Federer, 400 match negli Slam e un alfabeto quasi completato

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Federer, 400 match negli Slam e un alfabeto quasi completato

Quello di ieri contro Casper Ruud è stato l’incontro n.400 per lo svizzero nei tornei dello Slam. E la vittoria con Otte lo ha avvicinato ad un record molto curioso

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Roger Federer - Roland Garros 2019 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

Quattrocento partite nei tornei dello Slam. Tante ne ha giocate Roger Federer in carriera. L’ultima, quella che gli è servita per raggiungere questo ennesimo traguardo statistico della sua carriera, è stata quella vinta al terzo turno del Roland Garros contro il 20enne norvegese Casper Ruud, figlio di Christian, ex tennista professionista che era in tabellone nelle prime apparizioni di Federer a Parigi (1999, 2000, 2001). Di questi 400 incontri, distribuiti su 74 Slam, il maestro di Basilea ne ha vinti 345 e persi i restanti 55, corrispondente all’86% di successi. 111 sono andati in scena agli Australian Open, 107 a Wimbledon, 94 agli US Open e 81 al Roland Garros. La percentuale più alta di vittorie per lui è naturalmente a Wimbledon (88%), dove ha perso solo 12 incontri. Quella relativamente più bassa al Roland Garros (80%).

Ma durante questa edizione del Roland Garros, il 37enne fenomeno elvetico ha fatto un passo in avanti nel raggiungimento di un curiosissimo traguardo del quale probabilmente nemmeno lui è a conoscenza: aver disputato almeno un incontro in carriera con tennisti che portano un iniziale del cognome diversa nell’alfabeto. A livello di tour maggiore, Federer infatti non aveva mai sfidato un giocatore il cui cognome iniziasse con la lettera “O”. Lo ha fatto a Parigi, dove ha incontrato e battuto il lucky loser tedesco Oscar Otte al secondo turno.

Ora alla leggenda svizzera per completare questo Slam “alfabetico” manca solo la sfida ad un giocatore il cui cognome inizi con la lettera “X”. Il problema è che, stando al sistema di ricerca della ATP, al momento non esistono tennisti attivi sul tour con questa caratteristica. Federer dovrà insomma aspettare che questo “X man” nasca per poterlo affrontare. Qualcosa oggi di inimmaginabile. Ma forse lo svizzero non si sarebbe nemmeno immaginato di sfidare il figlio di un giocatore che era nel suo stesso tabellone trent’anni fa. 

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