Berrettini-Fognini da urlo. Azzurro vivo a Wimbledon (Scanagatta). Berrettini & Fognini la scalata continua (Crivelli). Nadal fatica contro il guitto Kyrgios (Semeraro)

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Berrettini-Fognini da urlo. Azzurro vivo a Wimbledon (Scanagatta). Berrettini & Fognini la scalata continua (Crivelli). Nadal fatica contro il guitto Kyrgios (Semeraro)

La rassegna stampa di venerdì 5 luglio 2019

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Berrettini-Fognini da urlo. Azzurro vivo a Wimbledon (Ubaldo Scanagatta, La Nazione)

C’erano due italiani in gara al secondo turno di Wimbledon, nel giorno in cui il match più atteso era però il settimo duello fra Rafa Nadal e Nick Kyrgios che ne avevano vinti 3 ciascuno e si erano scambiati di tutto fuorchè simpatia e complimenti. 63 36 76 76, dopo una partita di grandissimo livello, lo ha vinto il maiorchino che aveva rimproverato l’australiano di scarsa professionalità per un servizio da sotto. Matteo Berrettini ha messo fine alla notevolissima carriera del cipriota Marcos Baghdatis, 34 anni ed ex n.8 ATP, dominandolo in 3 set (61 76 63). Baghdatis, semifinalista qui 13 anni fa, marito di una ex tennista, la croata Sprem, e padre di tre figli, aveva annunciato di volersi ritirare con questo Wimbledon. Quando ha sbagliato l’ultima risposta si è messo a piangere. Poi ha preso tutte le sue racchette e le ha regalate agli spettatori. Non contento ha lanciato poi anche magliette, pantaloncini, scarpe. Berrettini adesso sogna di incontrare Federer in ottavi.

(…) Questa volta dovrà prima battere però il tennista più basso dei top 100, l’argentino Schwartzman, el Peque (il piccolo) per via del suo metro e 70. Due o tre cm meno del nostro Fabbiano che oggi sfida lo spagnolo Verdasco. Berrettini aveva perso da Schwartzman a Roma (…)

L’altro azzurro in gara ieri, Fabio Fognini, è venuto fuori da un’altra maratona in 5 set. L’altro giorno con Tiafoe, ieri con l’ungherese Fucsovics, n.51 Atp: 67 64 76 26 63 3h38m. Al prossimo turno avrà l’americano Sandgren, n.94 Atp. Dopo 5 volte al terzo turno questa sembra l’occasione più propizia per raggiungere gli ottavi. Se non sarà troppo stanco. Si complica troppo spesso partite che potrebbe vincere più agevolmente. Ci sono tre italiani al terzo turno per la prima volta nell’era Open. Ma nel `49 furono quattro.

Berrettini & Fognini, la scalata continua. È un’Italia che strega (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

E se il lunedì diventasse all’improvviso un giorno da sogno? Il paradiso sarebbe fatto così: due italiani sul Centrale contro Federer e Nadal. La più dolce delle fantasie vola sulle ali di un altro turno da ricordare per Berrettini e Fognini, dioscuri azzurri che avanzano ancora in coppia disegnando scenari idilliaci: è vero che prima dell’ascesa al cielo degli ottavi contro i dominatori di questo secolo occorre disinnescare le trappole di Schwartzman e Sandgren, ma il periodo frizzantissimo del tennis italiano al maschile meriterebbe un’epifania sull’erba, un tempo assai ostica da digerire. Berretto viene da 11 vittorie in 12 incontri nel 2019 e nel match contro il vetusto Baghdatis carico di antiche glorie il suo esplosivo arsenale erbivoro si esalta in 16 ace, in appena 12 punti concessi con la prima e in 37 vincenti. Il numero 20 del mondo ha un piccolo passaggio a vuoto solo nel 12″ game del secondo set, quando sta servendo per il parziale e con un paio di gratuiti senza senso regala il primo e unico break al cipriota, semifinalista nel tempio di Church Road addirittura nel 2006.

(…). Matteo però è stato perfetto: «Avevo pensato al possibile coinvolgimento emotivo, poi in campo ovviamente ho tirato dritto per la mia strada. Egoisticamente, ma lo dico con grande rispetto, sono contento di essere stato il suo ultimo rivale, perché la festa alla fine è stata davvero da brividi e la porterò per sempre nel cuore, più della vittoria». Che significa terzo turno a Londra per la prima volta in carriera di un ragazzo che fino a gennaio aveva ottenuto appena un successo sui prati, e con la possibilità di una saporita rivincita. Lo attende infatti il Peque Schwartzman, il più basso (1.70) tra i top 100, che lo ha battuto a Roma. Un cagnaccio, con quei colpi piatti e lunghi che Berrettini soffre, ma che l’erba dovrebbe un po’ sterilizzare esaltando invece la potenza del nostro.

(…) Non si interrompe un’emozione: se Matteo guarda giustamente al Divino, Fognini freme per un appuntamento con Nadal, dopo aver domato il magiaro Fucsovics con un’altra maratona di 3 ore e 38′, la 20′ vittoria al quinto set in carriera. La fatica, più che deprimerlo, sembra esaltarlo: «Adesso voglio finalmente questa benedetta seconda settimana di Wimbledon, l’unica che mi manca negli Slam». Contro il numero 51 del mondo (…) Fabio prende il comando dopo un primo set di battaglia, ma stavolta il servizio è troppo ballerino per garantirgli solide certezze tecniche, e così nel quinto la porta a casa di nervi dopo essere farsi rimontare da 3-0 sopra, anche se il dritto lungolinea con cui ottiene il break decisivo del 5-3 è da far vedere nelle scuole. Virtualmente, Fabio ora è n’ 9 del mondo, e le eliminazioni di Isner e Cilic rafforzano la speranza di rimanere in top ten, con un occhio ai risultati di Anderson e Medvedev

(…) Ora gli tocca Sandgren, 94 del mondo, che ha battuto 2 volte su 2 e che di nome fa Tennys. A quello vero, però, Fabio è più forte.

Nadal fatica contro il guitto Kyrgios (Stefano Semeraro, La Stampa)

Era un 2° turno, è sembrata una finale. L’aria elettrica sul Centre Court, e dentro i due poli opposti del tennis, il Cannibale e il Guitto, Rafa Nadal e Nick Kyrgios, l’acqua santissima e il diavolone australiano con l’anima da fanciullo e la lingua da serpe, mina vagante del circuito e soprattutto di se stesso. Sono anni che i due si beccano, in campo e fuori, dal 2014, quando il 19enne Kyrgios sradicò da Wimbledon il Nino furente. Stavolta ha vinto Rafa, vendicando quell’insulto verde, perché è più forte, solido, perché sa sempre cosa fare e non se lo dimentica (quasi) mai. Perché bada al sodo, e Kyrgios invece è quella cosa li: divino e insopportabile, capace di tutto e di niente.

(…) Ma sono stati comunque 4 set mica male, 6-3 3-6 7-6 7-6, tesi, pieni di vincenti (58 per Nick, 44 per Rafa), di qualità al servizio: negli ultimi 2 set né l’uno né l’altro hanno concesso una palla break. Decisi da due tie-break che Kyrgios avrebbe potuto giocare meglio, e che Nadal ha addentato con tutta la rabbia del mondo. E lo si è capito da come ha esultato, scuotendo il corpo come un cobra che ha molto veleno da smaltire. «Io sono l’esatto opposto di Rafa», ha sempre sostenuto Kyrgios, che la sera prima del match l’ha passata al Dog e Fox, il pub di Wimbledon Village, bevendo birra, flirtando con le girls, facendosi selfie con i giornalisti («ehi, ma tu eri al pub ieri sera», ha detto a chi gli chiedeva della qualità della partita). E non intendeva solo nello stile di gioco. «Rafa è permaloso – dice Kyrgios -, quando vince fa complimenti a tutti, se perde fatica a darti la mano».

(…) La differenza, per citare Mourinho che ieri si aggirava per i courts, è che «Rafa avrebbe potuto essere un grande calciatore», mentre Kyrgios avrebbe voluto essere un cestista. E infatti da tennista assomiglia maledettamente a un Harlem Globetrotter: colpi sotto le gambe, anche ieri un servizio beffardo in sottomano, alla Chang, litigi con l’arbitro di sedia, game buttati per il malumore di un istante. «Possono dire che sono un selvaggio, che non ho classe – fa spallucce il Guitto -. Ma poi quando gioco sono sempre tutti lì a guardarmi».

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