Roger Federer compie 38 anni, ma non è ancora finita

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Roger Federer compie 38 anni, ma non è ancora finita

25 giorni fa portava Djokovic a un centimetro dalla sconfitta. Tra pochi giorni sarà in campo a Cincinnati, per vincere. Auguri Roger

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Roger Federer - Wimbledon 2019 (via Twitter, @wimbledon)
 

“E quando pensi che sia finita
è proprio allora che comincia la salita”

Era il 2003 quando Antonello Venditti lanciava il suo album “Che fantastica storia è la vita” con all’interno l’omonimo singolo, un invito alla speranza e alla lotta per raggiungere i propri sogni. Nello stesso anno iniziava sui prati di South West 19 la più grande epopea che la storia del tennis abbia mai conosciuto. Con il successo in tre set su Mark Philippoussis, un 22enne Roger Federer vinceva il suo primo trofeo dello Slam, a Wimbledon, nel tempio del tennis. Proprio in quell’istante iniziava la “salita” dello svizzero, nato l’8 agosto del 1981 a Basilea da papà Robert e mamma Lynette, che oggi, nel 2019, spegne trentotto candeline ma è ancora pronto a scrivere altre pagine di storia.

Appena 25 giorni fa portava Djokovic a un punto dalla sconfitta. Oggi spegne 38 candeline. Per molti sportivi un traguardo 'da pensione', mentre Roger sarà in campo a Cincinnati e New York per vincere
Roger Federer – Wimbledon 2003

Tuttavia, per molti anni della sua ventennale carriera la strada è stata in discesa. A fine 2007 Roger ha già messo in bacheca dodici Major e conquistato le folle di ogni angolo del mondo. La popolarità va sì di pari passo con le vittorie, ma Federer conquista (anche) in altro modo. Lo svizzero danza sul campo, nasconde il duro lavoro degli allenamenti dietro un’espressione imperturbabile che non mostra segno di alcuno sforzo e (ancora oggi, nel 2019) fa quasi pensare non faccia fatica nel giocare a tennis. La potenza dei colpi alternata alla delicatezza, uno straordinario gioco da fondo unito alla magistrale qualità nel gioco di volo (forse troppo poco utilizzato all’inizio), calma olimpica sul campo bilanciata da una determinazione feroce nel raggiungere gli obiettivi. Come nei piatti più gustosi, è il contrasto che fa la differenza.

E a proposito di contrasti, uno sportivo di questo livello senza un antagonista non può dire di aver vissuto al massimo la sua carriera. L’alter ego dello svizzero arriva da Maiorca. Rafael Nadal e Roger Federer non potrebbero essere più diversi. Proprio per questo, appena tirano fuori la racchetta dal borsone, le caratteristiche dell’uno si incastrano perfettamente con quelle dell’altro, come in un puzzle, dando vita a uno degli spettacoli più accattivanti che lo sport mondiale possa ammirare. A soffrire la rivalità è però lo svizzero, che nei confronti diretti si ritrova a rincorrere un atleta che sembra costruito per inceppare i suoi ingranaggi. Se sulla terra può accettare il dominio nadaliano, la sconfitta in finale a Wimbledon 2008 è uno schiaffo piuttosto pesante. Il computo dei confronti diretti recita 12-6: Nadal ha doppiato il suo rivale.

Rafael Nadal e Roger Federer – Australian Open 2009

Roger, però, non ci pensa nemmeno a lasciarsi scoraggiare. Dimenticati i flash che illuminavano il volto di Rafa in quella serata londinese e la finale dell’Australian Open 2009 in cui è ancora Rafa a stringere in mano il trofeo del vincitore, Federer ritorna a macinare successi. Vince il suo primo Roland Garros e supera Pete Sampras per titoli Slam vinti, diventando il primatista della classifica all-time.

Con l’arrivo dei trent’anni sopraggiunge anche il “terzo incomodo”. Novak Djokovic dimostra al mondo di avere le armi per sgretolare sia Nadal sia Federer, che nel 2011 non riesce a vincere nemmeno un torneo del Grande Slam. È proprio allora che comincia la salita: cinque anni in più dello spagnolo e sei in più del serbo, Roger è sempre leggermente meno quotato nei tornei che contano, ma vince lo stesso, toccando quota diciassette Slam con il settimo Wimbledon nel 2012.

Diciassette. XVII, numero che nel corso dei secoli è stato associato alla sfortuna, poiché il suo anagramma VIXI significa “ho vissuto”, riconducibile quindi a ciò che è morto, finito. Ed è così che viene considerato Federer alla fine di un 2013 pieno di acciacchi e zero soddisfazioni. Per Roger tuttavia la fine è ancora lontana, la salita è ancora lunga, anche se più ripida e le gambe non lo aiutano più come dieci anni fa. Le scelte restano comunque estremamente lucide. Con l’appoggio di Stefan Edberg nel suo box torna ad essere competitivo negli Slam, ma sbatte più volte sul muro eretto da Djokovic. Forza così tanto che nel 2016 il ginocchio finisce sotto i ferri, il primo infortunio grave della carriera dello svizzero a 35 anni. E qui sì che Roger avrà forse pensato fosse davvero finita. D’altronde, con quei due lì ancora in giro, serviva davvero trasformarsi in un supereroe per vincere ancora.

Roger Federer – Australian Open 2017

Roger si procura un mantello e risponde al richiamo della storia. Negli anni che per molti colleghi significano già pensione, arriva lo sprint più soddisfacente. Il contatore degli Slam sale a quota venti tra 2017 e 2018 e sfiora il ventunesimo a Wimbledon 2019, in un modo che ancora fa male. Il Re del tennis arriva a un punto dal compiere l’impresa più incredibile della sua carriera, prima battendo Nadal in semifinale e poi portando Djokovic a un centimetro dalla sconfitta. Ma non basta arrivare vicino, il rammarico è abnorme.

Gli ultimi Championships rimangono per lo svizzero un torneo straordinario, e così gli facciamo gli auguri con i migliori dieci colpi che ha giocato durante il torneo. E quando, come è successo già tante volte in passato, qualcuno s’arrischierà ancora a pensare che la leggenda sia giunta al capolinea, Federer farà quello che ha sempre fatto senza battere ciglio: smentire tutti, e spostare un centimetro più in avanti la cifra della sua leggenda. Per proseguire la sua unica e meravigliosa salita verso l’Olimpo, che anche a 38 anni non è ancora finita. Auguri Roger, ci rivediamo a Cincinnati.

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