Roland Garros
Del Potro si fa male, ma vince la maratona contro Nishioka: “Ho avuto paura, ora sto bene”
Scampato pericolo al Roland Garros per la Torre di Tandil, che gestisce al meglio un piccolo infortunio in apertura di partita: “Non ho forzato nel primo set e così ho vinto”
L’inchino e poi l’abbraccio. Si è chiuso così l’incontro tra Juan Martin del Potro e Yoshihito Nishioka dopo tre ore e 46 minuti di drammaticità. È stato l’argentino a spuntarla in cinque set e sfiderà Jordan Thompson nel terzo turno del Roland Garros, ma per molti tratti della partita sembrava il giapponese ad essere il favorito per la vittoria finale. Soprattutto nel primo set sono emerse tante difficoltà per del Potro, in prevalenza fisiche. Una brutta scivolata nel sesto game lo ha bloccato, non riusciva a muoversi e solo dopo un medical time out e la pausa di fine set è riuscito a riprendersi, anche se non del tutto.
Arrivato in sala stampa, i giornalisti lo hanno interrogato sulle condizioni del ginocchio che gli ha causato diversi problemi di recente: “Il ginocchio è ok“ ha risposto Delpo. “Come avete visto, sono scivolato e ho perso l’equilibrio, ho sentito dolore all’anca e al ginocchio. Ho sentito una strana sensazione, che mi ha preoccupato. Non è semplice gestire queste situazioni dopo tutti i miei passati infortuni, dovevo fare attenzione e resistere mentalmente, dovevo decidere come giocare quei game delicati. Non potevo muovermi bene e giocare al massimo, però il desiderio di continuare a competere è ciò che prende il sopravvento. E così ho vinto”.
Per una ventina di minuti il numero otto del mondo era bloccato, quasi si pensava al ritiro. Dalle sue parole si capisce però la scelta di lasciar scorrere i punti senza rischiare di farsi ancora più male, che ha portato alla perdita del primo set, ma gli ha permesso di arrivare in buone condizioni in fondo al match: “Questa forza mentale è maturata fuori dal campo, quando ho tempo per pensare e stare in silenzio. Quando ti stai giocando una partita non puoi controllare tutto così bene, decidere quando correre e fare scelte diverse. Ho dovuto capire ciò che è importante per la mia salute e capire che la mancanza di fiducia nasce dagli infortuni”.
Alla fine del match è piaciuto particolarmente l’inchino sostituito alla stretta di mano contro l’avversario giapponese: “Non era niente di preparato, ho sempre visto fare questo gesto dai giapponesi e l’ho fatto per mostrare il mio rispetto. Spero che questo possa aiutare i più giovani a capire cos’è lo sport e cos’è la sportività”.