Bianca Andreescu: "Mi sono solo detta di mettere quella dannata palla in campo"

Interviste

Bianca Andreescu: “Mi sono solo detta di mettere quella dannata palla in campo”

La campionessa dello US Open è raggiante: “Sognavo una finale Slam con Serena da tutta la vita”

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Bianca Andreescu - US Open 2019 (foto via Twitter, @usopen)
 

da New York, il nostro inviato

Sorride da un orecchio all’altro, e ci mancherebbe, la trionfatrice dello US Open 2019. Applausi della sala stampa per lei, e perfino momenti di commozione. Tutta l’ammirazione del mondo per Serena Williams nelle parole di Bianca, e tutta la felicità del mondo nei suoi occhi.

Sul 5-5 ho avuto dubbi, mi ricordavo le sue capacità di rimonta, stava giocando meglio, il tifo la aiutava. C’era un frastuono incredibile, non sentivo nemmeno i miei stessi pensieri, ma è quello che fa di questo torneo una cosa speciale. Certo, quando lei ha rimontato, da campionessa qual è, la cosa è stata difficile, ho dovuto essere brava, fare il mio gioco, e ha funzionato.

Prima del match avevo tanti pensieri, più di qualsiasi volta precedente. Ho cercato di respirare, tenere sotto controllo i nervi, non è stato facile per nulla. Il primo game, credo lei abbia fatto un doppio fallo, è stato buono per me! Non ricordo esattamente la finale dell’anno scorso con Naomi, non l’ho guardata, solo degli highlights. Ero a casa, seduta, infortunata all’epoca! A entrambe, me e Serena, piace tenere brevi i punti, spingendo con aggressività a partire dal servizio.

Bianca Andreescu – US Open 2019 (foto via Twitter, @usopen)

Me lo ero immaginato di giocare una finale contro Serena Williams un giorno, ragazzi, per tutta la vita, è un momento che ho sognato da quando ho vinto l’Orange Bowl (ha un momento di commozione). Lo visualizzavo ogni singolo giorno, che sia avvenuto davvero è pazzesco. No, sto bene, continuiamo, devo fare l’antidoping dopo, meglio stare qui in conferenza! (risate). Era un mio obiettivo ispirare le persone, specialmente gli atleti canadesi. Spero che questi miei risultati ci riescano, tanti atleti del mio paese mi hanno ispirato e aperto la strada, ora tocca a me.

Un anno fa mi deprimevo e mi venivano spesso pensieri negativi, rompevo racchette, anche in allenamento, ma ho visto che non funzionava comportarmi così. Ho chiesto aiuto e consiglio ad altre persone, e ho imparato ad avere una visione positiva anche nelle difficoltà. Ho fatto meditazione questa mattina, l’ho fatto per tutto il torneo, cerco di immaginare e visualizzare situazioni che potrebbero capitare nei match, e immagino come potrei risolverle. A questo livello tutte sanno giocare bene a tennis, la cosa che separa le campionesse dalle altre è l’attitudine mentale. Nella vita non avrai mai solo fasi positive, devi sempre continuare a lottare per i tuoi sogni, insistere, e credere che ci potranno essere momenti migliori in seguito, questo ti può far superare le difficoltà.

Essere famosa e riconosciuta? (ride) Beh immagino che sia bello, non ci ho mai pensato, i miei sogni fin da piccola erano vincere Slam e diventare numero 1, non la fama. Ma certo, non mi lamento se mi riconoscono, questa stagione è stata una corsa incredibile.

Durante il cambio campo sul 6-5, mi sono solo detta di mettere quella dannata palla in campo, e di respirare con calma. Volevo vincere il primo punto del game per farle vedere che c’ero. L’ho vinto? Manco me lo ricordo… Non sono l’unica che ha avuto Serena come ispirazione e riferimento, non solo sul campo, anche per quello che fa al di fuori. È carinissima, un cuore d’oro, è venuta a parlarmi negli spogliatoi e mi ha detto cose belle. Spero di riuscire a essere come lei un giorno.

Non ho mai avuto tanti soldi in vita mia! (tre milioni e 850.000 dollari, n.d.r.). Ma evidentemente l’immaginazione, tutte quelle meditazioni e visualizzazioni hanno funzionato per me! Sono solo tanto felice di non aver mai rinunciato ai miei sogni. Quando vado in campo cerco di mostrare i lati migliori del mio carattere, se Serena, Roger, Steve Nash (ex giocatore canadese in NBA, n.d.r.) possono farlo, posso forse farlo anch’io.

Crescere in Canada con genitori immigrati non è stato affatto difficile, è un paese meraviglioso, multiculturale, per questo amo il mio paese così tanto. Non potrò mai ringraziare abbastanza Tennis Canada, da quando avevo 10 anni sono con loro, il programma della federazione mi ha aiutato così tanto, non sarei di certo qui senza di loro”.

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