Londra, è Gauff-mania (Baldissera, Crivelli, Marcotti, Calabresi, Rossi). Fabbiano, la favola spezzata sul più bello da Verdasco (Crivelli, Marcotti, Schito, Semeraro)

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Londra, è Gauff-mania (Baldissera, Crivelli, Marcotti, Calabresi, Rossi). Fabbiano, la favola spezzata sul più bello da Verdasco (Crivelli, Marcotti, Schito, Semeraro)

La rassegna stampa del 6 luglio 2019

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Londra, è Gauff-Mania. Rimonta da fenomeno. La scalata continua… (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

La favola della Sirenetta nera si compie alle otto della sera sul palcoscenico più esaltante. I signori di Wimbledon, per solito assai ligi alle tradizioni, riservano il Centrale solo alle stelle conclamate e certo per calpestare l’erba della cattedrale occorre possedere il blasone della nobiltà, oppure avere il passaporto di casa. Men che mai lo offrirebbero a due giocatrici non inserite tra le teste di serie, a meno che una non sia già diventata il personaggio del torneo. Così, a 15 anni e 4 mesi, e con appena due partite giocate e vinte ai Championships prima di ieri, Cori Gauff si è già guadagnata il rispetto e l’appeal per violare il Tempio. Che cuore. […] Alla Gauff-mania ormai imperante, la ragazzina contribuisce però con prestazioni eccezionali, mature, solidissime: cuore, coraggio e tecnica, da consumata veterana. Il match contro la Hercog, slovena ipertatuata numero 60 del mondo e con l’Italia nel cuore (da noi è diventata giocatrice vera), sul 6-3 5-2 sotto è ormai perso. Polona ha un primo match point nell’ottavo game del secondo parziale, ma l’americanina l’annulla con un rovescio in slice vincente sulla riga, e poi se ne procura un altro nel game successivo, vanificandolo con un doppio fallo. Il pericolo mette le ali a Cori, capace anche di recuperare da 3-5 nel tie break, prima di prendere il controllo emozionale della sfida nel terzo set contro un’avversaria che ha 13 anni e 336 partite in più. Nuove regole. La più giovane qualificata della storia del torneo approda alla seconda settimana: «E stato molto eccitante: anche quando mi sono trovata a un passo della sconfitta, ho sempre creduto di poterla ribaltare, pensando a un punto alla volta». Venire a capo di un match nel quale il saldo vincenti-gratuiti è 24-43 certifica una forza mentale e basi tecniche da effettiva predestinata, tanto che perfino Martina Navratilova non ha potuto nascondere l’ammirazione: «Ho chiamato la Evert e le ho detto che la sua semifinale qui nel 1971 a 17 anni sembra un’inezia di fronte alle imprese di Cori. In compenso io a 15 anni non ero nemmeno la più forte giocatrice ceca della mia categoria d’età». Si scomodano miti, insomma, mentre era dai tempi della Capriati (semifinalista nel 1991) che una quindicenne non arrivava così lontano a Wimbledon. Proprio la parabola di Jennifer, dall’altare alla polvere in pochi mesi (prima di risorgere di nuovo), convinse la Wta a imporre regole rigide in merito ai tornei che possono giocare le teenager in un anno: per lei sarebbero 10, ma i risultati negli Slam juniores le consentono di aggiungerne altri quattro. Al momento è a quota sette, ma ci sarà la fila ad assegnarle wild card per i prossimi appuntamenti (virtualmente è 150 del mondo, perciò dovrebbe passare dalle qualificazioni). Papà Corey ritiene ingiuste le restrizioni. E no: lasciatela crescere in pace.

Rimpianto Fabbiano, finisce la favola verde. Baby Gauff agli ottavi (Luca Baldissera, Nazione-Carlino-Giorno Sport)

UN PRIMO e un ultimo game disastroso». Eh sì, Thomas Fabbiano non ha poi troppo altro da rimpiangere dopo l’eliminazione al terzo turno a Wimbledon, al di là delle 8 palle break mancate nel primo set con l’ex n.8 del mondo, il trentaseienne mancino spagnolo Fernando Verdasco che, fatti i primi sei punti di fila, e 10 dei primi 11, non si è fatto ribrekkare e ha vinto il primo set 64, il secondo 76, il terzo 64 in due ore e 19 minuti. «Fra qui e Eastbourne sono state due settimane positive per me — dice il pugliese — ma ora il bicchiere lo vedo mezzo vuoto e lo vorrei tirare contro il muro. Sentivo di poter vincere». L’importante per Fabbiano, rientrato nei 100, sarà essere in tabellone all’US Open. Sui match azzurri di oggi, Matteo Berrettini contro il solo tennista più basso di lui, l’argentino Schwartzman (un metro e 70), e Fognini contro l’americano Tennys Sandgren (2-0 i confronti diretti) Thomas non ha dubbi: «Vinceranno i nostri». Da registrare la vittoria più sofferta del previsto di Djokovic (4 set con il polacco Hurkacz). Quando sono andato a intervistare Fabbiano, Coco Gauff, la ragazzina di 15 anni, stava dimostrando finalmente la sua vera età. Ieri stava infatti perdendo 63 52 dalla slovena Polona Hercog, n.60 Wta, un gran servizio, braccio talmente tatuato a colori da essere coperto da una monomanica bianca che si sospetta pretesa dagli organizzatori per rispetto talebano del bianco wimbledoniano. Coco stava sbagliando tutto lo sbagliabile. Ma sul 52 e il primo matchpoint la Hercog ha pensato bene di fare doppio fallo. Sul 53 e secondo matchpoint invece la Gauff ha arrischiato un rovescio lungolinea vincente e anche il match si è rovesciato. Coco ha vinto il set al tiebreak, 9 punti a 7. Nel terzo set Coco è salita 4 a 2, ma raggiunta sul 4 pari, e sul 65 ha avuto lei il matchpoint. Uno scambio infinito, una palla corta della Hercog, Coco che ci arriva, il lob della slovena che finisce fuori, la ragazzina miracolata che salta come una invasata per gli ottavi conquistati. Idem la mamma in tribuna.

Baby Gauff fa innamorare anche il Centrale (Gabriele Marcotti, Il Corriere dello Sport)

Dal suo arrivo a Londra, ormai tre settimane fa, è stato un crescendo di emozioni, susseguirsi di vittorie, contagiosa crescita d’entusiasmo. Grazie anche ad una personalità sorprendente per la sua giovane età. Ma soprattutto per il suo talento, l’irresistibile vocazione alla vittoria. Settimana scorsa è diventata la più giovane qualificata nella storia Open dei Championships. Tre vittorie di fila sui prati di Roehampton. Una volta entrata (per la seconda volta dopo Parigi) nel main draw, ha continuato a stupire. Fin dal primo turno quando ha battuto, con esorbitante scioltezza, Venus Williams, di 24 primavere più grande di lei. Quindi è diventata la più precoce tennista a raggiungere il terzo turno dal 1991. Esattamente 18 anni fa, dopo essersi sbarazzata anche della semifinalista 2018 Magdalena Rybarikova. Ieri Cori Gauff ha compiuto l’ennesima impresa, vincendo in rimonta contro la slovena Polona Hercog. Nel suo esordio sul Centrale, ha accusato l’emozione solo nella prima frazione. Quando finalmente ha rivelato al mondo le fragilità dei suoi 15 anni. […] E soprattuto che ha convinto i 15mila spettatori ad adottarla, incoraggiandola per tutto il match. Un incontro che si è concluso al terzo set, per la prima volta per Coco, dopo cinque vittorie consecutive in due set. Dimostrando anche un grande spirito agonistico e tantissimo coraggio. Quello necessario per annullare anche due match-point alla sua avversaria. Una prova anche di resilienza, frutto probabilmente della fiducia spensierata che la sta accompagnando in quest’avventura londinese. E’ lei il volto della 133esima edizione dei Championships. «Adesso mi sento sollevata che sia tutto finito, perché Polona stava giocando incredibilmente bene. E’ stato il mio primo match sul Centrale, un’emozione incredibile, un sogno che diventa realtà. Mi dicevano che il mio campo fortunato fosse il n 1, spero che diventi il Centrale». A seguirla, scalpitando, saltando, soffrendo e – dopo due ore e 46′ di emozioni da montagne russe – esultando, i suoi genitori, la mamma Candi, il papà Corey. «Ho sempre saputo che avrei potuto rimontare, a prescindere dal punteggio, dovevo solo ritrovare i miei colpi». Quei colpi che le hanno consentito di incendiare il Centre Court, tutto schierato dalla sua parte. Esploso di gioia dopo il match-point che l’ha proiettata alla seconda settimana. «La gente è stata semplicemente fantastica, anche quando ero sotto nel punteggio mi hanno sempre applaudita. Ringrazio tutti di cuore per aver creduto in me». Agli ottavi la attende una veterana del circuito, l’ex numero al mondo Simona Halep che in poco più di un’ora si è sbarazzata della bielorussia Victoria Azarenka. «Per il momento non voglio pensare al mio prossimo incontro. Prima giocherò un incontro di doppio misto, e la mia concentrazione ora è lì». Dopo aver ricevuto i complimenti di Roger Federer e Rafa Nadal, ieri è stata la volta di Martina Navratilova tributarle gli onori che merita: «Mi tolgo il cappello per Coco, ha disputato un match davvero incredibile».

Gauff, la bambina non si ferma (Marco Calabresi, Il Corriere della Sera)

Quindici anni. E quindicimila persone, tutte in piedi per lei. Consapevoli di essere fortunate perché quel biglietto per il Centrale tra un po’ di tempo non avrà prezzo. Hanno visto Coco Gauff gettare via la racchetta, saltare impazzita. Per un momento, la piccola grande Coco si perde anche gli sguardi in tribuna di mamma che esulta come un’ultrà e papà che vorrebbe proteggerla e le manda baci. I sei occhi della famiglia Gauff si erano incrociati per due ore e 45′, quasi ininterrottamente. Corey e Candi pensavano di essere lì per quello, per darle forza e coraggio, senza sapere che a Coco non servivano. Aveva già tutto dentro, da sprigionare nel momento più delicato della partita. Secondo set, due match point per la slovena Polona Hercog: alta, tatuata, con uno sguardo che mette timore, ma che gli darà una bella mano. Coco li salva, va al tiebreak, lo vince dopo uno scambio di 32 colpi. Non le era bastato battere Venus Williams, e neanche la slovacca Rybarikova, semifinalista ai Championships due anni fa. Ribalta la partita, vince 3-6, 7-6, 7-5, si godrà il weekend londinese (ma oggi giocherà il doppio misto in coppia con Clarke) poi tornerà in campo per la seconda settimana di Wimbledon. Quella delle campionesse. In un tennis femminile senza regine, Coco si sta prendendo il trono vacante. […] II mondo le gira intorno senza che Coco si scomponga. «Ma mai avrei pensato di vivere una cosa del genere — racconta con la voce fiera —. Anche quando ero in difficoltà, il Centrale ha creduto in me». E tra fortunati che c’erano ieri, qualcuno è stato più fortunato degli altri: nello stesso settore dei genitori, li ha fermati, abbracciati e ci si è fatto una foto. «Ho visto Martina Hingis, ho visto Jennifer Capriati, ma a 10 anni Coco era secondo me la migliore tennista di 10 anni di tutti i tempi, sia per forza fisica sia come abilità mentale — ha detto alla Reuters Sly Black, il primo allenatore di Coco —. Dissi che sarebbe arrivata tra le prime 10 a 16 anni e numero 1 del mondo l’anno successivo». E’ entrata a Wimbledon da numero 313, per il momento è già nelle prime 200, ma è giusto non porsi limiti: negli ottavi, c’è la romena Simona Halep. Per il tennis italiano, invece, è stata la giornata dell’eliminazione di Thomas Fabbiano, battuto da Fernando Verdasco, al 65° Slam di fila. Niente da recriminare per il pugliese, che oggi tiferà per Fabio Fognini e Matteo Berrettini. Fabio affronta l’americano Sandgren; Matteo se la vedrà con Schwartzman per guadagnarsi Federer negli ottavi e vivere un sogno. Come quello di Coco Gauff.

Lacrime e resurrezione, Coco incanta di nuovo (Paolo Rossi, La Repubblica)

LONDRA — La bambina non s’è smarrita nel tempio. Anzi, lo ha reso il suo giocattolo. Il suo palcoscenico personale. Gli adulti, erano tanti sul Centrale, hanno trattenuto il respiro per lei, l’hanno incoraggiata a non rassegnarsi. Si sono commossi per le sue lacrime, quando sembrava finita. Hanno sperato nella sua rimonta e infine esultato insieme a lei, mentre saltava e risaltava felice come solo una bimba di 15 anni può di fronte al regalo di Babbo Natale atteso per tutto l’anno: la vittoria. Cori “Coco” Gauff s’è presa Wimbledon e ha sedotto il tennis intero. È approdata agli ottavi del torneo più antico, lo Slam che dà l’immortalità. […] La vittoria contro Polonia Hercog (la slovena dal tatuaggio che incute soggezione) era il vero test, dopo Venus Williams e Magdalena Rybarikova. Perché, avrebbe potuto spiegare Freud, se la sua prima vittoria era stata una sorpresa, e la seconda era arrivata sulle ali dell’entusiasmo e della beata incoscienza, la terza sfida comportava l’accettazione del nuovo status, l’abbandono della bolla di sapone, verso le cose dei grandi. Il passaggio è avvenuto, non senza sofferenza. Le pacche sulle spalle, gli elogi unanimi (da Federer in poi) non potevano non condizionare l’americana, anche inconsciamente. La slovena invece ha fatto tesoro di quanto accaduto nei turni precedenti, ha impostato il match a suo piacimento e la piccola Coco s’è trovata a fronteggiare una situazione inattesa. Seppure impaurita, e impotente strategicamente, ha dato pubblico sfogo ai suoi sentimenti nel secondo set, quando il destino sembrava segnato. Sono state proprio le lacrime a liberarle la mente, a ricordarle che il tennis premia una sola qualità: la volontà. E Coco ha confermato di avere una testa d’acciaio. Si è armata di pazienza, e ha preso a tessere una tela che ha finito per invischiare l’avversaria: ha tolto potenza ai suoi colpi preferendo rimbalzi bassi, quasi dei ricami. Non era troppo tardi: un set sotto (3-6) e 2-5, la bambina delle meraviglie ha negato la vittoria a Polona Hercog due volte, annullando altrettanti match point, risalendo al 5-5 e conquistando il tie-break 9-7 dopo uno scambio di trentadue colpi. L’apoteosi sembrava a un passo, perché Coco s’involava sul 4-1, ma nel tennis le distrazioni sono tabù. E dunque riecco il corpo a corpo tattico, nel quale — dopo oltre due ore e mezza — ha prevalso la più giovane. Boato del pubblico e grande festa dei suoi genitori nel box in tribuna. Resta solo lei a rappresentare la Next Gen. Infatti il diciottenne canadese Felix Auger-Aliassime ha fallito la sua prova del nove con il francese Humbert. E, a prescindere dall’esito del prossimo turno contro Simona Halep, Coco ha già scritto il suo lieto fine: era dal 1991, con Jennifer Capriati, che non si vedeva una 15enne negli ottavi a Wimbledon.

Fabbiano, la favola spezzata sul più bello da Verdasco (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Quando un tennista che ha giocato 65 Slam consecutivi, è stato 7 del mondo (ora 37) e ha sulle spalle 944 partite affronta un rivale con 21 match complessivi nei Major, la posizione numero 89 in classifica e una semifinale in un Atp 250 come miglior risultato in carriera, il secondo tennista è probabilmente un uomo sconfitto. L’avventura di Fabbiano a Wimbledon, come un anno fa, si interrompe al terzo turno contro l’hidalgo Verdasco, con pochi rimpianti e la consapevolezza che la vita può ricominciare davvero a trent’anni. Primo e ultimo. Il bel Fernando, che ha messo la testa a posto dopo il matrimonio con Ana Boyer, figlia di un ex ministro del Tesoro socialista, e la nascita in aprile del primogenito José, non concede sconti dall’alto di un’esperienza forgiata in 18 anni di professionismo e 41 partite sull’erba più sacra (Thomas è a quota 7), continuando a scagliare dardi avvelenati da quelle traiettorie mancine che il meraviglioso ragazzo di San Giorgio Jonico non riesce a leggere. Paradossalmente, però, sono il primo e l’ultimo game a indirizzare una sfida che nel mezzo Fabbiano prova a tenere in equilibrio nonostante 31 errori gratuiti e un dritto che non funziona come al solito: pronti via, e l’azzurro con un doppio fallo e tre sciocchezze non richieste perde subito il servizio; poi, nel decimo game del terzo set, dopo aver recuperato da 5-3 sotto, un altro doppio fallo e una volée di rovescio orrenda aprono la strada al trionfo del madrileno. ll futuro. Ma non può essere un pomeriggio sottotono a cancellare il sorriso di Thomas: «Ci credevo, era una partita che sapevo di poter vincere e volevo dimostrarglielo subito, e invece è stato lui a imporre il suo status. E nelle occasioni che ho avuto, in particolare sulle palle break, ha sempre servito benissimo». Sarebbe magari servita qualche smorzata in più, soprattutto quando Thomas aveva in mano lo scambio con l’avversario incollato alle tribune, ma è anche vero che Verdasco, rispetto al solito, ha regalato pochissimo: «Me lo aspettavo più nervoso, lui è uno che parla molto durante le partite e spesso sbarella: invece non è mai calato di testa». Si riparte da qui, comunque, con una classifica che consentirà al pugliese di entrare in tabellone nei tornei sul rosso europei e poi anche agli Us Open: «La terra non è la mia superficie preferita, ma con la fiducia che ho accumulato in questo Wimbledon passerò oltre le difficoltà. Pensavo di arrivarci prima, forse, ma adesso sono sicuro di avere le qualità per stare a questi livelli». Buon viaggio.

Fabbiano senza pace: “Volevo sbranarlo” (Gabriele Marcotti, Il Corriere dello Sport)

Per due anni di fila ha raggiunto il terzo turno dei Championships. Quest’anno riuscendo persino a battere il n.6 del ranking mondiale. Eppure, appena rientrato nello spogliatoio dopo la sconfitta contro Fernando Verdasco, Thomas Fabbiano era nero di rabbia, sconsolato per la delusione. «Il mio coach ha cercato di mettere in evidenza le tante cose positive di questa settimana, il classico bicchiere mezzo pieno: la vittoria contro (Stefanos) Tsitsipas, quella contro (Ivo) Karlovic. Ma io quel bicchiere, in quel momento, l’avrei voluto scagliare contro il muro». Perché la sua ultima corsa sull’erba di Wimbledon è durata poco più di due ore. Una sconfitta, quella contro Verdasco, sì netta nel punteggio, ma con più di un rimpianto. Nei sedicesimi dei Championships il pugliese, n.89 Atp, ha perso in tre set, ma tutti equilibrati. «Sono sceso in campo con la giusta determinazione Non ero nervoso. Prima della partita mi ero detto di impone fin da subito il mio tennis, di metterlo sotto pressione fin dai primissimi scambi. Non ci sono riuscito, e questo extra agonistico mi si è ritorto contro». PRIMO E ULTIMO. A pregiudicare il match del trentenne di San Giorgio Ionico è stata anche l’incapacità di sfruttare le numerose palle-break: solo 2 su 12 in totale, 0/8 nel primo set. Quando lo spagnolo, n.37 Atp – alla 17° presenza a Wimbledon – ha subito tolto il servizio a Fabbiano. «Di solito non ho grossi problemi contro i mancini ma oggi, soprattutto nel primo set, non ci ho capito nulla. Ho fatto molta fatica, era come giocare con palla-magica. Ho avvertito sensazioni strane, non sentivo le corde». Partito sotto un parziale di dieci punti ad uno per il suo avversario, Thomas è stato costretto ad un match a inseguimento. Nella seconda frazione è partito meglio, con più convinzione e profondità, ma ha subito l’immediato contro-break, dopo essere finalmente riuscito a strappare il servizio al 34enne madridista, nel sesto game: il tie-break è filato via a senso unico (7-1). Nel terzo set Fabbiano prima ha recuperato il break, poi nel game successivo ha ceduto nuovamente il servizio, con uno sciagurato doppio fallo (dopo due match-point annullati), che ha fatto calare il sipario sulla sua terza apparizione sui prati di Church Road. «Se potessi vorrei rigiocare il primo e l’ultimo game del match perché sono stati disastrosi. Un vero incubo. Per il resto farei tutto uguale, perché ho lottato fino all’ultimo punto, dando tutto quello che avevo. E costruendomi le occasioni per restare in partita. Volevo azzannarlo e non ci sono riuscito, peccato». […] «Dieci anni fa sicuramente pensavo di arrivare prima a questi livelli, ma come si dice: “meglio tardi che mai”. In questi ultimi anni ho fatto grandi passi in avanti, mi sono dimostrato anche in questo torneo di poter battere giocatori importanti. Penso che sia un buon punto di partenza». Prima del tour negli States, preludio dello Slam di New York, Fabbiano disputerà tre tornei sulla terra, una superficie che non ama «Ma spero che la fiducia acquisita in questi ultimi giorni possa sopperire le difficoltà che incontro quando solitamente gioco sul rosso. Anche perché sono molto cresciuto di testa. Pure oggi sono stato bravo a lottare fino alla fine». CONTRO IL TABÙ. Oggi tornano in campo gli altri due azzurri per il passaggio alla seconda settimana. Reduce da due match infiniti, entrambi conclusi al quinto set, Fabio Fognini per la quinta volta ha raggiunto il terzo ai turno ai Championships: il ligure non è mai approdato alla seconda settimana. Ci proverà nuovamente contro lo statunitense Tennys Sandgren, n.94 del ranking, già battuto nei due precedenti. Anche Matteo Berrettini pare favorito contro l’argentino Diego Schwartzman, che però lo ha sconfino due mesi fa agli Internazionali d’Italia.

Appesi a Fognini e Berrettini (Francesca Schito, Il Tempo)

Si spegne contro Fernando Verdasco la favola di Thomas Fabbiano che esce da vero guerriero dal verde di Wimbledon. Bastano tre set allo spagnolo per guadagnare la qualificazione per gli ottavi di finale e la seconda settimana ai Championships, ma il match è stato molto più equilibrato di quanto non dica il risultato (6-4 7-6 6-3). Il pugliese, nel primo set, perde il gioco di apertura e non riesce più a recuperarlo, nel secondo parziale guadagna il break e poi lo perde nel game successivo per poi crollare al tie break, mentre nel terzo set prima si fa sfuggire il servizio finendo sotto 5-3, poi recupera andando 5-4. Serve per rimettere in parità il terzo parziale, ma qualcosa va storto: finisce 0-40, accorcia 30-40 e poi regala il pass a Verdasco per gli ottavi con un doppio fallo. […] Grazie a lui l’Italia ha scritto una pagina indelebile della sua storia: tre italiani al terzo turno di Wimbledon è il secondo miglior risultato di sempre dopo il poker del 1949, settant’anni fa esatti con Rolando e Marcello Del Bello, Gianni Cucelli e Vanni Canepele. Ne passarono due e la speranza è che anche questa volta il risultato sia lo stesso. Oggi tocca infatti a Matteo Berrettini, impegnato contro Diego Schwartzman e a Fabio Fognini contro Sandgren. I due azzurri puntano forte alla seconda settimana ai Championships. Ieri è arrivata un’altra uscita pesante: quella del sudafricano Kevin Anderson, lo scorso anno finalista all’All England Club, sconfitto dall’argentino Pella che aveva fatto fuori anche Andreas Seppi. Avanza Nole Djokovic che ha avuto la meglio in quattro sul polacco Hurkacz. Oggi Federer contro il francese Pouille e Nadal affronterà Tsonga. Continua la favola di Coco Gauff: la 15enne statunitense centra gli ottavi – dove incontrerà Halep – superando Hercog

Un sabato italiano a Wimbledon. Fognini e Berrettini provano a volare (Stefano Semeraro, La Stampa)

Oggi si vola, o almeno ci si prova. Erano 70 anni che l’Italia non piazzava tre giocatori al terzo turno di Wimbledon. Il primo, Thomas Fabbiano, è atterrato ieri: fine corsa senza troppi rimpianti contro Fernando Verdasco, veterano dell’armada spagnola che rifiuta la pensione. Adesso tocca alle due frecce tricolori che veleggiano fra i primi 20 del mondo: Fabio Fognini, da ieri virtualmente numero 9, e Matteo Berrettini, numero 20. Tutti e due belli, tutti e due in fondo abbastanza possibili. Anche sull’erba più sacra del mondo che quest’anno, seccata da un sole poco british, è lenta, giocabile, amica. Due vittorie significherebbero due italiani insieme negli ottavi. Nei tornei dello Slam è già successo sette volte, a Wimbledon mai. Una piccola rivoluzione, una svolta del nostro tennis che da sempre tiene i piedi ben piantati sulla terra (battuta), insomma, è a portata. Fognini in due turni ha giocato dieci set, rimontando contro Tiafoe e Fucsovics, usando i nervi, oltre al talento, come per tanti anni gli riusciva quasi solo in Coppa Davis. La caviglia è un puntaspilli, l’orgoglio un pungolo. Gli tocca Tennys (no, non è un refuso) Sandgren, americano made in Tennessee, di fede trumpiana, numero 94 del mondo, coriaceo ma masticabile. Fabio lo ha battuto due volte su due, sempre sulla terra, ma è l’erba che vuole, che gli serve per scollinare nell’unico Slam che lo ha sempre respinto. «Voglio questa benedetta seconda settimana a Wimbledon», dice. «E’ l’unica che mi manca dei quattro Slam. Ho qualche problema a caricare, non sono al meglio, sto però dimostrando che anche senza aver giocato tornei di preparazione sono competitivo anche sull’erba: una superficie che mi piace, anche se non ci ho mai vinto molto». Berrettini quest’anno il pollice verde l’ha già usato vincendo a Stoccarda, arrivando in semifinale la settimana seguente ad Halle. Ha l’allungo del peso massimo, un metro e 96, 90 chili. L’uno-due, che gli è riuscito quest’anno anche sulla terra – vittoria a Budapest finale a Monaco – è la sua specialità. La sua scala per il paradiso di un ottavo da giocare – forse – contro Mister Federer, è il n.24 Atp Diego Schwartzman, El Pegue, il più tascabile (1 e 70) dei top 100 che lo ha sconfitto due mesi fa a Roma. «Una delle forze di Matteo è che tutte le volte che perde impara e mette a frutto la volta dopo», dice coach Santopadre, che il«beretta» lo conosce bene. «Federer quest’anno l’ho sfiorato due volte, al Foro e ad Halle», ammette Matteo. «Stavolta non vorrei mancarlo». Nel giorno in cui qui si giocano tutti gli ottavi, il Manic Monday, il lunedì pazzo di Wimbledon. Per fare parte, non solo da spettatori, di quella educatissima follia

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