Le due confessioni di Federer: il pianto di Wimbledon e la sbornia di New York

Interviste

Le due confessioni di Federer: il pianto di Wimbledon e la sbornia di New York

Il campione svizzero ha raccontato di aver bevuto qualche drink di troppo dopo uno US Open vinto. E che la finale contro Djokovic l’ha costretto alle lacrime

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Roger Federer - US Open 2019 (via Twitter, @usopen)
 

A Ginevra è tempo di Laver Cup. Il contesto favorevole ha spinto Roger Federer a lasciarsi un po’ andare in un’intervista – comparsa sulla Gazzetta dello Sport di oggi – in compagnia di Mikaela Shiffrin, sciatrice statunitense. L’incontro è stato patrocinato da Barilla, sponsor di entrambi gli atleti, e Shiffrin si è fatta portavoce delle domande di un gruppo selezionato di giornalisti.

Come spesso è accaduto nelle recenti interviste, la sfera privata del grande campione svizzero trova maggiore spazio dell’argomento tennis. Di qui a riuscire a metterlo completamente da parte, in ogni caso, ce ne vuole; è sempre un venti volte campione Slam a dar voce al microfono. Accade così che le prime due domande, quasi banali, sull’ultima volta che ha pianto e sulla domenica ideale di Federer, trovino subito riferimento all’inevitabile “elefante nella stanza”, l’ormai iconica sconfitta nell’ultima finale di Wimbledon. Roger afferma di essere scoppiato in lacrime l’ultima volta proprio in quell’occasione, dopo il maldestro tentativo di conforto di qualcuno che gli si è avvicinato per dirgli “Che sfortuna, ci eri vicino…”.

La domenica ideale, in teoria, è un concetto che dovrebbe esistere in modo del tutto indipendente (anzi, forse antitetico, considerando l’ultima esperienza domenicale a Londra) rispetto ai fatti dell’All England Club. Infatti la prima risposta di Federer è ‘una domenica senza sveglia, per poi andare a spasso per le montagne o al mare con la famiglia‘. Tutto regolare, se non fosse che poi… “Solo una vittoria a Wimbledon potrebbe farmi cambiare idea. A quel punto la domenica perfetta sarebbe quella. […] Ultimamente ne ho passata una davvero brutta…”. Sembra quasi inevitabile inciamparci, domanda dopo domanda.

L’atmosfera si distende, Federer parla dei suoi film preferiti – “Aquaman, il Gladiatore e Will Hunting” – e svela il personaggio storico con cui passerebbe una serata: “Nelson Mandela, ma sarei contento di incontrare chiunque, davvero”. Dove c’è Barilla, poi, non può che esserci domanda sul tipo di pasta preferito “La classica, spaghetti pomodoro e basilico, ma anche la carbonara”. L’argomento vira deciso verso le abitudini alimentari del tennista svizzero, e Federer svela un aneddoto sorprendente: una volta – non ci è dato in quale delle cinque occasioni tra 2004 e 2008 – si è ubriacato dopo aver vinto gli US Open! Ci ho messo tre giorni e mezzo per riprendermi completamente. […] Il bar stava per chiudere e abbiamo ordinato i drink in anticipo. Ci siamo accorti che ne avevamo ordinati troppi!”.

Nonostante questa piccola leggerezza (gli sarà concesso, almeno una volta su venti!) Federer mette davanti a tutto l’educazione dei figli: “Spero che un giorno diventeranno dei bravi cittadini, questo è il mio obiettivo principale”. Chiusura con un riferimento all’altro elefante nella stanza, forse ancora più massiccio, quello del ritiro dalle competizioni. “Avevo appena vinto il Roland Garros e già mi chiedevano del ritiro, ma avevo solo 28 anni! […] Ora sembra che in ogni intervista debbano chiedermelo perché i giornalisti pensano che in quel momento possa annunciarlo. […] Sono tranquillo a riguardo perché non lo so nemmeno io. Vorrei avere un’idea precisa e poterlo dire, non adesso”. Dichiarazioni che per ora ci lasciano tranquilli, il Re continuerà ancora a calcare i campi da tennis.

Giorgio Di Maio

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