Ancora Nadal-Tsitsipas, i ritiri di Federer e Osaka, le sorprese Schwartzman e Sakkari (Crivelli, Grilli, Marchetti, Cocchi, Azzolini)

Rassegna stampa

Ancora Nadal-Tsitsipas, i ritiri di Federer e Osaka, le sorprese Schwartzman e Sakkari (Crivelli, Grilli, Marchetti, Cocchi, Azzolini)

La rassegna stampa del 18 maggio 2019

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Nadal è un rullo: “Sono in crescita”. E che Schwartzman (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Il destino dei fenomeni si accompagna al peso del loro enorme blasone. Schiacciato dalla propria grandezza di signore indiscusso della terra, Nadal si è presentato a Roma accompagnato da venti di sofferenza: nessun torneo vinto dall’agosto 2018 e soprattutto l’inattesa siccità nella stagione sul rosso europea, per solito mare di pesca abbondante. Insomma, tre semifinali di fila tra Montecarlo, Barcellona e Madrid, che farebbero la felicità di qualsiasi umano, per l’extraterrestre sono un’ombra ingombrante. E allora Rafa come ti risponde alla crisetta di primavera? Lasciando fin qui sei game in tre partite agli straniti rivali incrociati al Foro Italico. Se questo è un uomo in affanno… Sensazioni uniche Le semifinali di fila da aprile diventano così quattro (e 11 in totale agli Internazionali) e non serve un mago dei conti per accorgersi che il satanasso maiorchino è a due partite dal nono trionfo romano. In finale, poi, potrebbe trovare la sua nemesi, Novak Djokovic, per l’episodio numero 54 di una rivalità ferocissima: il serbo piega Del Potro in 3 ore annullandogli due match point nel tie break del secondo set. Nadal resta attaccato al match contro Verdasco con l’orgoglio del campione, recupera il break iniziale, annulla tre palle break sanguinose nel nono game del primo set e in quello successivo, da solito rapace, sfrutta il primo passaggio a vuoto dello sciagurato Fernando. Game over. Perché se concedi di riemergere al più grande guerriero della storia tennistica, poi saranno disastri. Sei a zero e passerella nadaliana: «È stato un primo set molto difficile, uno dei primi set che sono davvero felice di aver vinto. Ho avuto belle sensazioni durante l’intera partita. Ho fatto bene un sacco di cose, una bella vittoria». Esame di greco. E così tra pioggia (prevista copiosa anche per il weekend), lamenti, gente che va e gente che viene, Rafa non tradisce mai le consegne: «Il doppio turno? È così che funziona a volte, può succedere in condizioni outdoor. L’aspetto positivo è che le mie sensazioni nell’ultimo mese sono progressivamente migliori. Ogni match vinto è un’iniezione di fiducia e soprattutto stavolta avrò finalmente tempo per riposarmi e fare una cena dignitosa dopo troppi giorni di room service». […] «Se non gioco bene, con Stefanos perdo. Non sono sorpreso della sua ascesa, forse è perfino in anticipo». Piccolo è bello. L’Apollo ateniese del resto non è più un intruso in un consesso reale, che invece appartiene un po’ meno al «Peque» (diminutivo di pequeno, piccolo) Schwartzman, la vera sorpresa del torneo insieme ai suoi 170 centimetri che ne fanno il più giocatore basso nella top 100. L’argentino di radici tedesche (il suo nome ovviamente è un omaggio a Maradona), che mamma Silvana mandava in giro per il mondo da ragazzino vendendo braccialetti fatti a mano fuori dai tornei, non ha ancora perso un set e ormai è diventato il padrone della Grand Stand Arena, dove alla solita torcida albiceleste si è aggiunto il calore dei tifosi italiani. Per la prima volta approda a una semifinale Masters 1000, dimostrando che la determinazione, l’applicazione e la volontà possono compensare un fisico più che normale. Che messaggio per l’australiano Nick Kyrgios, il troppo esuberante lanciatore di sedie: l’Atp nel frattempo lo ha multato di 20.000 euro per la scenata di giovedì contro Ruud, che si aggiungono all’azzeramento del premio in denaro (33.635 euro) e dell’hospitality per una stangata da più di cinquantamila bigliettoni. La misura è colma.

E’ magna Grecia. Dopo Tsitsipas arriva Sakkari (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

La Grecia conquista Roma con i suoi numeri uno del tennis. Stefanos Tsitsipas e Maria Sakkari sono i primi semifinalisti greci della storia degli Internazionali. Lui, campione Next Gen a 20 anni già numero 7 al mondo, ha sfruttato il ritiro di Roger Federer. Maria ha superato in tre set Kiki Mladenovic. Un momento d’oro in uno sport che non fa certo parte della tradizione ellenica. Una bella lotta, quella di Maria, che poche settimane fa ha anche conquistato il primo titolo Wta della carriera a ll anni di distanza dall’ultimo successo greco in un torneo femminile. L’ultima connazionale a fare bene sul circuito era stata Eleni Daniilidou, che tra il 2002 e il 2008 aveva collezionato cinque titoli Wta. Figli d’arte Sakkari e Tsitsipas arrivano da famiglie di sportivi. Lei è la figlia di Angeliki Kannellopoulou, giocatrice tra le prime 50 al mondo negli Anni 80, lui è figlio di Apostolos e Julya Salnikova, entrambi ex tennisti. Mamma Tsitsipas, figlia di un olimpionico di calcio con l’Urss a Melbourne 1956, è stata anche nazionale sovietica, mentre Apostolos è rimasto a livello Itf. Entrambi facevano i maestri al circolo di Vouliagmeni, periferia ricca di Atene, e presto hanno messo in mano la racchetta ai quattro figli. Opposta la storia della Sakkari, la cui madre invece ha cercato fino all’ultimo di tenere lontana dal circuito. Fortunatamente il piano non è andato a buon fine e adesso la Grecia si trova protagonista del tennis mondiale. Fieri e lottatori, lo ha dimostrato Maria ieri: «Siamo un popolo molto particolare, sappiamo essere durissimi da battere». Ora se la vedrà con Karolina Pliskova, ex numero 1 al mondo, che ieri ha superato la Azarenka e in finale potrebbe giocare il rematch della finale di Rabat, dove ha vinto contro Johanna Konta. Si replica anche per Stefanos, che oggi trova un Nadal assatanato di rivincita dopo il k.o. di Madrid. Amici Stefano e Maria, 24 anni lei e 20 lui, sono anche grandi amici. Si conoscono da anni, e a gennaio hanno giocato insieme la Hopman Cup a Perth. Un esordio col botto, considerato che la coppia è riuscita a battere la Svizzera di Federer e Bencic e gli Usa di Serena e Frances Tiafoe. L’obiettivo, per entrambi, è aiutare a far crescere il tennis nel loro paese: «Siamo riusciti a farlo diventare il terzo sport più importante a livello nazionale – ha detto Maria -, anche se sarà molto difficile avvicinare la fama di calcio e basket». […] Intanto il sogno è di rappresentare la Grecia a Tokyo puntando a una medaglia olimpica: «Siamo felici di quello che stiamo facendo — ha detto la ragazza di origini spartane —. Io, Stefanos e qualche altro sportivo stiamo riportando il sorriso alla gente che soffre da tanti anni. Questa è già una bellissima vittoria»

Federer, sono dolori: “Spero di ritornare” (Elisabetta Esposito, La Gazzetta dello Sport)

La notizia si diffonde poco prima di pranzo, un paio d’ore dopo il forfait della Osaka. Ma fa più male. Roger Federer si ritira dagli Internazionali d’Italia. Ha un problema alla gamba destra e dopo i due match di giovedì ha deciso di non rischiare. «Sono molto dispiaciuto di non essere in grado di scendere in campo – si legge nel comunicato – non sono fisicamente al 100% e dopo essermi consultato con il mio team abbiamo deciso che sarebbe stato meglio non giocare. Roma è sempre stata una delle mie città preferite, spero di tornare il prossimo anno». Spera. E con lui spera il pubblico che anche ieri era arrivato al Foro Italico per rendere omaggio al suo Re. La delusione è tanta, ma stavolta – al contrario di giovedì, quando era finita a insulti e spintoni – non c’è nessuno con cui prendersela. Roger chiede scusa anche su Twitter, ringraziando i fan per l’affetto, e viene perdonato. […] La numero uno. E un ragionamento simile deve averlo fatto pure Naomi Osaka. La numero uno del mondo si è ritirata prima del match con Kiki Bertens per un problema alla mano: «Mi sono svegliata e non riuscivo a muovere il pollice. Non mi era mai capitato niente del genere, ho provato ad allenarmi, ma giocare non era possibile. Mi dispiace per la gente che ha fatto un gran tifo per me, avrei voluto ripagarla scendendo ancora in campo». Le scuse di Fabio. In questo strano venerdì 17 arrivano però le scuse di Fognini a Sergio Palmieri, il direttore del torneo. Il campione di Arma di Taggia, dopo la sconfitta con Tsitsipas, l’aveva infatti invitato con toni e modi durissimi a farsi da parte per come aveva gestito lo stop per pioggia. Ieri, con un messaggio su Instagram, è tornato sui suoi passi: «Quando si è mossi da un sentimento forte, capita di esprimere un concetto in maniera sbagliata. Ieri sera ero scosso e mi sono lasciato andare a dichiarazioni troppo forti. Caro Sergio, ti chiedo scusa. Sono consapevole dell’enorme lavoro che hai fatto in tutti questi anni di direzione del torneo che più amo al mondo. Ci vediamo l’anno prossimo»

Nadal e l’incubo (Massimo Grilli, Il Corriere dello Sport)

Qualcuno si è accorto che ieri era venerdì 17? Agli internazionali sicuramente sì, dopo i forfait fatti registrare in poche ore dal numero 1 della dassifica femminile, Naomi Osaka, vincitrice degli ultimi due Slam, e dal numero 1 “sempre e comunque” del tennis maschile Roger Federer. Quest’ultima è sicuramente l’assenza più dolorosa, ci perdòni l’enigmatica giapponese: Roma aveva atteso con trepidazione la decisione del campione svizzero di arrivare agli Internazionali, esultato al momento del fatidico si, sorriso alle sue foto davanti a un gran piatto di pastasciutta, tifato come fa solo con gli italiani nel doppio impegno di giovedì, soprattutto spingendo Roger nella rimonta contro Coric. […] «Sono molto dispiaciuto di non essere in grado di scendere in campo – ha dettato lo svizzero via ATP – Non sono fisicamente al 100% e dopo essermi consultato con il mio team, abbiamo deciso che era meglio non giocare. Roma è sempre stata una delle mie città preferite, spero di tornare il prossimo anno-‘. E poi ha aggiunto un tweet «Il tifo degli appassionati durante le mie partite a Roma mi ricorda perché continuo a giocare. Mazie Grille (grazie mille in Federese, immaginiamo; ndr)». Federar avrebbe dovuta affrontare nei quarti T’sitsipas, numero 7 del mondo, per la prima volta in semifinale al Foro Italico. Per quanto riguarda la Osaka (ottavo ritiro nel tabellone femminile, infortuni compresi) decisivo è stato «un fastidio alla mano destra: ho sperato che col trascorrere delle ore andasse meglio ma così non è stato così – ha spiegato – Ho provato ad allenarmi ma poi con il mio team abbiamo deciso di non rischiare. Sono davvero dispiaciuta di non poter scendere in campo: il pubblico mi ha sostenuto tantissimo, è venuto a vedermi anche se mi stavo soltanto allenando. E poi, ormai avevo imparato a scivolare…». Passa dunque in semifinale l’olandese Bertens, numero 4 del ranking, che ha appena vinto il torneo di Madrid. LA PROVA DEL NOVE. Chi invece resiste e insiste a puntare al nono trionfo è Rafa Nadal che continua a volare sui suoi avversari: tre partite giocate e sei giochi persi in tutto, per conquistare la quarta semifinale di fila sulla terra dopo Montecarlo, Barcellona e Madrid, dove però è stato regolarmente bocciato. Oggi ritrova Titsipas, suo eversore sabato scorso (vinse 6-4 2-6 6-3), facile immaginare come Rafa stia pregustando la vendetta (tra l’altro, lo spagnolo ha vinto tutte e dieci le semifinali giocate agli Internazionali). «So bene quel che è successo a Madrid, come pure la possibile soluzione – ha detto ieri – però passare dalla teoria alla pratica non è così semplice. Se gioco come so fare, penso di poter vincere. Ieri si è fatto sorprendere all’inizio dai violenti colpi di Verdasco, subito avanti 3-1, poi dal 4-4 è volato via per otto giochi di seguito. Non è un caso, probabilmente, che giovedì Verdasco sia rimasto in campo per quasi cinque ore per battere Thiem e Khachanov contro le due di Nadal. «Contro Verdasco ho avuto belle sensazioni per l’ intera partita, e questi tre match in due giorni mi hanno fatto capire che il mio gioco sta migliorando, sono ottimista». LA POLEMICA CON L’ORGANIZZAZIONE Fognini, accuse e scuse ROMA – Tanto tuonò, che si scusò. Giovedì sera, dopo la sconfitta negli ottavi contro Tätsipas, Fabio Fognini aveva attaccato con parole di fuoco Sergio Palmieri («il direttore del torneo è questo e dobbiamo tenercelo. Certa gente dovrebbe levarsi dalle scatole, è un mio pensiero e l’avevo già detto l’anno scorso»). La notte però ha portato evidentemente consiglio, e il trentunenne di Anna di Tàggia ha capito di avere esagerato, e molto. Cosa ieri ha ritoccato abbondantemente il tiro: «Quando si è mossi da un sentimento forte, capita di esprimere un concetto in maniera sbagliata – ha scritto su Instagram. Ero scosso e in conferenza stampa mi sono lasciato andare a dichiarazioni troppo forti. Caro Sergio, ti chiedo scusa. Sono consapevole dell’enorme lavoro che hai fatto in tutti questi annidi direzione del torneo che più amo al mondo. Volevo solo esprimere il mio disappunto per la gestione della situazione di emergenza che si è venuta a creare in questa settimana. Mando un abbraccio a te e al meraviglioso pubblico degli Internazionali d’Italia. Ci vediamo l’anno prossimo. Un bacio, Fogna». Pronta la replica di Palmieri a RTL 102,5: «Nessun problema, siamo vecchi amici. Lui va preso così com’è. E’ una persona sincera». RUUD ATTACCA. Dopo l’ennesima follia di due giorni fa (lancio di un seggiolino in campo e fuga) e successiva squalifica, Kyrgios è statu multato dall’ATP con 20.000 euro per condotta antisportiva, oltre all’annullamento dei 45 punti conquistati a Roma e dei 33.635 euro del montepremi e al fatto di doversi pagare anche le spese di alloggio. Niente sospensione dal circuito, quindi, cosa che lo stesso Fededer aveva auspicato. Non la pensa così l’avvesaríio di giovedì di Kyrgios, il norvegese Ruud, andato giù deciso: «Nick dovrebbe esser sospeso almeno per sei mesi».

La prima volta si Schwartzman con tre vittorie in trenta ore (Christian Marchetti, Il Corriere dello Sport)

Per conquistare la sua prima semifinale in torneo Masters 1000 senza peraltro perdere un set, Diego Schwartzman ha dovuto ridisegnare il concetto di aggressività. Per sconfiggere Kei Nishikori 6-4, 6-2, ha dovuto fare mente locale su quei tre precedenti tutti persi. «Partite durissime ma combattute. E in ognuna di quelle ho vinto un set, per questo ho sentito di poterlo battere» Per diventare la sorpresa degli Internazionali Bnl d’ltalia e sconfiggere per la quinta volta in carriera (la seconda in tre tentativi quest’anno) un top 10, il 26enne di Buenos Aires ha dovuto giocare 3 match in 30 ore: solo giovedì quelli contro Ramos-Vmnolas (7-6, 6-1) e Berrettini (6-3, 6-4: per Matteo un gioco vinto in più rispetto a Nishikori). Dopo il successo col giapponese, somiglia a Forrest Gump: «Voglio soltanto tornare in albergo e buttarmi sul letto». CALCIO. Del suo feeling col calcio si sa tutto. Deve il suo nome al Pibe de Oro e tifa per gli stessi colori che Maradona rese grandi: Boca Juniors. Sempre come Maradona, non vanta una statura da corazziere. Anzi, quei 170 cm gli valgono da sempre il soprannome di “Peque”. […] TERRA. «È fantastico essere arrivato per la prima volta in semifinale a un 1000. A Montreal ci andai vicino (nel 2017, sconfitta con Haase al terzo; ndr). Non ho giocato il mio miglior tennis, ma sono molto felice di aver battuto Nishíkori, grande giocatore m questo tipo di condizioni». Diego non ha iniziato al meglio la sua stagione sulla terra, battuto puntualmente al secondo turno, eppure «mi sto sentendo sempre più in sintonia con la superficie. Ottimo segnale in vista di Parigi». La terra resta comunque la sua preferita. E sulla terra ha ottenuto i suoi due successi: Istanbul nel 2016, Rio de Janeiro nel 2018. Due tappe fondamentali: la prima, perché veniva guarda caso da un periodo di eliminazioni tra primo e secondo turno; la seconda, perché segnò l’ingresso nella top 20. Sempre nel 2018, il best ranking: il numero 11. Oggi, dopo una serie di alti e bassi modello otto volante, il gradino 24. Ma adesso, per favore, lasciamolo riposare.

I dubbi di Rafa, senza titoli verso Parigi (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Il diavolo nel tennis è un punto di vista. Una preoccupazione in più, un recondito pensiero che importuna e tedia. Potete crederci e non crederci, ma non aspettatevi di vederlo comparire su un campo, il volto arso dai fumi mefitici e gli occhi cerchiati di nero, due ali da pipistrello e le corna da caprone. Non è il male assoluto, e nemmeno un vostro tratto esclusivo, ma partecipa alla multiforme essenza del tennis, la stessa che obbliga a giocare contro cinque nemici, «il giudice di sedia, il pubblico, i raccattapalle, il campo e me stesso». Era una frase del vasto repertorio di Goran Ivanisevic. E quando gli chiedevano, “sì, vabbè, ma l’avversario?; rispondeva… «Quello è il meno». A un passo dalla finale di Roma e a due dall’inizio del Campionato Mondiale su terra rossa a Parigi, non sorprende scoprire avvolto nella scomoda coperta di simili, magiche riflessioni, anche Rafa Nadal, il più inossidabile tennista da mattone che abbia mai calcato i campi da gioco. […] E’ un fatto, in quest’anno di scarsa grazia, Rafa non ha ancora vinto un torneo, nemmeno sul rosso dove per anni ha viaggiato con il pilota automatico. Ha giocato la finale di Melbourne, poi non è andato oltre qualche semifinale. Nemmeno nel suo anno peggiore, il 2015, si era spinto tanto in basso, e lui non è tipo da accettare una dimensione di sé diversa da quella che ha sempre coltivato e nutrito le sue aspirazioni. Valutazioni che servono, se non altro, a evidenziare le difficoltà del prossimo turno, nel quale Rafa si troverà opposto per la seconda settimana e per la seconda semifinale consecutiva al greco Stefano Tsitsipas, che a Madrid molto lo ha lavorato ai fianchi per poi trafiggerlo con uno sgambetto d’autore nel terzo set, il primo acuto di una nuova rivalità (3-1 Rafa, al momento) che non potrà essere lunga quanto altre, visti i 12 annidi differenza, ma certo produrrà attriti e scintille. Penultimo atto romano cui Stefanos giunge lindo e riposato per gentile concessione di Roger Federer, costretto al ritiro da un problema muscolare cui aveva accennato già a margine della vittoria su Coric. «Una scivolata improvvisa, ho avvertito un dolorino e chiamato il fisio. Ma non ci sono state conseguenze». Diverso il tono preoccupato del comunicato di addio a Roma. «Non sono al cento per cento, spero non sia niente di preoccupante. Mi dispiace per il pubblico e per il torneo, conto di esserci l’anno prossimo», che sarebbe una splendida promessa se a farla non fosse un trentottenne. Del resto, in venti anni di carriera è appena il quarto ritiro di Federer e onestamente sarebbe pretestuoso accusare uno così di accampare scuse. «So come affrontare Tsitsipas», ragiona Nadal, senza rivelare particolari apprensioni, ma conscio che approdare a Parigi senza vittorie non gli faciliterebbe certo la conquista del dodicesimo titolo francese. «Come sempre un conto è dirlo, altro è metterlo in pratica. Lui sta crescendo benissimo, fra i ragazzi è uno dei miei preferiti».

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