La vittoria di Berrettini a Stoccarda sulla stampa italiana (Crivelli, Semeraro, Azzolini)

Rassegna stampa

La vittoria di Berrettini a Stoccarda sulla stampa italiana (Crivelli, Semeraro, Azzolini)

La rassegna stampa di lunedì 17 giugno 2019

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Magico Berrettini. Il secondo italiano verde di gioia (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

U n grande prato verde dove nascono speranze. Di un futuro da superstar, di una carriera di fuochi artificiali qualunque superficie si ritroverà a calpestare. Non che il presente, peraltro, gli riservi carbone: da ieri Berrettini è il secondo italiano dell’Era Open a aver vinto un torneo sull’erba dopo il Seppi di Eastbourne 2011 e il più giovane azzurro di sempre con almeno tre titoli già nella vetrina nobile del salotto di casa. Applausi, ancor più fragorosi per quel numerino che da stamattina accompagnerà il suo nome nel ranking: 22. Più che speranze, sono certezze.

(…). tanto per cominciare non perde mai il servizio in 50 game. Per non scomodare paragoni ingombranti, nella stagione 2018 gli unici immacolati alla battuta in un torneo poi conquistato sono stati Zverev a Madrid e Djokovic a Shanghai. Le cifre di Matteo a Stoccarda impressionano: anche nell’epilogo contro il baby prodigio Auger-Aliassime concede appena 3 punti con la prima (41 su 44) e la percentuale nelle cinque partite è superiore all’89% complessivo.

(…). Ancora una volta, il rovescio di Berretto è un’arma e non una debolezza, con lo slice usato intelligentemente per non dare campo al diciottenne di Montreal e passanti lungolinea brucianti. Poi, nel tie break allo spasimo del secondo set, ci aggiunge anche cuore e coraggio: cinque set point per l’altro annullati (sull’ultimo, una chiamata corretta dall’arbitro oggettivamente svantaggia Felix) e due match point favorevoli svaniti, prima della risposta di dritto vincente dell’apoteosi, al 24′ punto. Parole e musica da campione: «Un torneo fantastico, dove ho giocato sempre bene e contro avversari forti. Ancora non riesco a credere a quello che ho fatto. Faccio i complimenti al mio avversario, perché so esattamente cosa prova in questo momento e bisogna ricordarsi di quanto sia giovane. Sono davvero contento, non ho mai perso il servizio, ma sono stati match tutti molto combattuti: sono davvero orgoglioso della forza mentale che ho dimostrato». È lì che coach Santopadre ha sempre lavorato in profondità fin da quando lo prese tredicenne, obbligandolo a giocare due tornei su tre sul veloce da junior per farlo uscire dalla comfort zone della terra rossa e poi iscrivendolo un anno fa ai tornei sull’erba, certamente non amata, anziché rifugiarsi in Challenger dai punti facili. Dodici mesi dopo, l’allievo doma i prati sconfiggendo tra gli altri l’erbivoro Kyrgios, il numero 9 del mondo Khachanov e il predestinato Aliassime.

(…) «Finalmente affronto le partite con leggerezza, seguendo l’esempio di mio fratello Jacopo, che è bravissimo a lasciarsi scivolare addosso le avversità, e i suggerimenti di Flavio Cipolla (già 70 del mondo e suo compagno di allenamenti all’Aniene, n.d.r.): lamentarsi di un colpo sbagliato in campo è inutile, tanto il punto indietro non ti torna». Da adolescente lo chiamavano Radio perché parlava e parlava tra uno scambio e l’altro: avanti di questo passo diventerà Cinema. Solo prestazioni da Oscar.

Berrettini, spaventoso e senza confini (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Adesso che Matteo Benettini si è preso il suo terzo torneo in undici mesi – neanche Adriano Panatta ci era riuscito alla sua età, 23 anni compiuti ad aprile – adesso che abbiamo un vice-Fognini; da oggi numero 22 del mondo, capace di vincere non solo sulla terra (Gstaad 2018 e Budapest 2019) e sul cemento (il super Challenger di Phoenix nello scorso febbraio) ma anche – udite, udite – sull’erba, beh, ragazzi, adesso possiamo pensare a divertirci sul serio. Era dal 2011 che un italiano non alzava una coppa sul verde, Andreas Seppi, primo e unico nell’era Open, ci era riuscito a Eastbourne. In tutto il torneo non ha ceduto un set, nè un turno alla battuta (…).

Nell’Atp 250 di Stoccarda, dove un anno fa aveva vinto Federer, Matteo ha messo in fila Nick Kyrgios, Karen Khachanov, Jan Lennard Struff e ieri, in finale (6-4 7-6) anche Felix Auger-Aliassime, 18enne-meraviglia canadese destinato a grandi cose, forse al numero 1, che oggi lo precede di un posto in classifica ma che ieri si è dovuto arrendere alle botte di servizio di Matteo. Alle sue risposte aggressive, alle martellate di diritto, alle rasoiate di rovescio, alle volée accarezzate e ai passanti millimetrici. E soprattutto alla personalità, alla serenità, alla determinazione del “Beretta”. Il primo set il romano lo ha chiuso con il solito break chirurgico; il secondo se l’è dovuto sudare al tie-break, annullando cinque setpoint (anche con fortuna: vedi l’overrule di Carlos Bemardes che sul 7-6 per Felix ha smentito una chiamata che avrebbe mandato la partita al terzo set), e chiudendo 13-11 al terzo match-point.

(…) I numeri al servizio della sua settimana nel Baden Wurttenberg fanno paura: 0 set ceduti in tutta la settimana, 0 game persi su 50 turni alla battuta, appena 2 palle break concesse, in semifinale a Struff. L’89% di punti portati a casa con la prima. Non è un erbivoro classico, tutto serve&volley, ma ha imparato a leggere gli schemi vegetali.

(…) La chiave della trasformazione di Matteo da terraiolo a campione universale – quest’anno è arrivato fra i primi quattro anche indoor a Sofia, ed è l’unico nel 2019 ad aver raggiunto tre semifinali su tre superfici diverse – sta soprattutto li, nella “capoccia”. Il Berrettini ante-2018 si “tafazzava” spesso e volentieri, sprecando energie preziose; quello di oggi sa essere concentrato, ma anche “leggero” quando serve. «Soprattutto sull’erba, dove non si può pensare troppo, ma bisogna seguire un istinto tattico particolare», aggiunge il tecnico Santopadre (…). “II segreto della crescita di Matteo sta nella sua umiltà, nella disposizione a imparare. E’ una spugna, e si è fidato di me quando gli ho chiesto di seguire un progetto di crescita. A 19 anni impostare la programmazione per due terzi sul veloce poteva sembrare follia, ma il risultato è che Matteo oggi è un giocatore moderno e universale, che sa adattarsi a tutte le superfici. Sull’erba è cresciuto alla risposta, certo; ma la vera differenza adesso la fa il modo in cui sa stare in campo». Aliassime, con cui si era allenato a Stoccarda nei giorni scorsi, gli ha fatto i complimenti (sentiti) anche per la simpatia e l’umanità, e il dettaglio non guasta. Dopo Halle potrebbe giocare a Eastbourne, con la Top 20 nel mirino, poi c’è Wimbledon. Piedi per terra – anzi, sul prato – ma da questo Berrettini ci si può aspettare ancora molto.

Dopo Federer? Matteo. Berrettini vince sull’erba di Stoccarda  (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Dopo Federer, c’è Berrettini. Tranquilli, non è un annuncio, e nemmeno una profezia da spalmare sul futuro prossimo del tennis. Però, chissà… L’albo d’oro del torneo di Stoccarda dice questo, e noi chi siamo per contraddirlo? Il successo sul diciottenne canadese di origini africane, Felix Auger-Aliassime, è il terzo su quattro finali per Matteo, il secondo quest’anno (…).

Da oggi, Matteo sarà al numero 22, a un passo dall’ingresso nella Top Twenty, dove solo i migliori trovano posto. Una settimana da percorso netto. A più riprese l’erba tedesca ha sottolineato i molti meriti del giocatore italiano, che sta guidando ad alta velocità lungo le strade che portano al tennis, quello che conta, quello d’alto bordo.

(…) Non ha mai perso il proprio servizio, ha concesso solo due palle break (a Struff), ha sempre vinto in due set, e ha preferito procedere per le vie spicce concedendosi a due-tre scambi al massimo su ogni “quindici” giocato. Il tennis dei pochi scambi era antico, tutto impostato sulle discese a rete, come vi giungono oggi è invece il frutto delle convinzioni più moderne. Fra i registri dello stesso Matteo non c’è ancora l’attacco spregiudicato in funzione serve and volley… Sono il servizio, il dritto e la smorzata a regolare POSIZIONE che oggi Berrettini avrà nel ranking mondiale, diventando il secondo italiano la lunghezza degli scambi. E sono i suoi colpi migliori, come ha dimostrato anche ieri, nel corso di una finale che ha dominato per un set e mezzo e ha rischiato di farla scivolare, senza colpe, in una pericolosa terza frazione. Perso il primo per via di un break al terzo gioco, Felix Auger-Aliassime è uscito indenne per miracolo dai suoi primi tre servizi iniziali del secondo set, dove ha concesso cinque palle break e ha rimontato in un’occasione da uno scomodo 15-30.

(…). Ha un servizio violento ed efficace, si muove benissimo su tutte le superfici (era la prima volta che giocava sull’erba), sa difendersi e non si perde d’animo, e nelle gambe ha la stessa potenza del giovane Nadal. Se commette qualche imprudenza, è perché l’insieme delle esperienze che sta conducendo va ancora dipanato e immagazzinato negli schemi di gioco che gli sono propri. Ma è facile prevedere che sarà presto fra i primi cinque del mondo, a battersi per il comando, non appena i favolosi tre concederanno uno zinzino di spazio. Felix al fianco di Tsitsipas, di Zverev, forse di Shapovalov, certo di Thiem. E chissà se in questo quadro non ci sarà un posto anche per Berrettini. Nel concitato finale del tie break, quando lo scontro si è fatto duro, Matteo ha avuto in sorte una chiamata sfortunata per Aliassime, sul terzo dei quattro set point avuti a disposizione dal canadese, ma ha reagito sempre con grande veemenza a tutti i momenti più negativi, ribaltando il tie break e concedendosi tre matchpoint. Felix ha risposto di ace sui primi due, ma nel terzo si è fatto cogliere a mezza via su una rispostona vergata con il dritto da Berrettini.

(…). «Sei davvero un giocatore di grandi qualità» è stato il saluto di Felix, ripresosi dopo un lungo momento di sconforto (sono tre le finali che ha smarrito nel corso di questi mesi: Rio, Lione, Stoccarda). «Un onore giocare con un tennista che, ne sono certo, arriverà molto in alto» la replica di Matteo, che poi ha ringraziato in italiano coach Santopadre e quelli del suo team. «Mi state aiutando a diventare uomo e giocatore. Vi debbo moltissimo».

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