Da 'Signorina diritto' a 'Signora Agassi'. I 50 anni da Open della regina Graf (Scanagatta). Graf, i 50 anni della "frau" del tennis (Crivelli). Berrettini trova casa sull'erba (Viggiani)

Rassegna stampa

Da ‘Signorina diritto’ a ‘Signora Agassi’. I 50 anni da Open della regina Graf (Scanagatta). Graf, i 50 anni della “frau” del tennis (Crivelli). Berrettini trova casa sull’erba (Viggiani)

La rassegna stampa di venerdì 14 giugno 2019

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Da ‘Signorina diritto’ a ‘Signora Agassi’. I 50 anni da Open della regina Graf (Ubaldo Scanagatta, La Nazione)

Steffi Graf oggi compie 50 anni. Li porta ancora benissimo. E’ nata il 14 giugno 1969. Ha un anno più di Andre Agassi, il marito con il quale nacque la love story nel ’99, quando i due campioni vinsero a 24 ore di distanza il Roland Garros, lei battendo Martina Hingis in finale, lui rimontando due set di handicap a Andrei Medvedev. Si sposarono due anni dopo, quando molti sembravano dubitare che il campione di Las Vegas e la campionessa di Bruhl, messa su famiglia, riuscissero a durare a lungo. Invece marito e moglie vanno d’amore e d’accordo a Las Vegas, sono ancora insieme, genitori affiatati di un maschio, Jaden Gil, e una femmina, Jaz Elle. Steffi è stata la prima e l’ultima tennista a fare il Golden Slam nel 1988, quando vinse quattro Slam e anche l’oro olimpico a Seul. Quell’anno Steffi, a 19 anni, vinse 81 partite su 84, con 12 titoli in 15 tornei. Un po’ come John McEnroe nel 1984, l’anno magico quando vinse 82 partite su 85. La futura moglie di André Agassi sarebbe rimasta la tennista più a lungo in vetta alla classifica della storia Wta, con ben 377 settimane in tutto, n. 1 del mondo per 8 stagioni e per 186 settimane di fila. Mi ricordo quando mi dissero di precipitarmi a vedere un fenomeno di 13 anni e 10 mesi al Roland Garros, in un campo che ora non c’è più: Steffi vinse, più giovane vincitrice di sempre in uno Slam, quel match. Era il 1983. Quattro anni dopo, dal 17 agosto 1987 Steffi Graf, poi ribattezzata Fraulein Forehand, Signorina Dritto, sarebbe diventata n.1 del mondo e sarebbe rimasta n.1 WTA per 377 settimane. Un record ancora imbattuto. Sarebbe rimasta n.1 per dieci anni con poche parentesi, otto volte avrebbe chiuso l’anno da n.1. Prima della Graf soltanto Maureen Connolly nel ’53 e Margaret Court Smith nel ’73 erano riuscite a trionfare in tutti e 4 gli Slam nello stesso anno. Steffi sapeva far tutto. Si muoveva benissimo, quasi danzando e copriva tre quarti del campo con un gran dritto, quasi sempre vincente, ottimo servizio. Il rovescio era quasi sempre tagliato, pochissimo falloso. Brooke Shields, prima moglie di Agassi, aveva attaccato al frigorifero — lo si legge in “Open”, la biografia di Agassi — l’immagine di un paio di gambe. Erano quelle di Steffi Graf. La bellissima Brooke non avrebbe mai immaginato che Steffi sarebbe diventata la seconda moglie di Agassi. Steffi era timida, parlava poco. Perché si aprisse occorreva… saperla prendere. Chi scrive apriva quasi sempre ogni conversazione con un complimento. E lei allora si sbloccava. In carriera Steffi ha conquistato 22 titoli dello Slam, uno meno di Serena Williams, due meno di Margaret Court. Sette Wimbledon, sei Roland Garros, cinque Us Open, quattro Australian Open. Perse 9 finali di Slam, ma con 107 tornei Steffi è seconda soltanto a Jimmy Connors che ne ha vinti 109. Quelli di Steffi, 900 vittorie in tutto, però, erano tutti tornei seri.

Graf, i 50 anni della “frau” del tennis (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Lunghi capelli biondi ad assecondare con un movimento fluente le sassate che uscivano dal dritto più devastante della storia del tennis femminile. Steffi Graf ha fatto irruzione nel circuito con la forza dirompente di una valchiria: «sturm und drang», tempesta e impeto. È ancora l’epoca dei miti assoluti Navratilova e Evert, seppur declinanti, quando una ragazzina tedesca avviata al tennis da papà Peter si prende anche la loro, di scena: numero uno e primo Slam (a Parigi) a 18 anni, addirittura il Grande Slam (terza e finora ultima della storia dopo la Connolly e la Court) e l’Olimpiade nel 1988. Steffi non ha ancora vent’anni e già appartiene alla leggenda. Con lei, l’esplosività atletica entra di prepotenza nelle partite tra donne, ma dietro una maschera apparentemente di ghiaccio si cela una donna tormentata, cresciuta senza amiche a causa della rigidità del padre, clic poi verrà arrestato (nel 1995) per aver truffato il fisco sui guadagni della figlia, provocandole una lunga crisi personale. Ma agli appassionati questa sua fragilità, sublimata dall’uso del rovescio solo in slice, piace. Eppure gli anni ’90 sono senza dubbio la decade della Graf. Fino all’agosto del 1999, quando si ritira da numero 3 del mondo. Una lezione per chi non riesce mai a dire basta. Due anni dopo sposa Agassi, e una relazione che sembrava uno spot diventa uno dei legami più solidi dello sport. Oggi Stefli, senza clamori e con grande classe, gestisce la sua Accademia dove fa avvicinare al tennis i bambini più sfortunati. Per questo i suoi 50 anni sono ancora più belli.

Berrettini trova casa sull’erba (Mario Viggiani, Corriere dello Sport)

Matteo Berrettini ha i colpi in regola per giocare bene su qualsiasi superficie, quindi li ha per farlo anche sull’erba. E’ nei quarti del torneo Atp 250 di Stoccarda, dove ieri ha liquidato Karen Khachanov in due set e 1h09″ di gioco. Per niente un avversario qualunque: il russo, pure lui 23enne, è appena diventato Top 10, per la precisione n. 9 del mondo, giusto una posizione davanti a Fabio Fognini. E Khachanov è il secondo scalpo eccellente, tra i primi dieci della classifica, collezionato in carriera da Matteo: a Roma, sulla terra, c’era stato Alexander Zverev. Probabilmente in questo caso Khachanov, che a breve diventerà papà per la prima volta, ha pagato pegno per essere al primo match stagionale sull’erba. Ma fino a un certo punto: i due si erano già affrontati in febbraio negli ottavi a Sofia, sul veloce indoor, e anche quella volta la spuntò Berrettini (6-4 al terzo set, dopo 2h10′). Altra curiosità: pure in Bulgaria per Matteo si trattava della seconda partita nel torneo e per Karen del debutto, avendo usufruito di un bye al primo turno. Allora Khachanov era 11 del mondo e Berrettini 53: adesso la forbice di classifica s’è ridotta (Matteo è 30, suo best ranking) e il risultato non è cambiato. Ed è arrivato peraltro in modo splendido. Matteo ha messo dentro il 64% della prima palla di servizio e su quella ha incassato il 90% dei punti giocati (59% sulla seconda), con un buon rendimento anche alla risposta (43% di punti vinti). «Ho giocato un gran match contro un grande avversario – il commento dell’attuale n.2 italiano – sono molto contento del modo in cui è arrivata questa vittoria. Al servizio sono stato davvero notevole, sono soddisfatto di come sto giocando perché è sempre difficile il passaggio dalla terra all’erba». Khachanov, n.2 del torneo, invece non ci ha capito granché e così sarà Berrettini a vedersela oggi con Denis Kudla, che ieri ha impiegato 2h19′ per mettere sotto Gael Monfils. Un avversario scomodo, lo statunitense, che guida 3-2 nei cinque precedenti, nessuno dei quali però sull’erba. […]

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