Berrettini, è un volo senza limiti (Scanagatta). Non è più Serena. Soffre e lotta ma poi si arrende a baby Andreescu (Cocchi). Berrettini porta l'Italia nel futuro (Semeraro). L'orgoglio di Berrettini. Serena KO (Piccardi)

Rassegna stampa

Berrettini, è un volo senza limiti (Scanagatta). Non è più Serena. Soffre e lotta ma poi si arrende a baby Andreescu (Cocchi). Berrettini porta l’Italia nel futuro (Semeraro). L’orgoglio di Berrettini. Serena KO (Piccardi)

La rassegna stampa di domenica 8 settembre 2019

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Berrettini, è un volo senza limiti. Ora può già sognare il Masters (Ubaldo Scanagatta, Nazione – Carlino – Giorno Sport)

L’America del tennis ha scoperto Matteo Berrettini. I 20.000 dell’Arthur Ashe Stadium lo hanno coperto di applausi e incitamenti mentre lottava come un vero gladiatore contro il solito mostruoso e implacabile Rafa Nadal, battagliando alla pari per oltre un set e mezzo e con il grande rimpianto per i due setpoint non sfruttati del primo set poco dopo essere stato avanti 4 punti a 0 e 5-2 nel tiebreak. Quando, esausto ma orgoglioso per il grande torneo e la grande difesa, Matteo è uscito dall’arena è stata standing ovation, tutti in piedi. La sua semifinale (76 64 61) è stata molto più avvincente, di quella precedente vinta con un punteggio simile (76 64 63) dal russo Medvedev sul bulgaro Dimitrov. John McEnroe che ha commentato per Espn il match si è sbilanciato così: «Diventerà un top-ten, forse anche top-five!». Esagerato? Non direi. Berrettini ha solo 23 anni (…) e domani in classifica sarà già n.13, preceduto di pochi punti Atp da 3 tennisti: di 210 Monfils, 230 Fognini, 330 Bautista Agut. Se farà bene nei prossimi tre tornei, San Pietroburgo, Pechino, Shanghai irromperà fra i top-ten. E nella Atp Race che conta solo i risultati del 2019 (il ranking Atp invece conteggia i risultati di 12 mesi) Matteo è n.9. Qualificarsi fra gli 8 per le finali del Masters Atp di Londra non è impossibile.

(…). Il primo a fargli pubblici apprezzamenti, e proprio rispondendo al vostro cronista all’interno di un nuovo divertente siparietto che potrete trovare su Ubitennis e You Tube, è stato Rafa Nadal, che nel corso del match non ha mai perso il servizio né ha dovuto affrontare alcuna palla break (in un solo game Berrettini ha raggiunto i140 pari): «Neppure con Chung avevo dovuto far fronte a palle break… credo che Matteo debba migliorare solo un po’ il rovescio. Per tutto il resto è già molto forte (Rafa non discute l’eccellenza straordinaria di servizio e dritto, ndr). Per essere così alto (1m e 96) non si muove male. Ha una gran mano, gioca bene a rete e ha un buon rovescio tagliato …solo che con me il rovescio tagliato funziona poco. A me, anzi, piace affrontare chi li gioca …ma contro altri giocatori sarebbe un colpo efficace. Non mi pare risponda male, nel torneo ha breakkato tanti avversari…».

(…) Lui è serio,un gran lavoratore, ha un ottimo team, ci riuscirà. Tutti i maestri di tennis vi diranno che è più facile, se hai disposizione, lavorare e migliorare il rovescio piuttosto che il dritto, colpo più difficile da insegnare. Sei dei 12 tennisti che stanno davanti a Matteo (Djokovic, Federer, Nadal, Fognini, Bautista Agut, Monfils) hanno ampiamente scavallato i 31 anni. Fra due anni ci saranno le finali Atp a Torino per un quinquennio. Io sarò ottimista ma credo che Berrettini ci sarà. Diversi degli over 30 forse no. Su www.ubitennis.com tutto su Berrettini e il suo team, sulla finale femminile Serena Williams-Andrescu, interviste e curiosità. Finale femminile che è stata vinta dalla canadese Bianca Andreescu: si è imposta su Serena Williams 63 75

Non è più Serena. Soffre e lotta ma poi si arrende a baby Andreescu (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Il Canada festeggia la prima campionessa Slam dell’era Open, gli Usa raccolgono le lacrime della loro tennista più grande. Serena Williams non ce l’ha fatta nemmeno questa volta, la maledizione del 24° Slam si è abbattuta nuovamente su di lei, che cede a Bianca Andreescu 6-3 7-5. Uno psicodramma per la Williams, arrivata all’epilogo in scioltezza e forse mai così sicura di tagliare il traguardo sognato. È di nuovo la sua avversaria a sollevare il trofeo, è ancora lei a dover ingoiare un boccone amarissimo, fingendo di essere felice per la giovane avversaria. Un déjà vu che si ripresenterà per un po’ di notti negli incubi di Serena, fino alla prossima occasione, fino a che forse gli dei del tennis non avranno deciso che per la Williams è finito il tempo della sofferenza.

(…)

Forse un po’ di ansia da prestazione per questo Us Open che continua sfuggirle dal 2014, l’anno prima che la nostra Robertina Vinci stroncasse il suo sogno del Grande Slam. Ieri The Queen era anche confortata dalla presenza della duchessa del Sussex Meghan Markle, arrivata da Londra snobbando una visita alla Regina (d’Inghilterra). Un arrivo che ha mandato in tilt la security di Flushing Meadows, e forse anche Serena che, dopo il break in apertura, non è riuscita a recuperare lo svantaggio da lady Bianca, principessa del Canada. La ragazzina che le spara dei «C’mon» sul naso da far spavento. Picchia forte Andreescu, che si guadagna un’altra palla break nel settimo gioco e costringe Serena a sfoderare il servizio migliore per salvarsi dalla catastrofe. Ma la canadesina non si fa intimidire, conquista una seconda e poi una terza palla break, e ancora una quarta, mentre sul volto della Williams compaiono i primi segni di sconforto.

(…) Serena subisce un altro break (con doppio fallo sul set point dell’avversaria) e il primo parziale finisce in mano all’amica di Shapovalov e Aliassime. Subito sotto 2-0 anche nel secondo parziale, la Williams si ritrova sotto 5-1, ma la giovane si fa paralizzare dal braccino, spreca due match point e si fa risucchiare 5-5, poi si ridesta e chiude 7-5.

(…) Dopo tre finali Slam perse (Wimbledon 2018 persa con la Kerber, Us Open 2018 persa con la Osaka, Wimbledon 2019 persa contro la Halep) aveva un’altra occasione per conquistare uno Slam da «regalare» alla sua Olympia per il secondo compleanno. Il primo vero Major da mamma, visto che il primo lo aveva ottenuto in Australia nel 2017, quando nessuno sapeva che fosse già incinta. Se fosse poi arrivato il titolo numero 24 sarebbe stato un trionfo speciale, nel ventennale dello storico trionfo a New York datato 1999.

(…)

non c’era mai stata una differenza anagrafica più ampia in una finale Slam (18 anni e 264 giorni a separare le sfidanti). Ma la baby Andreescu è ormai una realtà del circuito e, con la sua solidità, è destinata a compiere enormi imprese in futuro. Un mese fa le due si erano sfiorate nella finale di Toronto, ma Serena aveva dovuto ritirarsi per un infortunio alla schiena. Qualche game le era bastato per capire che la ragazzina poteva far male: «Lei sa bene come mescolare il gioco, come fare diversi colpi in diversi modi. E poi è davvero simpatica». Lo penserà ancora?

Berrettini porta l’Italia nel futuro (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Se un pezzo d’Italia è rimasto alzato fino a mattina per guardarlo, se i TG hanno aperto la pagina sportiva con lui, se alla fermata dell’autobus, non solo sui social, si è ricominciato a parlare di tennis, la morale è semplice. Matteo Berrettini, come dicono i tuttologi, `ha spaccato’.

(…). L’impresa delle imprese, battere Rafa Nadal in semifinale agli Us Open (stavolta) non gli è riuscita, la nottata newyorkese però ci ha fatto capire ancora meglio che davanti abbiamo un giocatore vero. Di più: un progetto avanzato di campione.

(…)

Rafa non è riuscito a frantumarlo subito, come aveva progettato; anzi, ha dovuto ringraziare un po’ di fortuna se non si è trovato subito sotto di un set. In campo Berrettini è entrato a testa alta, teso ma non bloccato dall’occasione, dall’avversario e dal luogo come gli era capitato contro Federer a Wimbledon. Le palle break – due già nel primo game di battuta, altre tre sul 4-3, una ancora sul 5-4 per Rafa, che era anche setpoint – le ha offerte Matteo, è vero, salvandole però con la lucidità del fuoriclasse. Facendo fra l’altro impazzire il Cannibale con una, due, tre smorzate perfette, irraggiungibili. Demoralizzanti. Smaltita la paura, nel tie-break Matteo è entrato come un treno, subito avanti 4-0, con Nadal, costretto a rincorrere, che lanciava occhiate di fuoco al suo angolo. Poi 5-3, e 6-4 con due setpoint a favore, il primo sul proprio servizio.

(…) Sul secondo set point per la prima volta Matteo ha ciccato un dropshot. Sul primo a favore di Rafa è arrivato l’errore gratuito che ha spento la luce. Non il match, perché comunque nel secondo set Matteo non è uscito di scena, ha lottato, cedendo il servizio sul 3-3 alla decima palla break di Nadal (che non ne ha concessa nessuna). Una sconfitta, non una resa, nonostante il 7-66-4 6-1 finale Matteo è uscito fra gli applausi di un Arthur Ashe che in due settimane ha trovato un nuovo eroe per cui emozionarsi.

(…)

Nelle due prime vere stagioni sul circuito ha polverizzato le tappe, adattandosi ad ogni sconfitta al livello superiore, come gli smanettoni di genio dei videogame che non sprecano le ‘vite’ e non cadono due volte nello stesso tranello. (…)

Appena un anno fa vinceva il suo primo torneo sulla terra di Gstaad, quest’anno sono arrivate le semifinali indoor a Sofia, il successo di nuovo sul rosso a Budapest (e la finale la settimana seguente a Monaco). Il centro erbivoro a Stoccarda, l’ingresso fra i top20. A New York è maturato a vista d’occhio, match dopo match, usando ad ogni turno quello che aveva fra le mani, come un veterano. Il match contro Monfis resterà nella memoria, sua e nostra, non solo perché ha aperto le porte alla prima semifinale sul cemento di un italiano nello Slam (quella di Barazzutti nel 1977 arrivò sulla terra verde). La sconfitta con Nadal paradossalmente è l’apriscatole di un futuro che, al netto delle ovvie cautele, provoca un filo di vertigine. Da domani Matteo sarà n. 13 del mondo, e 9 della Race – la classifica che qualifica per le Atp Finals – ufficialmente in lotta per un posto fra gli otto Maestri. E a scorrere i nomi che gli stanno davanti, a parte i Tre Intoccabili, davvero non se ne trova uno che Matteo non possa battere. Quando l’era dei Patriarchi finirà, a lottare per un posto stabile nella top10 e per i turni finali degli Slam ci sarà anche lui.

(…)

L’orgoglio di Berrettini. Serena ko con Andreescu (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)

Piovono complimenti, inviti, richieste di intervista su Bianca Andreescu, la 19enne canadese che nega a Serena Williams la gioia del primo Slam da mamma (4ª finale perduta dopo un match delirante) e su Matteo Berrettini, rivelazione dell’Open Usa che prima di salire sull’aereo per Montecarlo, nuova base operativa, riceve una lucrosa offerta di giocare la Laver Cup nel team Europa a fine mese con Federer e Nadal. La consacrazione. Il mondo scopre l’adolescente che quando Serena vinceva il primo di 23 Major (New York ’99) non era ancora nata e il romano che tifa gricia e Fiorentina: piacciono il garbo da bravo ragazzo con cui ha sedotto New York e la mano di pietra (ma con sensibilità) che nel primo set della semifinale ha fatto tremare Rafa Nadal: quei due set point meritati in cima a un tie break quasi perfetto (4-o, 5-2, 6-4) hanno lasciato intravedere uno squarcio di futuro che proietta Matteo ben oltre la 13e posizione del ranking su cui si ritroverà seduto da domani.

(…)

E nata una stella. L’hombre di Manacor, che stanotte insegue il quarto titolo dell’Open Usa (19° Slam) contro il russo più bollente del pianeta, quel Daniil Medvedev capace di raggiungere la quarta finale in un mese (Washington persa, Montreal persa proprio con Rafa, Cincinnati vinta), accarezza il testone di Matteo con complimenti sinceri

(…) E adesso, finita la festa, cosa succederà? «Niente» assicura coach Vincenzo Santopadre, architrave del piccolo mondo antico del gladiatore con la dinamite nel pugno. Dopo qualche meritato giorno di riposo (mamma Claudia aspetta a Roma quel figlio che non vede di persona da oltre un mese, e c’è la novità del filarino con la collega Ajla Tomljanovic da raccontarle), la stagione proseguirà come programmato: San Pietroburgo (Atp 25o), Pechino (Atp 50o) e Shanghai (Master m000), fedele alla politica dei piccoli passi che in poco tempo l’ha portato così lontano. «Sono orgoglioso di me stesso per come ho retto il confronto con Nadal, una leggenda che fino all’altro ieri avevo visto giocare solo in televisione — ha detto Matteo (…).

Con Fognini (n.u) 32enne, Cecchinato (n.66) disperso nei meandri del suo tennis, Sonego (n.49) e soprattutto Sinner (n.1437) in arrivo, Berrettini è il più bel regalo che il tennis italiano potesse farsi.

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