Il coach di Garin: "Un anno fa era fuori dai 200, ora fra i top 40"

Interviste

Il coach di Garin: “Un anno fa era fuori dai 200, ora fra i top 40”

Andrè Schneiter, El Gringo, è l’argentino che ha allenato molti specialisti sudamericani. Il suo pupillo Garin, quest’anno ha vinto Houston e 19 partite sul ‘rosso’, perdendone solo 5

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“El Gringo”, soprannome di Andrés Schneiter, coach argentino di Cristian Garin, è un nome noto nell’ambiente, avendo già lavorato con nomi del calibro di Nicolàs Massù Franco Squillari, Mariano Puerta e Agustín Calleri. L’occasione per l’avvio della collaborazione tra i due è nata a Wimbledon 2018: a quel tempo Cristian era senza coach e chiede a Mr Schneiter – già allenatore dell’argentino Londero – di poterlo aiutare. El gringo accettò prontamente sia per poter formare una squadra, sia per poter condividere gli allenamenti con entrambi e rendere la gestione economica più accettabile. Non dimentichiamo quanto sia complicato per giocatori fuori dai primi 130 al mondo mantenere un equilibrio finanziario (Garin all’epoca galleggiava intorno al 160).

Il tecnico argentino è un tipo sanguigno che da il 100% e che non accetta che i propri assistiti non diano il massimo. E che dopo aver portato Mariano Puerta alla finale del Roland Garros 2005, già sogna di ripetere l’impresa con il giovane cileno. Sogno che rischia di non essere poi così peregrino in un prossimo futuro, vista l’ascesa di Cristian.

  giu-16 gen-17 giu-17 gen-18 giu-18 gen-19 apr-19
Cristian Garin 298 211 221 312 179 86 48
Daniil Medvedev 256 99 65 65 52 16 14
Denis Shapovalov 396 250 195 51 23 27 20
Stefanos Tsitisipas 358 210 192 91 37 15 8


Il ragazzo, anche a causa di problemi fisici e a una tenuta mentale non perfetta – aspetto su cui si vede la mano di Schneiter – ha un po’ tardato ad esplodere, dando davvero fuoco alle polveri negli ultimi 18 mesi, con un’ascesa davvero notevole, specie sui campi in terra battuta, dove quest’anno vanta un record di 19 vinte e 5 perse, battendo a Monaco specialisti del calibro di Cecchinato, Schwartzman e Zverev.

Legenda colori: blu Garin, rosso Medvedev, verde Shapovalov, viola Tsitsipas

L’INTERVISTA


Cristian in Italia ancora non è così conosciuto ma si propone come protagonista di questa stagione sulla terra battuta…
Sì è normale che la gente ancora non lo conosca, l’anno scorso era fuori dal top 200. Ha veramente migliorato moltissimo il suo livello. Ha chiuso il 2018 vincendo tre challenger consecuti e facendo finale a Como. E ha cominciato quindi il 2019 in un altro modo. La vittoria in Coppa Davis contro l’Austria è stata poi un’ulteriore iniezione di fiducia. Nella stagione sul rosso sudamericano è andato bene, con una finale nel 250 di San Paolo e pochi giorni fa ha vinto Houston. Lo vedo molto bene, con un gran futuro che sta arrivando in fretta.

Una cosa affascinante è che in Sud America praticamente tutti hanno dei soprannomi: lei è “el Gringo”, Cristian “el Tanque”… ci può spiegare un po’ da dove vengono i vostri?
Sì, Cristian è soprannominato “Tanque” o “Gago”. A me dicono Gringo perché ho un aspetto americano, per il fatto di essere un po’ biondo. Tanque invece, per via della potenza fisica (tanque nel senso di carro armato, ndr).

E adesso quali sono gli aspetti su cui state lavorando?
Cristian ha cominciato ad essere più consistente, solido, più ordinato in campo. Cerchiamo anche quando possibile di fargli migliorare l’aggressività, e di far sì che possa giocare più vicino alla linea di fondo. Fermo restando però che anche nella fase difensiva, correre e lottare, Cristian se la cava bene.

Recentemente contro Klizan, ha giocato una partita di ottimo livello…
Sì quello che ci eravamo prefissati era di giocare con solidità da entrambi i lati, sia di diritto che di rovescio, Cristian più andiamo avanti meno sta dimostrando punti deboli, ovvero colpi su cui l’avversario più concentrarsi per entrare con facilità. La idea comunque è cercare di non perdere la parte offensiva.

La partita con Shapovalov a Barcelona è stata una delle vittorie più importanti ottenute da Cristian fino ad ora: ce la può raccontare?Quella con Shapovalov è stata una partita difficile, si tratta di un giocatore molto aggressivo che gioca molto forte. Non è un giocatore di terra, ma è pericoloso comunque. Contro Denis l’obbiettivo era rimanere nello scambio e sostenere la potenza dei colpi da fondi del russo. Cristian è riuscito a rispondere bene e a difendersi bene, dando anche buone rotazioni ai colpi. Alla fine Denis si è trovato in una posizione scomoda ed ha finito per perdere fluidità e andare fuori giri, che era quello che volevamo.

In altri sport le statistiche ancora non hanno un posto importante come in altri sport ad esempio il basket. Lei pensa che su questo ci possano essere dei miglioramenti?
Sì, stiamo cercando nel nostro team di valutare anche questi aspetti. I dati a disposizione possono essere di supporto nella preparazione delle partite e per valutare i punti più deboli dell’avversario e dove migliorare il proprio gioco. Sfortunatamente i dati hawk-eye non credo li possiamo avere a disposizione, ma noi ci serviamo di dati forniti dall’ATP. Inoltre guardo spesso i video a disposizione degli avversari di Cristian.

Federico Bertelli

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