Wimbledon: Djokovic agli ottavi col cruise control. Pella elimina Anderson

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Wimbledon: Djokovic agli ottavi col cruise control. Pella elimina Anderson

LONDRA – Nole lascia un set a un buon Hurkacz, ma non dà mai la sensazione di rischiare. Pella giustizia un altro finalista uscente

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Novak Djokovic - Wimbledon 2019 (foto via Twitter, @Wimbledon)
 

da Londra, il nostro inviato

Il campo numero 1, col nuovo tetto retrattile, ha davvero una bellissima atmosfera, a mio avviso non inferiore a quella del mitico centrale. Quando poi è strapieno di gente, in un bel pomeriggio di sole, le condizioni per giocare a tennis sono l’ideale. Novak Djokovic affronta il polacco Hubert Hurkacz, 48 ATP – un precedente: hanno giocato un mese fa al Roland Garros, tre set a zero facili per Nole.

All’inizio del primo set, nel quarto game, è Nole ad affrontare (e annullare col servizio) la prima palla break, stessa cosa farà Hubert nel game successivo, per tre volte, con il servizio e l’ottimo dritto. I due si stanno affrontando quasi esclusivamente da fondocampo, le sortite in avanti avvengono solo al seguito di palle corte, slice bassi, o nastri. Djokovic manovra tranquillo senza strafare (un paio di brutti dritti sotto la rete, colpiti fuori tempo, sono gli unici errori evidenti), Hurkacz spara la prima palla a tutta, e cerca le accelerazioni appena può. Situazione di pericolo per il polacco sul 5-5, con tre palle break consecutive (due doppi falli lo hanno messo nei guai qui), si salva ancora con servizio e dritto. Alla quarta occasione, dopo uno scambio lungo e spettacolare (28 palleggi, roba da terra rossa), il serbo piazza la zampata, e va a servire per il set sul 6-5. Senza problemi Nole chiude 7-5, l’impressione dalla tribuna è che stia ancora viaggiando con le marce basse, non ci sono stati gran momenti tecnici o agonistici da segnalare.

Il secondo set va via sulla falsariga del primo, il momento di crisi per il polacco arriva sul 3-3, quando a Hubert servono 14 punti e 3 palle break non consecutive annullate (bravo Hurkacz a spingere senza paura per salvarsi) per salire 4-3. Poco dopo, sul 6-5 in suo favore, il polacco arriva addirittura a due set point sul servizio di Nole, con tanto di volée in tuffo. Il match sta diventando spettacolare, ma ci vuole altro per scalfire la solidità di Djokovic, che tiene e approda al tie-break. Qui è ancora Hubert ad andare in vantaggio per primo – 3-1, sta davvero giocando bene ora. Il polacco tira a tutto braccio, non disdegnando qualche slice ben piazzato con il rovescio. Sale di livello anche Nole, si arriva 5-5, e qui un passante e poi un vincente di dritto di Hurkacz chiudono il parziale, che bravo. 20 vincenti e soli 11 errori per il polacco nel set (15-12 Nole), come detto la partita ora è buonissima, per merito di entrambi.

Come se si fosse reso conto tutto ad un tratto di aver appena vinto un set contro il numero uno del mondo a Wimbledon, però, Hubert cala di brutto a livello di tensione agonistica, il che, con un fenomeno come Djokovic dall’altra parte, che invece reagisce e aumenta i giri del motore, gli costa un 6-1 preso in 25 minuti, con break al secondo e al sesto game. Poco da commentare qui, la classica “pausa” mentale e tecnica che però quando stai affrontando i top player, che non calano praticamente mai, anzi ti salgono sopra se glielo concedi, ti costa carissima tutte le volte. In generale, il buon Hurkacz è un bel giocatore, sa fare un po’ tutto, il servizio è una legnata ben oltre i 200 kmh, ma la continuità è la cosa che fa la differenza a questi livelli.

Sto trovando personalmente affascinante assistere alla partita concentrandomi solo su Novak, perché questo è un match in cui si può valutare bene il livello “standard” del giocatore ora come ora. Non c’è nulla di particolarmente stimolante per un campione del genere nell’affrontare un buon giocatore di seconda fascia, moderno, certamente pericoloso, ma non (ancora) maturo per traguardi quali la seconda settimana di uno Slam. Ci arriverà, ma non stavolta. La cosa interessante, dicevo, è vedere il modo quasi scientifico, volutamente controllato, con cui Djokovic tiene sott’occhio la situazione, senza cercare “numeri” non necessari, dando giusto giusto i colpetti di acceleratore che servono a tenere ben distante nel punteggio l’avversario.

Novak Djokovic – Wimbledon 2019 (foto Roberto Dell’Olivo)

Nel quarto set, in controllo assoluto del match, Nole brekka al terzo game, Hubert deve salvarsi da palla break anche nel quinto ed è bravo a rimanere in scia fino accorciando sul 3-4. Il problema è che ormai il Djoker ha messo il cruise control, spinge rilassato sia di dritto che di rovescio, sbaglia poco, e incassa volentieri gli errori dell’avversario. Le statistiche, che controllo al cambio campo, non mi dicono nulla di straordinario (nel set, Nole 6 vincenti e 7 errori, Hubert 6-10), eppure, alzando gli occhi dal laptop, in campo davanti a me percepisco una sensazione di ineluttabilità del risultato francamente disarmante. Ed è questa la grande forza di Djokovic, a mio avviso, fare cose eccezionali facendole sembrare assoluta routine. Si può anche capire chi non lo considera un giocatore esaltante o spettacolare, è ovvio, ma se si guarda un po’ più a fondo non si può che esserne ammirati.

Quando poco dopo il serbo va a servire per il match sul 5-4, e piazza in sequenza servizio vincente, una trama da fondo che usa tutti gli angoli possibili, un errore di dritto non bello (ma può permetterselo), un contropiede assassino che stende letteralmente Hubert, e servizio vincente conclusivo, è come un film già visto. Poco da fare, non so se vincerà questo torneo, gli inciampi possono sempre capitare soprattutto sull’erba, ma la sensazione di superiorità che trasmette Nole in questo tipo di match è assolutamente unica. Vediamo un po’ chi troverà agli ottavi tra Auger-Aliassime e Humbert, probabilmente il primo, in ogni caso chi sarà il favorito non serve scriverlo.

GLI ALTRI INCONTRI

Guida Pella lo ha fatto di nuovo. Sull’erba gioca poco e vince anche meno, ma per il secondo anno consecutivo a Wimbledon batte nientemeno che il finalista uscente. Se l’anno scorso era toccato a Marin Cilic subire il ritorno dell’argentino che, dopo l’interruzione per pioggia, recuperava i due set di svantaggio, questa volta è stato Kevin Anderson a soccombere sotto i tiri mancini del n. 26 ATP. Anderson si è presentato qui con il solo torneo di Stoccarda disputato dopo la pausa che durava da Miami e la mancanza di tennis giocato ha avuto il suo peso, nonostante i turni passati ai danni di Herbert e Tipsarevic. I primi due set sono stati caratterizzati dai suoi errori soprattutto con il dritto ma, quando nel terzo è finalmente cresciuto, Pella si è fatto trovare pronto a contenerne la reazione per poi aggiudicarsi il tie-break. Agli ottavi (sì, Guido è alla seconda settimana!) lo aspetta Milos Raonic, forse preoccupato perché anche lui ex finalista, però nel 2016.

Lo spagnolo dai colpi poco spagnoli, al secolo Roberto Bautista Agut, si è sbarazzato in tre set di Karen Khachanov. Pur se tra i primi otto al Roland Garros, il ventitreenne moscovita sta vivendo una stagione al di sotto delle aspettative, ma resta il merito di un centratissimo Bautista per non avergli concesso neanche una palla break, pareggiando il conto dei vincenti ma con meno della metà dei gratuiti. Benoit Paire recupera un set di svantaggio a Jiri Vesely, spauracchio di questa zona del tabellone a dispetto del 124° posto in classifica. La svolta è arrivata sul 5 pari del tie-break del secondo set: sul proprio servizio, Paire gioca una volée in mezzo al campo, ma Vesely va troppo morbido con il dritto dando all’avversario tempo e modo di chiudere al volo; al punto successivo, stessa situazione a parti invertite con Benoit che non gli rende il favore. C’è partita solo nel primo set fra Milos Raonic e Reailly Opelka, con il canadese che fa suo il tie-break per poi dilagare dalla metà del secondo parziale quando Opelka, al sesto gioco, commette doppio fallo sulla palla break cedendo per la prima volta il servizio.

Oltre 4,7 chilometri corsi da entrambi, scambi rocamboleschi e mozzafiato per un crescendo di emozioni che ha contraddistinto la lotta di tre ore e mezza vinta da David Goffin contro Daniil Medvedev. Due volte in svantaggio di un set e sotto di un break (1-4) nel quinto, il belga si prende la rivincita dell’unico precedente, lo scorso gennaio a Melbourne, mostrando tutta la voglia di andare avanti nel torneo dove non è mai andato oltre gli ottavi. Ribaltata la situazione di punteggio, David serve per chiudere al dodicesimo gioco, annulla una palla break e va a match point al termine di uno scambio spettacolare che chiude con il passante di dritto sullo smash di Medvedev. Poi, il rovescio lungolinea dei periodi d’oro lo manda a giocarsi un posto nei quarti contro Fernando Verdasco, vincitore di Fabbiano.

CHI IN SEMIFINALE CON NOLE? – Usciti di scena – per motivi diversi non troppo inaspettatamente – Anderson, Zverev, Wawrinka e Khachanov, il quarto di tabellone da cui uscirà il semifinalista che affronterà (verosimilmente) Djokovic si presenta apertissimo. Milos Raonic può essere considerato favorito sia per la testa di serie più alta (n. 15) sia perché l’erba esalta le sue qualità di attaccante che compensano la poca facilità negli spostamenti e nel gestire le palle basse, logica conseguenza di quei due trampoli che ha per gambe; contro Opelka, non solo ha vinto il 93% dei punti con la prima (che ci sta), ma ha limitato al 58% quelli trasformati dallo statunitense con il primo servizio. I precedenti (0-6) ci suggeriscono che Benoit Paire ha poche chance contro Roberto Bautista Agut, ma il francese ha piazzato qualche risultato interessante quest’anno e, nonostante le due sconfitte all’esordio sull’erba pre-Wimbledon, la sfida è tutt’altro che chiusa. L’occasione è fin troppo ghiotta per tutti: chi non ha nulla da perdere è Guido Pella.

Guido Pella – Wimbledon 2019 (foto Roberto Dell’Olivo)

U. Humbert b. [19] F. Auger-Aliassime 6-4 7-5 6-3 (da Londra, Vanni Gibertini)

In questa realtà piena di ultra trentenni che continuano a vincere tutto quello che si può vincere e cosiddetti “Next Gen” che escono dai tornei importanti inopinatamente presto, è stato necessario scorrere con attenzione l’elenco degli incontri per andare a scovare i giovani interessanti. Il primo venerdì di Wimbledon fortunatamente proponeva, nientemeno che sul campo n.1, lo scontro tra i due più giovani partecipanti rimasti in gara nel singolare maschile, due la cui età sommata non arriva a quella di Ivo Karlovic.

La testa di serie n.19 Felix Auger Aliassime, già indicato da molti come uno dei potenziali ostacoli più duri sulla strada di Novak Djokovic, ha affrontato il filiforme francese Ugo Humbert, n.68 del ranking ATP grazie a buoni risultati nei tornei challenger ed alla semifinale all’ATP di Marsiglia. Nonostante i precedenti ufficiali parlino di 0-0, i due si sono già affrontati nel 2015 in un torneo junior Grade 2 in Olanda, quando il canadese vince 6-3, 6-2 nonostante uno svantaggio anagrafico di oltre due anni sull’avversario (e Auger Aliassime ha dato prova di grande memoria ricordando perfettamente match e risultato nella sua conferenza stampa dopo il secondo turno).

Si è trattato di una sconfitta decisamente inattesa per il 18enne canadese, che era largamente favorito alla vigilia e forse era abbastanza sicuro di vincere, tanto da rimanere piuttosto destabilizzato dalla rimonta subita nel secondo set e finire per smarrire il match per la via.

Primo set deciso da un solo break, subìto da Auger Aliassime in un disordinato settimo game infarcito di un doppio fallo e un paio di errori gratuiti, e confermato da Humbert con un bel turno di battuta subito dopo nel quale ha cancellato due palle del controbreak. I due hanno un gioco abbastanza simile, ricalcato dal prototipo del tennista moderno, piuttosto bilanciato nei colpi da fondo, con un buon servizio e ottima mobilità a dispetto di una statura decisamente importante. Sicuramente più potente con il diritto, Auger Aliassime ha però subito le traiettorie mancine di Humbert, soprattutto con il rovescio bimane che ha spesso aperto il campo per conclusioni con il diritto.

Il canadese ha subito una brutta “imbarcata”, che gli è costata il secondo set e probabilmente il match, quando non è riuscito a chiudere il secondo set servendo sul 5-3 più per un buon game di risposta del francese che per demeriti propri. Tuttavia da quel momento ha iniziato ad essere molto meno sicuro sui rimbalzi, particolarmente sul diritto, ed ha smarrito il filo del suo gioco, cedendo ben sette giochi consecutivi dal 5-2. È stato poi davvero esemplare Humbert a mantenere i nervi saldi per tutto il resto del terzo set, dopo aver ottenuto il break in apertura per il 2-0, risolvendo con la battuta alcune situazioni scomode e concludendo il match con un paio di soluzioni che hanno fatto spellare le mani ai più o meno cinquemila spettatori rimasti sul Campo n.1 fin quasi alle ore 21.

Sarà dunque Ugo Humbert ad affrontare in n.1 del mondo Novak Djokovic negli ottavi di finale lunedì prossimo. Esordio a questo livello di uno Slam per francese, 47esima volta per Djokovic, che affronterà questa inedita sfida con tutti i favori del pronostico dalla sua parte.

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