Fulmini a New York (Semeraro). Cucciolo Sinner a lezione dai big (Azzolini)

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Fulmini a New York (Semeraro). Cucciolo Sinner a lezione dai big (Azzolini)

La rassegna stampa di lunedì 26 agosto 2019

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Fulmini a New York. Serena Williams e la Sharapova subito contro al primo turno (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

«Non perderò mai più contro quella piccola `p….a”!». Serena gliela giurò a Masha, quel pomeriggio a Wimbledon. E ha (quasi) mantenuto la parola. Sono quindici anni che la Williams junior non si fa battere da Maria Sharapova. Due sconfitte dal 2004: la più famosa nella finale dei Championships, quando la biondina di Nyagan a 17 anni le scippò il Centre Court, l’altra qualche mese dopo alle Wta Finals. Serena, che aveva vinto la prima sfida a Miami in quello stesso anno, dal 2005 in poi ne ha infilate 18 consecutive (19-2 il bilancio totale). Su tutte le superfici, e per tre volte in una finale Slam. (…)

Quest’anno Masha può provare.a rompere la maledizione, ma non sarà facile, anzi. Le due ex numero 1, oggi aggravate dall’anagrafe che incombe e dagli ultimi di mille infortuni – la spalla eternamente sdrucita che potrebbe convincere la 32enne Masha al ritiro a fine anno, la schiena malridotta di Serena – sono state sorteggiate una contro l’altra al primo turno. Un match da riflettori, il debutto serale del torneo, una mezza sceneggiatura di Broadway. Una rivalità che di fatto per un decennio e mezzo è vissuta solo nella guerra del gossip e dei conti in banca, perché Serena sul campo ha maramaldeggiato. A Flushing Meadows ha vinto il suo primo Slam, giusto venti anni fa, a New York vuole prendersi il 24° di una carniera smisurata, e battere finalmente il record gonfiato e stravecchio di Margaret Court. Per John McEnroe persino sulla soglia dei 38 anni (li compirà il 26 settembre), «Serena ha tutto quello che serve per vincere. E più voglia di tutte le altre».

(…) il 24° titolo è diventato una malattia, una ossessione, per la Pantera Nera rientrata fra le top10, che si sente in missione per tutte le mamme lavoratrici del mondo nonostante il marito miliardario, i 90,6 milioni di dollari in montepremi e i 25 (stimati) che si mette in tasca ogni anno grazie agli sponsor. Masha in fatto di verdoni però le è stata quasi sempre davanti. Forbes l’ha considerata per undici anni la sportiva più pagata del mondo, stimando che dal 2001, l’anno in cui è passata pro, la ragazza siberiana abbia fatturato circa 300 milioni di dollari fra montepremi e contratti.

(…).

Dopo il ritorno dalla squalifica ha vinto un solo torneo, a Tanjin, e oggi è n.87 Wta. BATTIBECCHI. Le due Dive, la Callas e la Tebaldi del tennis, per tre lustri hanno continuato a beocarsi, usando il fioretto e la mazza, l’iro- nia e il curano oltre che la racchetta. «Maria nelle interviste parla sempre di me, che noia», «Parla lei che sta con un uomo sposato», robetta così. In comune hanno avuto un flirt con il bel Dimitrov, da spartire pochissimo. Non si incontrano dagli Australian Open dei 2016, a pochi giorni dalla positività di Masha, (…)

«Serena non mi ha mai perdonato di essere la ragazzina magra che l’ha sconfitta a Wimbledon”, ha scritto Maria, perfida, nella sua autobiografia. E adesso, almeno per una sera ancora, fuori le seconde.

Cucciolo Sinner a lezione dai big (Daniele Azzolini, Tuttosport)

(…)

Roger, Rafa e Nole da una parte, in ordine di Slam vinti, 54 in totale sui 64 giocati da quando Federer ha aperto le danze con la conquista del primo Wimbledon nel 2003; e Jannik dall’altra,18 anni appena compiuti, primo Slam appena guadagnato, primi record appena appuntati sulle pagine del Libro dei primati, tra cui la vittoria in due challenger quando i diciotto erano ancora da festeggiare, impresa piccola ma condivisa solo con altri dieci da quando il tennis è Open. Il più giovane al via degli Us Open 2019, e il più giovane fra i primi 200 (sulla poltrona numero 131), Jannik Sinner, italiano di montagna che molto bene ha scalato le qualificazioni del Major di New York, ma da tempo giunto per transumanza tennistica fino alle rive del Tirreno, a Bordighera, dove Riccardo Piatti, Massimo Sartori e Andrea Volpini sovrintendono alla sua crescita. Nel confronto tra vecchi e nuovi si compone anche il quadro d’assieme di quest’ultimo Slam della stagione, in uno sport in cui i più stagionati sono sferzati dall’inesausta voglia di conquista e i ragazzi sembrano ancora prendere le misure delle loro possibilità future, e si danno il cambio nell’assaltare il fortino.

(…) A Jannik Sinner si chiede altro, per il momento: (…) «Non l’ho inviato negli Stati Uniti per migliorare la classifica, per avvicinarsi ai cento, e magari conquistare lo scettro di piccolo fenomeno della stagione», dice Riccardo Piatti, che ha un’idea della crescita (condivisibile) che prevede, nella prima fase, una somma di esperienze e una sottrazione degli inutili orpelli, «i conti li faremo quando Jannik avrà 22 0 23 anni e avrà terminato di immagazzinare tutto cib che gli serve. LI si vedrà se davvero sarà in grado di battersi con i più forti». Se queste sono le premesse, facile supporre che cosa Riccardo stia per dire al suo allievo in vista del match d’esordio agli Us Open, che lo oppone a un campione che prima degli infortuni è stato molto vicino a un posto nel Club dei primi quattro, Stan Wawrinka (oggi, ore 23, campo Louis Armstrong): il focus sarà rivolto all’immediatezza con cui Jannik comprenderà l’elaborazione tattica dello svizzero, e come si disporrà a contrastarla. Studiare, insomma. Wawrinka offre un test importante, ricco di indicazioni indispensabili. «Sinner è un ragazzo che si allena con un’intensità meritevole», continua Piatti, «si vede che è destinato a fare bene, se procederà lungo il cammino tracciato. Non c’è fretta, dunque. Deve prendersi il tempo che gli serve. Ora è il momento dello studio». Non interessa a Piatti sapere, o sentire, che Sinner scenderà in campo per vincere, ma verificare se il diciottenne sarà in grado di sviluppare un tennis che oggi, o più verosimilmente un domani, lo porterà a vincere contro giocatori forti come Wawrinka. «Jannik è una spugna, ha una formidabile capacità di apprendere e di risolvere i problemi. Più contenuti saprà immagazzinare, più chance avrà di gesti re il suo tennis in tutti i momenti delle partite». Resta il fatto che il ragazzino di San Candido ha chiuso il 2018 al numero 551 del ranking, dunque il balzo è stato poderoso, 420 posizioni in otto mesi; e che i primi cento sono a un tiro, distanti 140 punti appena

(…)

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