Verso gli US Open donne: stabile instabilità - Pagina 2 di 5

Al femminile

Verso gli US Open donne: stabile instabilità

Da Serena Williams a Bianca Andreescu da Simona Halep a Naomi Osaka, tenniste di ogni età si avvicinano allo Slam americano con concrete possibilità di vincere

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Naomi Osaka e Serena Williams - US Open 2018 (foto Art Seitz c2018)
 

Ecco come si presentano al via dell’ultimo Major 2019 le prime 16 giocatrici. Dopo il nome è indicato il risultato raggiunto agli US Open dello scorso anno e poi il migliore ottenuto in carriera.

1. Naomi Osaka
US Open 2018: Vittoria
Miglior risultato in carriera: Vittoria (2018)
Osaka si presenta a New York da campionessa in carica e da testa di serie numero 1. Sulla carta questo farebbe di lei la favorita principale del torneo; in realtà sappiamo che le cose sono meno semplici di così. La leadership attuale è frutto soprattutto del doppio successo Slam (US Open e Australian Open), ma dopo la vittoria a Melbourne le cose sono cambiate: il rendimento di Osaka è sceso, ha cambiato allenatore e attraversato periodi non facili.

Dopo la profonda delusione di Wimbledon, dove è stata sconfitta al primo turno da Putintseva (certo non una specialista dell’erba) è tornata all’amato cemento; il cambio di superficie ha aiutato Naomi a ritrovare alcune sicurezze, ma il livello di gioco non è ancora comparabile a quello che le ha permesso di vincere i Major. Nei due Premier si è fermata ai quarti di finale: a Toronto l’ha sconfitta una ottima Serena Williams, mentre a Cincinnati ha perso contro Kenin, ritirandosi per un fastidio al ginocchio nel terzo set. È tutto da scoprire come mentalmente affronterà il ruolo di giocatrice chiamata alla difesa del titolo.

2. Ashleigh Barty
US Open 2018: 4T
Miglior risultato: 4T (2018)
Dopo l’eliminazione a Wimbledon (contro Riske) Barty ha preso parte a due tornei sul cemento, con risultati differenti. In Canada ha perso all’esordio, battuta da una giocatrice in grande crescita come Sofia Kenin. A Cincinnati ha invece raggiunto la semifinale, sfiorando il ritorno ai vertici del ranking WTA. Ma forse proprio la consapevolezza che una vittoria le sarebbe valso il primato in classifica ha reso meno brillante la sua prestazione; risultato: sconfitta piuttosto netta da Kuznetsova (6-2, 6-4).

Chissà, forse presentarsi a New York senza il primato in classifica potrebbe diminuire la pressione, che invece inevitabilmente grava sulla testa di serie numero 1. Tecnicamente comincio a pensare che il suo tennis si sposi meglio a erba e perfino terra piuttosto che al cemento. Questo però non significa affatto che parta per il prossimo Slam senza speranze.

3. Karolina Pliskova
US Open 2018: QF
Miglior risultato: Fin (2016)
Dopo l’eliminazione a sorpresa a Wimbledon (battuta nel derby ceco da Karolina Muchova), Pliskova ha giocato a Toronto e Cincinnati, perdendo in entrambe le occasioni nei quarti di finale: in Canada da Andreescu, negli USA da Kuznetsova. A causa della sconfitta con Kusnetsova ha perso anche la possibilità di tornare numero 1 del mondo, come accaduto anche a Barty. In generale direi però che Karolina non ha affatto giocato male, e visto che il picco di forma va raggiunto nei Major, si presenta con le carte in regola al via di Flushing Meadows.

Negli ultimi anni per Pliskova lo Slam americano è stato quello in cui ha avuto la maggiore continuità ad alti livelli: finale nel 2016, quarti di finale nel 2017 e nel 2018 (battuta da Serena Williams).A conferma che a New York ha tutte le possibilità per fare bene.

4. Simona Halep
US Open 2018: 1T
Miglior risultato: SF (2015)
Per i primi sei mesi, la stagione di Halep è stata la peggiore degli ultimi anni: risultati discreti senza acuti le hanno fatto perdere il numero 1 in classifica. Ma poi il successo a Wimbledon ha completamente rovesciato la valutazione: di fatto la vittoria a Londra ha sin d’ora reso il 2019 ampiamente positivo per lei, indipendentemente da quello che accadrà sino alla fine dell’anno.
Nei tornei di preparazione sul cemento americano ha perso dalla sorpresa Bouzkova a Toronto, e da Keys a Cincinnati. L’aspetto più preoccupante è legato alla prestazione canadese, con il ritiro dopo il primo set perso per il riacutizzarsi del problema al tendine di Achille, che emerge periodicamente.

In carriera gli US Open sono l’unico Slam dove Simona non ha mai raggiunto la finale (le è riuscito in Australia e ha vinto in Francia e Gran Bretagna). E sono poco positivi i precedenti degli ultimi due anni: due uscite al primo turno, sconfitta da Sharapova nel 2017 e da Kanepi nel 2018. Ma dato che il suo 2019 è stato condotto su binari differenti rispetto alle stagioni passate, potrebbe essere l’occasione buona per tornare ad alti livelli anche a New York. Condizioni fisiche permettendo.

5. Elina Svitolina
US Open 2018: 4T
Miglior risultato: 4T (2017, 2018)
Reduce dalla semifinale di Wimbledon, Svitolina a differenza delle altre tenniste di vertice ha affrontato tre tornei delle US Open Series: San Josè, Toronto e Cincinnati. Con risultati non straordinari: a San Josè è uscita al secondo impegno contro Sakkari (dopo aver avuto match point nel secondo set), mentre nei due Premier successivi ha perso entrambe le volte da Sofia Kenin (7-6 6-4 e 6-3 7-6).

Svitolina nella Race è nona, quindi la campionessa in carica del Masters rischia di non potersi presentare a difendere il titolo; a maggior ragione per lei è importante un buon risultato a New York. Il tennis dell’ultimo mese non è il meglio che possa offrire, ma chissà che il risultato di Wimbledon non la aiuti a giocare con più fiducia nello Slam americano.

6. Petra Kvitova
US Open 2018: 3T
Miglior risultato: QF (2015, 2017)
Tutta da scoprire la situazione di Kvitova, dopo che un problema al muscolo del braccio sinistro ha compromesso la parte centrale di stagione. Prima dell’infortunio era ai vertici della Race, ora è scesa al quarto posto (e al sesto nel ranking), è stata obbligata al forfait al Roland Garros e a una partecipazione precaria a Wimbledon. Forse i match londinesi sono stati un azzardo, visto che poi ha evitato di giocare in Canada, per poter aumentare i tempi di recupero al braccio.

Di fatto, dopo Wimbledon, nelle settimane successive ha disputato un solo match: la sconfitta all’esordio di Cincinnati contro Sakkari; unica partita sul cemento prima di affrontare lo Slam. Di certo non l’avvicinamento ideale a Flushing Meadows, che oltre tutto è il Major dove ha ottenuto i peggiori risultati in carriera; l’unico nel quale non è mai riuscita ad andare oltre i quarti di finale. Per lei molto potrebbe dipendere dal clima (visto che soffre molto il caldo) e dal sorteggio, con un avvio più o meno “morbido” per potersi adattare alla superficie.

7. Kiki Bertens
US Open 2018: 3T
Miglior risultato: 3T (2018)
Dopo la stagione sull’erba (battuta da Strycova a Wimbledon), Bertens ha seguito un programma diverso da tutte le altre Top 10. Ha giocato sulla terra rossa di Palermo, dove era di gran lunga il nome più prestigioso in tabellone, e ha onorato l’impegno arrivando sino in finale (sconfitta da Teichmann). Poi però ha deluso nei Premier delle US Open Series: a Toronto ha superato la qualificata Di Lorenzo prima di essere sconfitta da Andreescu, mentre a Cincinnati, dove era campionessa in carica, ha perso all’esordio da Venus Williams.

In carriera negli Slam sul cemento (Australia e Stati Uniti) Bertens non è mai riuscita ad andare oltre il terzo turno. Ormai Kiki è vicina ai 28 anni (è nata nel dicembre 1991) e ha compiuto un salto di qualità sul cemento lo scorso anno. Questa potrebbe essere l’occasione giusta per cercare di arrivare almeno alla seconda settimana, sorteggio permettendo.

8. Serena Williams
US Open 2018: Finale
Miglior risultato: Vittoria (1999, 2002, 2008, 2012, 2013, 2014)
Dopo la finale persa a Wimbledon contro Halep, Serena aveva deciso di seguire una programmazione un po’ diversa rispetto agli Slam precedenti: più tornei di preparazione invece che un solo evento di rodaggio. Per questo il suo programma prevedeva la partecipazione sia a Toronto che a Cincinnati.

Ma per cause di forza maggiore l’agenda non è stata rispettata. In Canada ha raggiunto la finale, mostrando una ottima condizione soprattutto nel match contro Osaka: la rivincita della controversa finale dello scorso anno a Flushing Meadows è stata a mio avviso la migliore partita di Serena da quando è tornata dopo la maternità. Poi però in finale Williams si è dovuta ritirare dopo pochi game (sembra per un problema alla schiena) e di conseguenza ha deciso di rinunciare anche a Cincinnati. Dunque si presenta al via dello Slam con luci (la partita con Osaka) e ombre (l’infortunio della finale).

A Serena il successo a New York manca da alcuni anni. Dopo la tripletta 2012-2013-2014, ha perso due volte in semifinale (nel 2015 da Vinci, nel 2016 da Pliskova), poi ha saltato per maternità il 2017 e ha perso in finale nel 2018 da Osaka. A dimostrazione che, anche se non ha più raggiunto il risultato pieno, nello Slam di casa è sempre estremamente competitiva.

a pagina 3: Le teste di serie dalla 9 alla 16

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