il Roland Garros 2017, primo torneo senza Serena, e vinto dalla sorpresa assoluta Jelena Ostapenko (che aveva compiuto 20 anni due giorni prima della finale) ha segnato una inversione di tendenza, specie negli Slam.

Da Parigi in poi, abbiamo avuto vincitrici Slam ben più giovani: Ostapenko, Stephens, Muguruza, Osaka hanno definitivamente sfondato, offrendosi come alternative per il futuro. E solo una giocatrice trentenne ha vinto un Major, Kerber a Wimbledon 2018.

Alla fine l’ipotesi 2 (“Ritorno delle Slam Winner”) si è verifica solo in parte. Delle tre tenniste che per ragioni diverse erano ferme al momento della pausa di Serena per maternità (Sharapova, Azarenka, Kvitova), solo Kvitova è riuscita a tornare ai vertici, mentre Maria e Vika sembrano faticare moltissimo a tornare agli antichi splendori. E a loro aggiungerei anche i nomi di Kuznetsova e Venus Williams. Se poi ricordiamo il ritiro di Agnieszka Radwanska, abbiamo una situazione in cui le tenniste nate negli anni ’80 stanno, quasi inevitabilmente, lasciando strada alle più giovani.

Con questo non voglio recitare un De profundis anticipato delle trentenni: Venus Williams per esempio è stata capace dopo i trenta di risollevarsi dalle difficoltà legate alla sindrome di Sjögren. Sarebbe prematuro e ingeneroso verso giocatrici come Sharapova e Azarenka considerarle sicuramente declinate; però la sensazione è che i prossimi dodici mesi possano essere decisivi per comprendere se riusciranno a recuperare un rendimento migliore.

A pagina 3: Le figure di Serena Williams e Naomi Osaka

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