Binaghi rilancia: "Federer? Odio chi non soffre, tutta la vita Nadal"

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Binaghi rilancia: “Federer? Odio chi non soffre, tutta la vita Nadal”

In una intervista esclusiva a SKY Sport il presidente della FIT conferma le sue preferenze di tifo e rilancia: “19 anni in carica? Le regole non le faccio io, fatte cose buone”

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Intervista esclusiva da: “I signori del tennis” di SKY Sport

Sono passati più di due anni da quando il presidente della FIT Angelo Binaghi aveva stupito tutti minimizzando l’assenza volontaria di Roger Federer al Foro Italico in quanto “grande tifoso di Nadal”Un pensiero che ha ribadito ed esplicitato ulteriormente durante una intervista esclusiva concessa a SKY Sport nell’ambito della rubrica “I Signori del tennis”.

Così, nonostante il suo ruolo istituzionale gli imporrebbe un certo equilibrio, ci ha tenuto a spiegare esattamente il motivo: “Pur senza conoscerlo personalmente, sono un grande tifoso di Nadal. Perché il tennis, e anche la vita, per me é stata lotta. E Nadal mi sembra che impersonifichi meglio di chiunque altro questo mio essere. Quello che vorrei essere. Sicuramente non Federer. Ho sempre odiato quelli che giocavano a tennis meglio di me, ma che non soffrivano… Quindi, tutta la vita Nadal”.

E incalzato da Stefano Meloccaro su una teorica cittadinanza italiana allo svizzero aggiunge:“Gliela darei di corsa, ci mancherebbe altro. Però direi: accidenti, mi sarebbe potuto capitare anche con Nadal”.

L’intervista ha poi toccato altri argomenti tra cui uno dei più spinosi, ovvero i 19 anni ininterrotti di Presidenza della FIT (è in carica dal 18 dicembre 2000): Le regole te le fanno gli altri. Anche in questo caso, ad esempio, noi stiamo facendo una variazione statutaria che ci impone il Coni. Il governo, a sua volta, l’ha imposto al Coni. Quindi le regole sono fatte dagli enti e poi sono approvate dall’assemblea. Ma al di là delle regole, mi sembra, che io e il gruppo di persone che lavora assieme a me da 19 anni, qualche buon risultato se lo sia guadagnato sul campo. Siamo stati molto fortunati, è evidente. Abbiamo trovato un gruppo di ragazzi straordinari: Schiavone, Vinci, Pennetta, Errani. Per non dire anche Santangelo, Garbin, Farina. Qualche buona invenzione l’abbiamo tirata fuori. Abbiamo avuto qualche buona idea. Abbiamo avuto anche dei compagni di viaggio come il presidente Petrucci che ci ha aiutato molto nei momenti in cui avevamo bisogno che qualcuno ci aiutasse. E siamo arrivati fino a qua”.

Ampio spazio poi ai traguardi raggiunti dalle nostre giocatrici, da Schiavone a Pennetta, a Vinci: “Non vedo come si possa ritrovare un momento migliore per ricordare il tennis femminile italiano. 9 titoli slam tra singoli e doppio. La Errani che fa miracoli, la Schiavone che vince il Roland Garros. L’anno dopo che va di nuovo in finale e le “rubano” la finale, senza quella palla avrebbe battuto la Na Li e avrebbe rivinto. Gli anni dopo la Errani, un miracolo, in finale con la Sharapova. La Pennetta in finale con la Vinci a New York. Per noi è qualcosa di irripetibile sicuramente. Non so quante volte il nostro paese ha avuto un periodo e una generazione così straordinaria. Quattro donne positive, ognuna di loro riusciva a sopperire alle pecche dell’altra, riuscivano a trovare nelle loro differenze la forza per diventare sempre più forti. Peccato perché questo periodo è finito tutto insieme per una serie di coincidenze. Non abbiamo avuto il piacere di un atterraggio soft“. 

E sul maschile di Fognini, Berrettini e Sinner…“Poi ci sono Musetti, Zeppieri. Ne abbiamo abbastanza, però abbiamo sofferto almeno 10 anniCi hanno tenuto a galla le donne. Adesso anche i presidenti delle altre federazioni, come quello francese, mi chiedono, ci ammirano, cercano di rubarci i segreti e capire come è stato possibile avere 19 giocatori tra i primi 200″.

Ora l’obiettivo è organizzare al meglio le ATP Finals di Torino dal 2021 per portare il tennis a livelli di popolarità mai raggiunti prima in Italia: “Più tornei di così non credo che sia possibile averne. Ci manca sicuramente uno Slam. Magari anche una finale in Coppa Davis, nel settore maschile. Però credo che la cosa più importante sia avere un grande successo nell’organizzazione delle Atp Finals. Perché un conto è farle, un altro conto è farle alla grande. Non sarà facile, ma riusciremo a trovare il partner che ci consentirà di farlo. E poi la prospettiva è di cercare di rendere il tennis più popolare. Le condizioni perché vengano fuori buoni giocatori oramai ci sono. Ci sono state nel femminile e ci sono nel maschile. Penso che la Federazione, noi dirigenti, dobbiamo avere l’ambizione di arrivare sempre più vicini al calcio. Eravamo probabilmente il decimo sport. Oggi se non siamo il secondo, siamo sicuramente tra i primi tre. Mi sembra un sogno. Il tennis era uno sport molto più di nicchia. Adesso siamo là. Ma noi vogliamo crescere ancora di più”.


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