Da Borg a Borg, 40 anni dopo ecco Leo (Scanagatta). Rafa, la sorte contro (Azzolini)

Rassegna stampa

Da Borg a Borg, 40 anni dopo ecco Leo (Scanagatta). Rafa, la sorte contro (Azzolini)

La rassegna stampa di sabato 29 giugno 2019

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Da Borg a Borg, 40 anni dopo ecco Leo (Ubaldo Scanagatta, Giorno – Carlino – Nazione Sport)

«C’è un grande prato verde dove nascono speranze che si chiamano ragazzi…» avrebbe cantato Gianni Morandi. Ieri i sorteggi dei due tabelloni hanno fatto sgonfiare la polemica attizzata da Rafa Nadal nei confronti di Wimbledon – migliaia di commenti sui siti di tennis! – per essere stato retrocesso a testa di serie n.3 alle spalle di Federer, perché i due sono comunque capitati nella stessa metà del tabellone. Quindi alla fine la scelta dovuta all’algoritmo erboso non favorisce né l’uno né l’altro. Chi dovesse vincere il torneo dovrebbe battere l’altro dei top 3 e poi anche in finale — teoricamente — il n.1 Djokovic. Così l’attenzione provocata dai sorteggi anziché sui soliti Fab over30, 37 Roger, 33 Rafa, 32 Novak, si è spostata sui giovanissimi ancora non Fab, ma forse destinati a diventarlo. Uno potrebbe magari essere Leo Borg, figlio di tal Bjorn che a Wimbledon dominò per un quinquennio. 1976-1980, cinque trionfi di fila prima di lasciare il passo a John McEnroe. Leo, classe 2003 e figlio della terza moglie (Patricia Ostfeldt sposata nel 2002, dopo i divorzi da Mariana Simionescu e Loredana Bertè), assomiglia assai al padre, occhi azzurri, capelli biondi, l’andatura, il rovescio a due mani. Meno potente e apparentemente meno talentuoso, n.352 delle classifiche ITF junior, ha sì vinto i “nazionali” svedesi under 14 e under 16, ma ha giocato quasi sempre in Svezia. La carriera internazionale l’ha iniziata a fine 2017. Wimbledon sarà il suo primo torneo junior Grade A. È soprattutto nel nome del padre che ha ottenuto una wild card per le “quali” del torneo junior di Wimbledon (le si giocano a Roehampton il 4 e il 5 luglio) che comincia l’8. Se arrivasse a Chruch Road avrebbe di sicuro più spettatori (e media) lui di tanti junior più forti. Ne ha già avuti tantissimi Coco Gauff, la ragazzina afroamericana di 15 anni e 122 giorni che ha lo stesso manager di Roger Federer, Tony Godsick, e già lo stesso sponsor, Barilla. Secondo me ha più chances Coco di Leo, ma si vedrà. Coco ha dominato le “quali”, lasciando 14 game in tutto a 3 ottime giocatrici, la n.1 Bolsova (7), Ivakhnenko (5), Minnen al terzo round (doppio 6-1). Il caso ha voluto che la ragazzina sia capitata, nel tabellone principale, contro Venus Williams, afroamericana come lei e che potrebbe, a 39 anni compiuti il 17 giugno, essere tranquillamente sua madre: 23 anni e 10 mesi è il gap anagrafico. Non mi stupirei se al derby fra… mamma e figlia Wimbledon riservasse uno dei primi due campi. Quelli con il tetto (nuovo di zecca per il n.1).

Rafa, la sorte contro (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Wimbledon gioca con i suoi protagonisti, un po’ li scuote, un po’ li titilla, in qualche caso mostra la faccia dura. Se lo può permettere. Lui è lì da 142 anni, e ci sarà anche domani e dopo, più solido e ricco e forse ancora più fascinoso, da quel poco che trapela sull’utilizzo della grande area che si stende di fronte ai cancelli dell’AELTC, fino a ieri destinata al golf poi recuperata al tennis, che ne è sempre stato il legittimo proprietario. Alberghi, parcheggi, nuovi campi (per le qualificazioni), molti ristoranti. C’è anche un lago… Così, al Rafa Nadal estremamente turbato nei giorni passati dalle norme in vigore per la scelta delle teste di serie, e non poco polemico per il sorpasso di Roger Federer ai suoi danni, dal numero 3 al numero 2 che Rafa riteneva gli spettasse di diritto, il torneo chiede di accomodarsi proprio dalla parte di Roger. Come a dire, se non sei d’accordo, spiegalo a lui, anzi, divertitevi fra di voi, se riuscirete a raggiungere la semifinale. Ma non dimentica l’affronto e cosparge il percorso di Rafa di scogli irti e taglienti. Al secondo turno c’è Nick Kyrgios, che lo ha battuto sull’erba (2014) e due volte su tre sul cemento, compresa l’ultima della serie, ad Acapulco lo scorso febbraio. Nick il Selvaggio, che va in giro dicendo peste e corna di Rafa e dello zio Tony, «che protestano sempre e soltanto per ciò che fa comodo a loro», e lo odiano, «perché so come battere Rafa, cosa che la famiglia Nadal ritiene inaccettabile». Anche gli italiani finiscono nel tritatutto. Alla seconda partecipazione monstre consecutiva, con nove tennisti al via nel tabellone maschile, Wimbledon si pregia di ricordare che non bastano i numeri per sentirsi erbivori, ma occorre saper vincere. Detto fatto, semina di ostacoli il percorso di ognuno di loro, mette Fognini con lo scorbutico Tlafoe (che non sarà un maestro di stile, no davvero, ma ha una ripresa che sembra quella di una Kawasaki), e affida il buon Fabbiano – appena riemerso da una combattuta semifinale a Eastbourne, persa contro Querrey – alle cure di Tsitsipas, che l’erba la sta ancora studiando, ma certo ha colpi e mobilità per fare bene anche lì. Sonego trova Granollers, numero 105, ed è tra i fortunati, ma dovrà smaltire le fatiche di Antalya (la semifinale contro Bautista Agut è stata sospesa ieri per pioggia sul 6-3 5-5 a favore del piemontese) e quattro ore di viaggio dalla Turchia a Londra. Berrettini comincia contro Albot, ma già in secondo turno fa capolino Tomas Berdych, uno che ai Championships ha fatto sempre il suo: due quarti, due semifinali e la finale del 2010 persa contro Nadal […] Un match da seguire? Be’, uno in più, dato che il programma è già ricco il suo. La stellina Cory Gauff, 15 anni compiuti a marzo e un contratto milionario con Barilla, cresciuta nel mito delle Williams, contro Venus, 39 anni, forse alla sua ultima partecipazione.

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