Infinita Serena, è a un solo passo dalla storia (Scanagatta). Serena contro Serena (Basile, Cocchi, Azzolini). "Berrettini-Nadal è il mio sogno Davis" (Cocchi)

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Infinita Serena, è a un solo passo dalla storia (Scanagatta). Serena contro Serena (Basile, Cocchi, Azzolini). “Berrettini-Nadal è il mio sogno Davis” (Cocchi)

La rassegna stampa del 7 settembre

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Infinita Serena, è a un solo passo dalla storia (Ubaldo Scanagatta, Giorno-Carlino- Nazione Sport)

STASERA Serena Williams cercherà di mettere fine alla maledizione che le ha impedito di conquistare un solo torneo dacchè è diventata mamma. Ci riuscisse sarebbe lo Slam n.24 che le consentirebbe di eguagliare il record dell’australiana Margaret Court, favorita dall’aver trionfato in 11 Australian Open quando il campo di partecipazione era limitato, per la difficoltà di raggiungere l’Australia. Il suo ultimo torneo, e Slam, Serena lo ha vinto proprio in Australia nel gennaio 2017, quando era già incinta e neppure lo sapeva. A cercare di impedirgli questo sospirato successo ci sarà una ragazza canadese di 19 anni, Bianca Andrescu che — dopo che Serena aveva battuto l’ucraina Svitolina per la quinta volta in sei sfide — ha superato in semifinale in due set tiratissimi la svizzera Belinda Bencic che aveva fatto a lei e a Serena il gran piacere di togliere di mezzo Naomi Osaka. Cioè la giapponese che un anno fa aveva sconfitto, fra mille polemiche, Serena che andò in escandescenze, furibonda con l’arbitro Carlos Ramos che osò ammonirla due volte per coaching, per aver fracassato una racchetta e poi avergli dato — in pratica — del ladro in campo, del misogino e del razzista in conferenza stampa. Non c’è mai stata una differenza anagrafica più ampia in una finale di Slam: 18 anni e 264 giorni separano Serena da Bianca. Comunque vada con la rivelazione Andrescu Serena merita oggi di essere considerata, con Martina e la Court — la Lenglen perse un solo incontro negli anni Venti, ma era un altro tennis — la più forte tennista di tutti i tempi e certo del terzo millennio. La Andrescu, n.15 ora e n.152 a fine 2018 non è ancora molto conosciuta, ma nessuna ha fatto i suoi progressi. […] Ha una notevole personalità per essere così giovane, giocherà la sua prima finale Slam (e Serena la n.33!). Però quest’anno ha già conquistato due titoli importanti, Indian Wells e Toronto dove in finale ha approfittato del ritiro di Serena.

Incubo o record. Caccia al 24° Slam. Ma tra Serena e la leggenda c’è una predestinata (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Un numero, un’ossessione, un record, un traguardo. Serena Williams stasera proverà a liberarsi dall’incubo del 24, il numero degli Slam conquistati da Margaret Court, nella finale contro la teenager Bianca Andreescu. […]. Due anni di attesa, di tentativi, lavoro, frustrazioni e crisi di nervi, come quella che la colpì proprio qui a New York lo scorso anno, nella finale che doveva essere dei sogni e che invece si è trasformata in un incubo. Litigio furibondo con l’arbitro Ramos per un warning comminato per «coaching», partita persa con la ventenne Naomi Osaka, figuraccia mondiale (anche se difesa dalla federtennis americana). In salute. Da allora a oggi, la Williams, è caduta, si è rialzata, ha avuto a disposizione due finali di Wimbledon (k.o. da Kerber e Halep) e appunto una agli Us Open per agganciare la ormai «odiatissima» Margaret, ma è rimasta sempre lì, a 23. Oggi è il giorno, la grande occasione, quella da non mancare perché la rivale, la diciannovenne canadese Bianca Andreescu, è solida e ha una grande personalità, ma Serena ha dimostrato di essere finalmente sana e competitiva come non la si vedeva da tempo. Più reattiva, potente, sorridente, vincente. In semifinale ha strapazzato malamente la Svitolina, nei quarti aveva polverizzato la sventurata cinese Wang, annichilita a tal punto da non riuscire a mettere in campo nemmeno un vincente, oggi contro Bianca sarà il definitivo esame della ritrovata maturità. A digiuno. C’era un tempo in cui Serena Williams vinceva tutto, era insaziabile, imbattibile. Aveva vinto 21 delle sue prime 25 finali dello Slam. Poi i superpoteri si sono affievoliti e vuoi per lo sgambetto della Vinci nel 2015, che le ha impedito la gioia del Grande Slam in semifinale, vuoi per la maternità, la statunitense ha perso cinque delle ultime sette, ben tre dopo il ritorno dalla maternità. Ora, alla decima finale a Flushing Meadows, la 37enne (38enne tra pochi giorni) Serena è curiosa di quello che accadrà: «Fino ad ora è andato tutto bene – ha detto -, fisicamente sto bene, la gente mi sostiene, ma quando ti giochi uno Slam, cambia tutto. Ci sono in ballo un sacco di emozioni: aspettative, ansia, alti e bassi», esattamente quello che le accaduto negli ultimi due anni, con il picco della scenata contro la Osaka. E poi c’è sempre quell’aspettativa in più, il maledetto (o benedetto, a seconda di come finirà) numero 24 da raggiungere. Fino a oggi, restando in tema di numeri, ha comunque centrato quota 101 match vinti allo Us Open, alla pari con Chris Evert, che potrebbe superare proprio stasera, se sollevasse il trofeo: «Essere in compagnia di Crissie, qualunque sia il contesto, è sempre un privilegio e un onore», ha detto. E a chi le chiedeva se quella di stasera fosse l’occasione più importante per tornare a vincere ha risposto: «Non lo so, non ci penso, fino a ora sono stata fin troppo rilassata». La prima di Bianca. Questa notte dunque, va in scena il duello tra l’esperienza di Serena e la spensieratezza di Bianca, nuovo prodotto vincente di Tennis Canada (dopo Aliassime e Shapovalov), che ha ammesso di aver sempre sognato di potersi confrontare con la Regina «prima che si ritirasse». Un’uscita entusiastica che sa un po’ di irriverenza, come quando a 19 anni giudichi i quasi quarantenni. Alla Andreescu, vincitrice quest’anno a Auckland, Indian Wells e Toronto, fermata nel mezzo da un infortunio alla spalla destra, manca solo un po’ di esperienza a livello Slam: «E’ un momento che sognavo da quando ero piccolissima – ha detto Bianca, dopo aver battuto la Bencic in semifinale -. Però penso che in pochi credessero di vedermi arrivare fino qui. Che la mia prima volta sia contro la più grande tennista di sempre, è un regalo ancora più grande». Comunque vada, sarà un successo.

Serena contro Serena (Massimo Basile, Corriere dello Sport)

L’ ascensore mentale di Serena sarà la vera cosa da seguire oggi. «Ci sono sensazioni particolari in una finale – ammette – vai su e giù nel giro di poco». Serena Williams, a quasi 38 anni, non poteva essere più chiara. Basta vedere le due ultime stagioni, quelle del contagio malefico: dopo aver vinto 21 delle sue prime 25 finali di un Grande Slam, ha perso cinque delle ultime sette, ha perso tutte le ultime tre e dopo la maternità non ha vinto finali. Il mondo ha smesso di girarle attorno. Ha perso a Wimbledon nel 2018 in due set contro Angelique Kerber e quest’anno con un doppio 6-2 contro Simona Halep, l’anno scorso agli US Open è stata battuta in due set da Naomi Osaka in una delle finali più tumultuose al Queens, dietro solo al ring tra Ilie Nastase e John McEnroe del 1979. […] Serena non è mai stata, ecco, serena. Il grande dubbio è se può esserlo in una finale come quella di oggi, che ha un peso straordinario e inedito: non c’è solo in gioco l’ennesimo US Open. Vincendo, l’americana raggiungerebbe il record di 24 Grand Slam vinti dell’australiana Margaret Court e lo farebbe all’Arthur Ashe, dove vent’anni fa cominciò la serie. Dovrà superare una ragazza che nel ’99 non era neanche nata, la canadese Bianca Andreescu, 19 anni, n.15 del ranking, che ha sconfitto in semifinale Belinda Bencic e, ai quarti, la principessa dell’Ashe, Taylor Townsend. Conquistando il suo 24° Slam sarebbe la più grande tennista di sempre, vincendone un altro taglierebbe ogni discorso con la Court NERVI. Contro Elina Svitolina, Serena partiva, in teoria, da sfavorita, lei n8 contro l’ucraina, n. 5. A parte i primi giochi, la partita è sembrata più una corsa dei duecento che una cinquemila. Serena aveva fretta Ha demolito l’avversaria, spaventandola con un servizio tornato, finalmente, il pezzo forte. A un certo punto l’americana ha servito a una velocità di 174 Km/h, il suo record in questi vent’anni di US Open, ma è stata capace anche di variare, ricorrendo a un inatteso serve-and-volley per salvarsi da un break nel primo set. Per la quarta volta negli ultimi quattordici mesi, Serena proverà a vincere uno Slam, in un campo dove ha già trionfato sei volte ma dove, come abbiamo visto, è franata con i nervi. Anche tra Nastase e McEnroe c’era una sfida generazionale di mezzo, tra un volpone e un ragazzino, come oggi tra la campionessa e una nata nel 2000. In più giocheranno in uno stadio frequentato da un pubblico anarchico, privo di filtro emotivo, che può risultare decisivo. Tiferanno tutti per Serena, sperando sia più forte del suo mistero. Ma dovrà giocare, guardando il trofeo scintillante messo lì a pochi metri. Questo potrebbe darle una carica antica o farle raffiorare freschi incubi.

Dopo 20 anni ancora Serena per il record dei titoli Slam (Daniele Azzolini, Tuttosport)

E sono venti anni. Dalla polvere che si è ormai posata sui ricordi della prima vittoria agli Us Open, nel 1999 contro Martina Hingis, escono felicemente saltellanti le perline bianche della pettinatura “afro” di Serena, che si staccavano nell’aire dei colpi per sparpagliarsi sul campo, obbligando il giudice arbitro a implorare la piccoletta (non tanto, già allora, ma aveva 18 anni appena) a raccoglierle. […] Da quando è mamma. Serena non ha vinto più niente. Eppure, è ancora in finale, come un anno fa quando, tritata da Naomi Osaka, sottopose a identico trattamento l’arbitro Carlos Ramos che le aveva tolto un punto per coaching, e che ora fa finta di non conoscere. «Ramos? Scusate, non so di chi stiate parlando». Lei sbagliò tutto in quella disputa, ed ebbe dei modi che sarebbero stati censurabili anche al mercato del pesce. Ma lui, seguendo alla lettera il regolamento, la fece passare per una che giocava col trucco, telecomandata a distanza dal suo coach, Mouratoglou. Proprio lei, figurarsi. Una capace di dire a chi le sta intorno anche quando è il momento di fare la pipi. Decima finale agli Us Open, sei vittorie, tre sconfitte. Ma anche la quarta finale Slam da quando è mamma e gioca 12 o 13 tornei l’anno appena. Tutte perdute, compresa quella di Wimbledon, due mesi fa, contro la Halep. Non sa più vincere, Serena? Mah, in finale sa ancora arrivare. E vuole disperatamente, per sé e la figlia («Il regalo più bello») vincere il 24° Slam della serie, che vale il record delle vittorie nei Major, sia pure alla pari con Margaret Court, la tennista oltranzista, impegnata per la famiglia “purché tradizionale; contro le donne con troppi grilli per le meches, e contro i gay “vil razza dannata, l’esatto contrario politico di Serena. Per la quale infatti si muovono Spike Lee e Queen Latifah. Non ha fatto toccare palla a Elina Svitolina, affronterà Bianca Andreescu, che ha resistito e poi infilato la Bencic. Bianca ha la stessa età di quando Serena vinse la prima volta, e ricorda (un po’) nel gioco Martina Hingis. «Ma è più potente», parola di Martina Navratiiova. Serena e Bianca si sono conosciute a Toronto, nella finale che ha visto la Sister ritirarsi per un problema alla schiena dopo 4 game. Bianca l’ha consolata. Serena le ha voluto subito bene. Le finali, lo sapete, si giocano anche sui sentimenti.

“Berrettini-Nadal e il mio sogno Davis” (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Berrettini-Nadal, Italia-Spagna. Un clàsico, tra caldo, basket e mille altre sfide. […] Gerard è cofondatore e presidente della Kosmos, la società che attraverso l’accordo con l’Itf ha rivoluzionato il format della storica competizione. Gerard, è sempre Italia-Spagna, anche nel tennis. Un duello che potrebbe rinnovarsi anche a Madrid. «Sarebbe bellissimo. Tra Italia e Spagna c’è sempre spettacolo e devo dire che Berrettini è davvero un giocatore che mi piace molto. Ho assistito alla sfida con Monfils, che combattente, uno spettacolo appassionante. Una battaglia tra gladiatori come Nadal-Berrettini nelle Davis Finals, farebbe emozionare ogni appassionato». Quando i giocatori italiani vestono la maglia della Nazionale, di qualunque sport, danno l’anima. «A me lo dice? Ne ho avuto le prove diverse volte._ Sono sicuro che la squadra italiana farà bene. Ci sono ottimi giocatori tutti ad alto livello, e con un Berrettini così, avrete da divertirvi». I più conservatori si sono opposti strenuamente al nuovo format della Coppa Davis, alcuni della cosiddetta Next Gen invece sono favorevoli. Pensa che i giovani siano la chiave per il successo di questo nuovo progetto? «Ne sono assolutamente convinto. I giovani di adesso sono molto forti, guardando anche soltanto a questi ultimi giorni torniamo all’esempio di Matteo Berrettini, ma anche di Daniil Medvedev. Entrambi se tutto andrà bene saranno in campo a novembre a Madrid, e saranno due nomi di spicco per la competizione». Federer è stato molto critico e ha detto da subito che non avrebbe partecipato, Djokovic invece alla fine ha cambiato idea. « Federer non potrebbe comunque giocare perché la Svizzera non si e qualificata, quindi purtroppo al momento il problema non si pone. Con Nole ho un ottimo rapporto, abbiamo parlato a lungo. Gli ho detto “Nole, tu sei un fiero rappresentante della tua nazione, penso che i tuoi concittadini vorrebbero vederti con la maglia della Serbia vincere anche in Davis”. Alla fine ha capito, e siamo davvero felici che sia salito a bordo”. Senta, ma lei è sempre in giro per il tennis, Valverde non si arrabbia mai? ‘Per riuscire a far quadrare tutto, tra un po’ lavoro 24 ore al giorno! E con Valverde cerco di barcamenarmi, Gioco d’astuzia. C’è un aneddoto divertente a proposito. Quando l’anno scorso dovevo chiedergli il permesso di andare al board Itf del 16 agosto, che avrebbe approvato la nuova Davis, non gli ho detto dove sarebbe stato. Pensava fosse a Parigi o Londra. E mi ha detto si. Poi ho segnato contro il Siviglia e abbiamo vinto la Spanish Super Cup, sono tornato alla carica e ho rivelato che era a Orlando._ Ma a quel punto non poteva dirmi no…». Astuzie da vecchio campione, che vuole vincere anche nel tennis.

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