Fabbiano, che impresa! (Crivelli). Avanza la meglio gioventù azzurra (Scanagatta). Sinner deve piegarsi a Wawrinka, ma è nato un nuovo Pietrangeli (Clerici). "Nonno" Lorenzi, che spavento con il piccolo mostro! (Basile). Attenti a Rublev, russo ritrovato (Azzolini)

Rassegna stampa

Fabbiano, che impresa! (Crivelli). Avanza la meglio gioventù azzurra (Scanagatta). Sinner deve piegarsi a Wawrinka, ma è nato un nuovo Pietrangeli (Clerici). “Nonno” Lorenzi, che spavento con il piccolo mostro! (Basile). Attenti a Rublev, russo ritrovato (Azzolini)

La rassegna stampa di mercoledì 28 agosto 2019

Pubblicato

il

Fabbiano, che impresa! (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Ci voleva un tris d’assi, per il rilancio. Dopo il buio della prima giornata, illuminato soltanto dalla tignosa rimontona di Lorenzi contro il sedicenne americano Svajda, tocca a Berrettini, Sonego e soprattutto a uno straordinario Fabbiano risollevare le sorti italiche a New York con tre lussuose esibizioni. Il trionfo di Thomas può sorprendere solo chi non ne conosce la serietà. l’umiltà e l’intelligenza. Thiem, numero 4 del mondo, porta sul Centrale la sua ombra, infiacchito da un virus intestinale, si condanna da solo con 48 gratuiti e nel quarto set in pratica si trascina per il campo senza reagire, però il piccolo gigante di San Giorgio Jonico non gli concede chance per ritornare nel match almeno mentalmente, tormentandolo con un servizio e un rovescio praticamente ingiocabili. A Wimbledon Fabbiano aveva battuto Tsitsipas, ora si concede la prima vittoria di sempre su un top 5. Da applausi. Matteo Berrettini e Lorenzo Sonego si sono allenati insieme lunedì, alla stessa ora sono scesi in campo ieri e con la stessa potente arma, il servizio accompagnato dal dritto, sono venuti a capo di sfide non così maneggevoli alla vigilia. Berrettini si presentava a Flushing Meadows con le scorie di una lezione memorabile da Federer a Wimbledon, di un infortunio alla caviglia destra e di una sola partita sul cemento americano. In più, il suo avversario non era certo facile, quel Gasquet che sembrava tornato agli antichi splendori. Ebbene, Matteo ne viene a capo con lucidità, non lasciandosi trascinare nei gorghi di un match strano, con tante occasioni non sfruttate dal francese nel primo set prima di un disastroso decimo game nel quale Richard regala il parziale con un doppio fallo, con un secondo set quasi perfetto dell’allievo di Santopadre, un passaggio a vuoto nel terzo e poi la perentoria ripartenza che gli regala la prima volta al secondo turno, sigillata con 18 ace e 61 vincenti. «Si sono visti i miglioramenti rispetto all’anno scorso: il dritto in corsa, la risposta, i tagli al servizio. Non è stato facile tornare sul cemento con una caviglia scricchiolante, ma il problema è superato». Intanto, qualche decina di metri più in là, Sonego si prende la rivincita di Wimbledon su Granollers. Stavolta Lorenzo non concede chance al veteranissimo di Barcellona, lo bombarda con il servizio e dopo il delicato aggancio da 4-2 a 4-4 del terzo set, che potrebbe rivitalizzare il numero 91 del mondo, mette in fila otto punti consecutivi. Da campione.

Avanza la meglio gioventù azzurra (Ubaldo Scanagatta, La Nazione)

Matteo Berrettini, vittoria in 4 set sul veterano francese Richard Gasquet, 33 anni e n.36 Atp, e Lorenzo Sonego, successo in tre set sullo spagnolo Granollers, n.91, hanno messo una pezza al bilancio azzurro, che nella prima giornata dell’Us open era stato deprimente: 4 sconfitte (Fognini con Opelka, Seppi con Dimitrov, Sinner con Wawrinka), e la sola vittoria di Paolo Lorenzi al quinto set, in rimonta dopo la perdita dei primi due con un promettente ragazzino di 16 anni, l’americano Svajda colto dai crampi fin dall’inizio del terzo set ma mai arresosi. La quarta sconfitta era stato un vero k.o.: Camila Giorgi aveva fatto un solo game con la greca Sakkari, apparendo confusa anche dopo il match. Non tutte le sconfitte sono uguali. Quella del diciottenne altoatesino Jannik Sinner (63, 76, 46, 63) con lo svizzero Wawrinka, campione qui nel 2017 di uno dei suoi tre Slam, è stata più che promettente. L’Italia non ha mai avuto un diciottenne di questa qualità e prospettiva. Perfino Adriano Panatta si mise in luce dopo i 20 anni. Oggi il ragazzone dai capelli rossi è n.137, ma presto sarà top-100. «Potevo vincere il primo, il secondo e il quarto…», ha detto il ragazzo ancora un po’ seccato per quella che considerava un’occasione persa. Sbaglierebbe però chi, non avendo seguito tutta la sua intervista con noi di Ubitennis, lo considerasse presuntuoso. Qualche opportunità l’aveva effettivamente avuta. Bene che Berrettini (n.25, ora incontrerà l’australiano Thompson) e Sonego (n.49) abbiano saputo rispettare il pronostico senza concedere granchè ai loro più esperti avversari. Nella notte precedente, mentre Djokovic e Medvedev avevano dominato in 3 set Carballes Baena e Gunnesvaran, Federer aveva creato un minimo di suspence perdendo il primo set con l’indiano Nagal il cui cognome, così vicino a quello dello storico rivale Nadal, aveva ispirato innumerevoli battute sui social. Federer però non si era minimamente preoccupato. Ha dominato i tre set successivi, anche se non come Serena Williams che ha dato 61 61 alla poco amata Maria Sharapova: «Lei ha continuato a lottare fino alla fine. Se faceva un punto in più qua o là, poteva fare un game in più».

Sinner deve piegarsi a Wawrinka, ma è nato un nuovo Pietrangeli (Gianni Clerici, La Repubblica)

È nato un nuovo Pietrangeli. Sono stato più di 80 anni in attesa, dal giorno in cui scrissi sul mensile Il Tennis Italiano di aver incontrato un semi-bambino di quattordici anni, che era stato vicinissimo a battere me, ormai diciassettenne e ancora speranzoso di diventare un campione. Il nuovo Pietrangeli è stato battuto in 4 set, 6-3, 7-6 (4), 4-6, 6-3 da Stan Wawrinka, dopo quasi tre ore di gioco. Così come Pietrangeli era figlio di una mamma russa, Anna, Sinner è figlio di altoatesini, che gli austriaci chiamano sudtirolesi, e avrebbe potuto diventare sciatore, così come Nicola si è allenato a lungo con i boys della Lazio. In più, per meglio definire la predestinazione, Nicola è sempre stato chiamato Nic, e Sinner Jannik, proprio come il campione francese Noah. Ma ora smetto con queste similitudini, e ricordo che Pietrangeli non ha mai avuto altro coach che se stesso, mentre Jannik ha trovato sulla sua strada il mio ex allievo Riccardo Piatti, ed è stato scoperto da Massimo Sartori, altro coach meritevole di simile definizione. L’altra notte Jannik ha perduto un match molto equilibrato, da un tennista vincitore di tre Slam, più regolare di lui, con due rovesci monomani contro il suo bimane, e dal servizio più efficiente (95 punti contro 75). Sinner ha pagato le maggiori difficoltà nel seguire a rete un rovescio bimane. Lo conosco troppo poco per suggerirgli, come fece Wilander, un rovescio monomane per gli attacchi. L’ho visto volare sugli smash, nonostante le lunghe gambe ancora poco muscolate, e a suo agio sulla volée. Spero di confermare queste opinioni, nel visitare la Piatti Academy a Bordighera.

“Nonno” Lorenzi, che spavento con il piccolo mostro! (Massimo Basile, Corriere dello Sport)

Gli avevano detto che quel ragazzino era un combattente, niente di più. Invece Zachary Svajda, 16 anni, ha tenuto in campo un tennista navigato come Paolo Lorenzi, 37, per quattro ore e venti, bombardandolo di dritti e rovesci nei primi due set, vinti 6-3 e 7-6, e per metà del terzo, quando il ragazzino sembrava destinato a una clamorosa vittoria per tre a zero: numero 1415 del ranking Atp, Svajda aveva guadagnato l’accesso agli US Open vincendo il campionato giovanile di Kalamazoo, nel Michigan. Di lui non sapeva niente nessuno. Grave errore. Sarebbe bastato scorrere il suo breve curriculum per capire che poteva essere una piccola macchina da guerra: Zach aveva cominciato a giocare a tre anni, età in cui il padre aveva deciso di ingaggiare un allenatore professionista. Quando Tom aveva contattato Matt Hanlin, il coach era rimasto perplesso. Gli aveva chiesto di provare qualche scambio per alcuni minuti. Dopo mezz’ora, Hanlin aveva accettato. Zach era un piccolo fenomeno. Negli anni ha vinto tornei giovanili ovunque, è diventato il pupillo di un professionista americano, John Isner e si è allenato con Roger Federer a Indian Wells, in California. Una volta in campo, ha giocato come un veterano. Di fronte a Svajda c’era un uomo incredulo, con il volto stravolto dalla fatica inattesa, le borse sotto gli occhi, lo sguardo stralunato. La rimonta di Lorenzi è cominciata nel terzo set, vinto 6-4, ma è diventata più solida quando, a metà del quarto, il giovane avversario ha cominciato a zoppicare per un indurimento del muscolo della coscia sinistra. L’intervento del fisioterapista è servito per portare avanti il match, ma Svajda si è lentamente fermato, non prima di piazzare una palla corta strepitosa, da fondo campo, per il 40-15 sul 5-5. Con le nuove palline, dopo oltre tre ore e mezzo di gioco, quando molti vedono una nebbiolina davanti, Svajda ha avuto la freddezza di fermarsi e cambiare racchetta. Lorenzi, forse, ha pensato di trovarsi davanti un mostro, ma poi ha ripreso in mano la partita, chiudendola come avrebbe dovuto fare fin da subito, con facilità. «Di sicuro – ha commentato l’azzurro a fine gara – Svajda è più bravo di quanto fossi io alla sua età». […]

Attenti a Rublev, russo ritrovato (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Era nell’aria la sconfitta di Stefanos Tsitsipas, stella del tennis giovane per i primi sei mesi dell’anno, oggi offuscata dalle molte partite giocate e da una programmazione un po’ troppo fitta. Da Wimbledon agli Us Open il greco ha perso quattro volte al primo turno concedendosi appena una semifinale al City Open di Washington, battuto da Nick Kyrglos. Non è vera crisi, ma potrebbe diventarlo, con il rischio di finire fuori dagli otto per il Master di Londra, uno degli obiettivi dichiarati di Tsitsipas dopo l’ingresso in Top Ten. Una sconfitta attesa anche perché dall’altra parte c’era uno dei tennisti più in forma del momento, Andrey Rublev, il russo che dopo il lungo stop per infortunio (che lo aveva trascinato al numero 115 della classifica), è risalito fino al numero 43. Proprio il ventunenne moscovita che ad Amburgo ha maltrattato Dominic Thiem e a Cincinnati ha travolto Roger Federer (e sono tre, con Tsitsipas, i top-ten battuti nel giro di poche settimane). Tornato in forma, lasciati alle spalle come detto gli infortuni subiti nel 2018 (stop di tre mesi per un problema alla schiena) e 2019 (sei settimane di fermo per sistemare un guasto al polso), Rublev si trova oggi a sfruttare un motore brillante che marcia a pieno ritmo, proprio nel momento in cui la concorrenza comincia ad avvertire tutto il peso della stagione. Può essere insomma un serio outsider, anche per questo torneo. Prossima tappa, il francese Gilles Simon. […]

Serena, uragano sulla Sharapova (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Gli uragani hanno di solito nomi femminili. Se poi si abbattono sulla Sharapova, si chiamano Serena. C’era la magia di una sfida tra regine, l’atmosfera surriscaldata di un match tra due primedonne che certo non si amano, la palpitazione per un incrocio mai banale: si è trasformato nel solito massacro. La Williams minore passeggia su Masha in 59 minuti, ottiene il 20° successo nei confronti diretti con appena due sconfitte, l’ultima nell’ottobre 2004 (l’anno scorso a Parigi si ritirò prima di giocare) e riduce il primo turno più atteso di New York in una sessione di allenamento. Aggressiva già nell’outfit nero con gli shorts, Serena prende a pallate la russa fin dal primo scambio (5 ace e 16 vincenti alla fine) e le concede appena due game, la caduta peggiore di sempre contro di lei per Maria. E non ingannino le parole all’apparenza dolci («Non è mai facile affrontarla, devi sempre essere super concentrata, quando ho saputo del sorteggio ho aumentato l’intensità della preparazione»), in conferenza stampa è arrivato il graffio della belva: «A un certo punto ho avuto la sensazione che un punto qua e un punto là, potesse anche fare un game in più». Bum. La Williams, insomma, sembra in gran forma e non solo dialettica, ora che è guarita dai problemi alla schiena accusati a Toronto : «Il mio corpo ha risposto bene, a questo punto non resta che divertirmi». Il prossimo appuntamento le riserva il faccia a faccia con una delle sue tante possibili eredi a stelle e strisce, la diciottenne Caty McNally, compagna di doppio del prodigio Gauff e numero 111 del mondo, apparentemente una facile tappa di passaggio alla ricerca di quel benedetto (o maledetto) Graal del 24° Slam per eguagliare finalmente Margaret Court. Senza dubbio l’Open americano rimane il torneo che le dà più stimoli. […] Sono altri, invece, i problemi della Sharapova, che ha scelto coach Piatti per ripartire ma paga la desuetudine all’agonismo dopo i 4 mesi di stop per i guai alla spalla: «Riccardo è la scelta migliore, devo solo rimanere calma. È facile scoraggiarsi dopo una partita del genere. Ma se mi scoraggio, mi sveglio domani e non mi sento di voler uscire e di allenarmi e questo è più scoraggiante del risultato. Devo andare avanti». La zarina non abdica. Non ancora.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement