Murray torna, vince e commuove (Scanagatta). Murray, quale ritiro? Pensa già al singolare (Cocchi). Con Berrettini-20 è Italia record (Guerrini)

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Murray torna, vince e commuove (Scanagatta). Murray, quale ritiro? Pensa già al singolare (Cocchi). Con Berrettini-20 è Italia record (Guerrini)

La rassegna stampa di martedì 25 giugno 2019

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Murray torna, vince e commuove. Cinque mesi dopo l’addio in lacrime (Ubaldo Scanagatta, Resto del Carlino Sport)

The Championships. Così gli inglesi chiamano il torneo di Wimbledon. Quasi non ce ne fossero altri. I Doherty Gates dell’All England Club in Church Road non si sono ancora dischiusi, ma le qualificazioni del National Tennis Center di Roehampton, a poche miglia di distanza, sono già cominciate ieri. Nel primo turno erano impegnati ben 13 tennisti italiani. Solo 4 l’hanno superato. Oggi giocheranno le 4 azzurre. Ma nel Regno Unito, dopo che domenica tre 37enni che hanno vinto 3 tornei (Federer il n.102 a Halle, Feliciano Lopez al Queen’s, Robredo a Parma), tutte le attenzioni si sono riversate sul vittorioso ritorno — sia pure in doppio – dell’ex n.1 del mondo Andy Murray. 32 anni, 41 settimane da leader ATP, solo tennista a potersi fregiare di 2 ori Olimpici (Londra 2012 e Rio 2016), i 3 Slam in bacheca, Wimbledon 2013 e 2016, US Open 2012 in mezzo a 45 tornei vinti più una Coppa Davis conquistata quasi da solo e 62 milioni di dollari, Andy Murray è tornato a giocare solo in doppio al Queen’s. Lo ha giocato e vinto al fianco di Feliciano Lopez, e subito si è ritrovato con un trofeo da sollevare al cielo. Erano trascorsi 5 mesi dall’ultimo match giocato e perso con lo spagnolo Bautista Agut all’Australian Open. Era uscito da quel match fra i singhiozzi. Persuaso che la sua carriera fosse ormai finita. I medici gli avevano detto che l’operazione all’anca era assolutamente necessaria per sperare di tornare a camminare come una persona normale, ma senza illudersi di poter tornare a giocare. Lo scozzese non aveva praticamente mai smesso di zoppicare dacchè, da campione in carica, aveva perso nei quarti a Wimbledon 2017. Un anno e mezzo perso fra un’operazione malriuscita, frustranti e vani tentativi di riabilitazione, match sofferti persi in mezzo a dolori quasi insopportabili, vane consulenze con i migliori chirurghi del mondo. A fine gennaio la decisione di operarsi nuovamente. O la va o la spacca. Beh, al Queen’s si è visto che, pur vittorioso, non è ancora lui. Il servizio non è lo stesso, lo scatto su metà campo da gestire neanche. Se non ci fosse stato un Lopez scatenato… «Lo so, ma l’importante è che la mia anca di metallo non l’ho proprio sentita, non mi ha fatto male e sono già contento di essere riuscito a tornare su un campo da tennis. Due mesi fa non avrei mai creduto di potercela fare… Giocherò il doppio a Eastbourne… (in coppia con il brasiliano Melo) e poi a Wimbledon (con il francese Herbert)». Ma l’appetito vien mangiando. Andy, che vorrebbe giocare il singolare all’US Open, ora cerca anche una compagna per il misto a Wimbledon. «Mi hanno respinto sia la Barthy, sia la Mladenovic… sarebbe imbarazzante subire un altro no, ma mi piacerebbe una Williams».

Murray, quale ritiro? Pensa già al singolare (Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport)

La sua conferenza stampa a Melbourne, in lacrime, in cui diceva di non poter più andare a vanti a giocare aveva commosso il mondo del tennis. Andy Murray, il quarto dei Fab Four, ex numero uno al mondo, due volte vincitore di Wimbledon e campione olimpico, era stato salutato come un ex. L’anca operata un anno prima continuava a impedirgli una vita normale: «Ho deciso di operarmi di nuovo – aveva detto —, vorrei ritirarmi a Wimbledon, ma non so se ce la farò. Mi sottoporrò a una nuova operazione per migliorare la qualità della vita». Ma il destino aveva deciso che per «Muzza» non era ancora ora di dire basta. Al Queen’s, il torneo che in singolare lo aveva visto trionfare cinque volte, ha deciso di rientrare in doppio con Feliciano Lopez, «Deliciano» come lo aveva soprannominato mamma Murray riferendosi alla sua avvenenza. Un binomio fortunato, con lo spagnolo vincente a 37 anni sia in singolare che in coppia con Andy: «Mi diverto e non ho più paura» ha commentato lo scozzese che ha una protesi all’anca destra. E adesso l’ipotesi di tornare a ballare anche da solo non è più utopia. A chi ipotizza un suo rientro in singolare allo US Open non chiude la porta in faccia: «Beh, potenzialmente sarebbe il posto giusto». Il perfetto punto di ripartenza, a New York, dove ha vinto il primo Slam, nel 2012. «Però non voglio mettermi pressione o creare aspettative. Sarebbe certo bellissimo, ma anche solo aver vinto il primo turno in doppio qui a Londra mi ha dato una tale gioia che potrebbe bastarmi per tutta la vita». Verso Wimbledon Wimbledon, che avrebbe dovuto essere il palco dell’addio, ora è diventato un nuovo obiettivo verso la rinascita: «In doppio giocherò con Herbert, mentre sono ancora alla ricerca di una partner per il doppio misto. La Barty mi ha detto no… ho ricevuto un bel po’ di rifiuti a dire il vero» […]

Con Berrettini-20 è Italia record. Mai così in alto da ben 43 anni (Piero Guerrini, Tuttosport)

Bisogna ringraziare Roger Federer per l’attenzione verso il tennis italiano. Dapprima Roger ha permesso a Fabio Fognini di entrare nella top ten, battendo Stan Wawrinka a Parigi, poi ha consentito l’ingresso di Matteo Berrettini tra i primi 20 proprio alla vigilia di Wimbledon, superando Goffin nella finale di Halle. Non contento, ha pure promosso Matteo: «Sono impressionato dai suoi risultati, è da tenere d’occhio per Wimbledon». Bisogna ringraziare sua maestà Roger, che a Londra sarà testa di serie n. 2 in ragione dei risultati sull’erba: per ritrovare una simile, florida, situazione del tennis italiano maschile dobbiamo risalire fino al settembre 1976. Anno di grazia. All’epoca Adriano Panana numero 6 e Corrado Barazzutti numero 17. Matteo però stupisce per precocità, in relazione alla media italiana. Soltanto Panatta aveva raggiunto i top 20 (a inizio era open, nel 1973), a 23 anni e due mesi. Non bastasse, il romano è n. 13 attuale nella Race to London le ATP Finals. E questo conforta molto in prospettiva ATP Finals a Torino dal 2021. È anche il decimo italiano dell’era Open dopo i soliti Panatta e Barazzutti, Fognini, Paolo Bertolucci, Marco Cecchinato (approdato al n. 16), Omar Camporese, Andrea Gaudenzi, Andreas Seppi e Renzo Furlan. Per molti di questi fu l’apice di un percorso. Per Berrettini la sensazione è di trovarsi a graffare soltanto la superficie del suo talento e del suo gioco. E insomma, era da un bel po’, diciamo da Panatta, sempre lui, che Wimbledon non ci aspettava con simile attenzione. Del testo anche il numero di partecipanti è un segnale positivo: Fognini, Berrettini, Cecchinato, Seppi, Sonego, Fabbiano e Lorenzi sono già in tabellone, in attesa di eventuali qualificati. Il veterano Lorenzi grazie al forfeit di Del Potro, operato per la frattura della rotula destra. Domani saranno annunciate le teste di serie. Ma è noto che Federer sarà n. 2 e dunque non incontrerà Djokovic se non in finale. Sembra inoltre che Fognini sarà n. 12, ma vedremo dove sarà inserito Matteo. Dettaglio non di poco conto perché venerdì si sorteggia il tabellone maschile e di sicuro, i big vorrebbero evitare l’azzurro al terzo turno. Perché quel servizio e il secondo colpo sono notevoli, veloci e potenti. E sull’erba il ragazzo ha mostrato di poter fare parecchio male […]

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