Caruso stile Ceck. Lezione a Simon e ora trova Djokovic (Vidovich). Caruso e Fognini, orizzonti di gloria (Crivelli). Caruso si regala Djokovic (Semeraro). Anisimova e Swiatek, largo alle teenager predestinate (Crivelli)

Rassegna stampa

Caruso stile Ceck. Lezione a Simon e ora trova Djokovic (Vidovich). Caruso e Fognini, orizzonti di gloria (Crivelli). Caruso si regala Djokovic (Semeraro). Anisimova e Swiatek, largo alle teenager predestinate (Crivelli)

La rassegna stampa di venerdì 31 maggio 2019

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Caruso stile Ceck. Lezione a Simon e ora trova Djokovic (Ilvio Vidovich, QS – Quotidiano Sportivo)

Un siciliano dopo l’altro. Un anno fa fu Marco Cecchinato da Palermo a stupire il tennis, quest’anno è Salvatore Caruso da Avola che al terzo turno del Roland Garros affronterà proprio Djokovic contro il quale — ma erano quarti di finale — Cecchinato colse il più grande exploit della sua carriera. Cecchinato era n.72 e divenne n.31 a fine torneo. Caruso è ben più indietro: è n.147 e questo è il suo secondo Slam, il primo nel quale passa un turno. Intanto ha guadagnato 143.000 euro, la più grande “borsa” della sua vita. Fino a ieri in tanti anni aveva accumulato 404.000 dollari lordi e probabilmente speso di più per mantenere se stesso, la propria attività, il proprio team che oggi comprende un allenatore (Paolo Cannova) e un preparatore atletico (Pino Maiori) «ma i soldi che guadagno li reinvesto tutti per rafforzare il team». Intanto Salvatore dovrebbe essere salito di 26 posizioni nel ranking. Peccato debba affrontare ora il n.1 del mondo, i miracoli non si fanno tutti gli anni. Quella che Caruso ha dato ieri al trentaquattrenne francese Gilles Simon, n.33 Atp ed ex n.6, è stata una lezione davvero sorprendente anche nei termini: 61 62 64. E Djokovic? — si chiede a Caruso —. «Ho un giorno di tempo per pensarci… Quando si entra in campo bisogna sempre pensare che si può vincere, che poi sia un ostacolo difficilissimo è altra cosa». Djokovic con Laaksonen e Zverev con Ymer hanno vinto facile in tre set. Per la prima volta Djokovic è stato seguito in tribuna dal figlioletto Stefan di 4 anni. Anche l’altro azzurro in gara, Fabio Fognini, è approdato al terzo turno. Ha battuto il mancino argentino Delbonis 64 36 63 63 che è stato avanti di un break, 3-2 nel terzo set. Superato quel momento difficile Fognini ha avuto la strada in discesa. Incontrerà ora lo spagnolo Bautista Agut, n.21, contro il quale ha un bilancio favorevole di 6-2 pur avendoci perso l’ultimo duello a Miami a marzo.

Caruso e Fognini, orizzonti di gloria (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Non vendiamo sogni, ma solide realtà. È bello viaggiare con la mente nel favoloso mondo dei top ten, oppure immaginare i brividi di un faccia a faccia sul Centrale contro Djokovic, ma intanto si è concluso in gloria un pomeriggio che richiedeva concretezza e nervi saldi. Un inchino al solito Fognini di stampo principesco e tanti applausi a Caruso, che non può più essere considerato sorpresa estemporanea: si farebbe torto alla sua serenità di esploratore di nuovi orizzonti. A braccetto, Fabio e Salvatore arrivano al terzo turno, che in uno Slam è sempre un bel risultato. Fognini è qui da campione di Montecarlo, un successo che inserisce tra i prescelti quando si tratta di fare la conta dei pochi favoriti. Insomma, siamo appena all’inizio sulla scala dei desideri, ma il successo sul tignoso Delbonis certifica una condizione ideale per salire di un altro passo. Perché l’argentino è in una di quelle giornate in cui dal braccio escono colpi potenti, soprattutto con il diritto. Fognini nel primo set si insinua nelle piccole debolezze del numero 75 del mondo, ma nel secondo l’altro non regala più nulla e il nostro rimane troppo lontano dalla riga di fondo. E quando il mancino di Azul si issa a 3-2 e servizio nel terzo, Fabio ha una reazione da campione, con 4 game consecutivi perfetti: «Lì c’è stata la svolta, ho ripreso a spingere e mi sono andato a prendere il match». Per continuare a nutrire l’impresa della top ten, Fabio deve obbligatoriamente battere Bautista domani e approdare agli ottavi come l’anno scorso: lì, potrebbe anche permettersi di perdere se Coric e Del Potro non arriveranno ai quarti, mentre le ipotesi Monfils, Wawrinka e Pouille contemplano solo un loro improbabile successo nel torneo. Come un anno fa c’è un’Italia sorridente con la forza tranquilla di Salvatore Caruso, corposo come il Nero d’Avola della sua terra contro il veteranissimo Simon, dominato nei primi due parziali e poi rosolato e rimontato con pazienza quando il nizzardo prova a rimettere fuori la testa, salendo 3-0 nel terzo set: «Sono entrato in campo convinto di quello che dovevo fare – racconta il numero 147 del mondo – e devo dire che per due set tutto è andato alla perfezione. Sono molto contento della prestazione, sicuramente la migliore della carriera per come l’ho gestita, da giocatore maturato, pronto. Nei momenti più difficili, quando i risultati non arrivano, sono sempre stato costruttivo nel capire cosa mi mancava. Ora mi voglio godere questo bel risultato, a Novak penserò in seguito. Nessuna tensione, è solo una partita di tennis».

Caruso si regala Djokovic (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Le gerarchie che saltano, la classifica in rivolta: i Vespri siciliani, ma in tarda mattinata, e per giunta a Parigi. Il palermitano Marco Cecchinato, ricorderete, nel 2018 arrivò in semifinale, battuto solo dal vice-Nadal, l’asburgico Dominic Thiem. Salvatore Caruso, 26 anni, da Avola, provincia di Siracusa, per ora è al terzo turno. Dopo aver passato le qualificazioni e ribaltato all’esordio il n.53 del mondo, Jaume Munar, Salvo ha disintegrato anche Gilles Simon, anni 34, n. 33 del mondo con un passato nobile fra i primi dieci. Domani se la vedrà con Novak Djokovic, il n. 1 del mondo – malmenato l’anno scorso nei quarti proprio da Cecchinato – che da ieri si starà chiedendo cosa ha mai fatto per meritarsi le attenzioni del clan (tennistico) dei siciliani. Simon, alla 14^ partecipazione al Roland Garros, non era un test banale. Anche se con gli anni la fiamma leggera e beffarda del suo tennis tutto anticipo si è intiepidita, Gilou resta un pessimo cliente. Contro Salvo, però, non c’è stato niente da fare. Caruso, 26 anni, n. 147 del mondo, è un novizio dello Slam. In tabellone finora aveva giocato un solo match, agli Australian Open 2018, perso con il tunisino Jaziri. Due settimane fa si è fermato ai quarti nel Challenger romano del Garden, ieri per tre set ha marciato con il passo del veterano: pazienza, ritmo, pochissimi errori. Partendo con un parziale secco di 5 game a 0, ed emozionandosi (un po’) solo a un passo dalla vittoria, quei tre matchpoint scialati malamente prima di annullare una palla break e chiudere 6-1 6-2 6-4. «Sono entrato in campo sapendo quello che dovevo fare, e ci sono riuscito alla perfezione. E’ stata la migliore partita della mia carriera: non per la qualità del tennis, ma per come l’ho gestita, da giocatore maturo. Con il mio coach Paolo Cannova l’avevamo preparata bene; nel terzo set era importante testare lì, giocarsela punto a punto, un break di svantaggio si può sempre recuperare, e ce l’ho fatta». […] Nel 2013 si è allenato tre giorni a Zurigo con Federer, il futuro ultimamente però stentava a quagliare. Salvo, che il suo primo Challenger lo ha vinto nel 2018, non ha mollato. Il premio sono 143mila dollari, 25 posti guadagnati in classifica, un tète-à-tete con Djokovic. «E’ solo un match di tennis, non esageriamo, lo affronterò come al solito».

Anisimova e Swiatek, largo alle teenager predestinate (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Regine, reginette, aspiranti principesse. La corte di Parigi accoglie proprio tutte al gran ballo della terra, dalle dominatrici di antico blasone alle nuove stelle, fino alle terribili ragazzine senza macchia e senza paura. Serena Williams, attraversato con qualche timore il patema dell’esordio, si offre una seconda partita morbida contro la tenera Nara, travolta in 67′ con 10 ace e 5 punti concessi con la prima, mentre la Osaka, campionessa degli ultimi due Slam, continua a regalare primi set, ma quando si tratta di stringere i tempi seppellisce la Azarenka sotto 25 dritti vincenti. Un palcoscenico da allargare: le teenager infatti alzano la voce. Ieri è stato il giorno della classe 2001. La Anisimova, che compirà 18 anni il 31 agosto, si era già illustrata con gli ottavi in Australia, primo passo di una carriera scritta da nuova Sharapova. In casa, con i genitori Konstantin e Olga, si parla solo russo, ma Amanda è americana, nata in New Jersey e residente in Florida. La famiglia, a fine Anni 90, accetta l’invito di amici a trasferirsi negli States, dove la prima figlia Maria verrà presto indirizzata al tennis, che però non le appartiene: diventerà consulente finanziaria. Toccherà così alla secondogenita, con risultati ben più soddisfacenti: Us Open juniores e, quest’anno, il primo torneo Wta, a Bogotà. Salita fino al n. 51 del mondo, nell’inarrestabile maturazione non si ferma neppure contro la Sabalenka, 11 al mondo e tra le favorite, e ringrazia proprio Serena: «A Miami, dopo la sconfitta con la Kontaveit, ero davvero a terra: mi ha incrociato negli spogliatoi e mi ha riservato bellissime parole, non le dimenticherò mai. Da lì sono ripartita». Di partenze brucianti ha sentito parlare in famiglia pure la polacca Swiatek, 18 anni proprio oggi, figlia di un canottiere olimpico a Seul. Campionessa in carica a Wimbledon juniores, appena fuori dalla top 100, tritura la cinese Wang, testa di serie numero 16, in 53 minuti: «Non mi ha dato chance, mi sono trovata di fronte una potenziale top ten». Iga, grinta da predestinata e classico gioco moderno corri e tira, per il momento resta sotto traccia: «Non ho nulla da perdere, perciò scendo in campo senza pressioni e concentrata solo su quello che devo fare». Buon compleanno: presto la festa la farà alle altre.

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