Bresnik ne ha per tutti: Zverev è un “fallimento totale”, Tsitsipas “da schifo”, Shapo e Kyrgios...

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Bresnik ne ha per tutti: Zverev è un “fallimento totale”, Tsitsipas “da schifo”, Shapo e Kyrgios…

L’ex allenatore di Dominic Thiem parla dei Next Gen e della sua nuova esperienza come coach nella WTA

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Diversamente da alcuni colleghi anche più blasonati, Günter Bresnik non dà l’idea di andare alla ricerca di dichiarazioni inutilmente clamorose con il solo fine di far parlare di sé urtando (volentieri?) l’altrui suscettibilità. Tuttavia, quando gli si pone una domanda, per quanto innocua all’apparenza, sarebbe ingenuo e ingeneroso aspettarsi che a 58 anni si attardi in perifrasi per addolcire i suoi pensieri. Intervistato dal quotidiano austriaco Heute, tra una battuta sulla sua nuova avventura al femminile e l’immancabile question time sulla “questione Thiem”, succede allora che il coach viennese risponda con cruda sincerità a proposito dei next gen, locuzione che avrà anche stancato (e non da ora), ma che, probabilmente, per tutta la carriera resterà appiccicata come una sanguisuga ai nati dalla seconda metà degli anni ’90.

IL SUO FUTURO È ROSA – Cominciamo però dall’inizio, vale a dire dalle donne: sì, perché il nuovo progetto del buon Günter si chiama Mira Antonitsch, figlia ventenne dell’ex n. 40 ATP Alex, ora direttore del torneo di Kitzbuhel. Mira ha sfiorato l’ingresso fra le prime 500 due anni fa e ora occupa il 659° posto del ranking, ma Bresnik intuisce in lei una potenziale top 100. E non vede difficoltà nel lavorare per la prima volta con una tennista perché “ho quattro figlie, due sorelle e una moglie, vengo da una casa di donne: sono bravo con loro. Non posso dire se funzionerà visto che non ci ho mai provato seriamente [con la WTA]. Di sicuro, lo sport è lo stesso e senza grinta e impegno non si arriva al vertice”.

IL FUTURO DEI MASCHI, INVECE – Naturalmente, continua a seguire con interesse il circuito maschile (“ho guardato lo US Open dalle 17 fino a notte fonda su tre canali contemporaneamente”) e Daniil Medvedev è quello che lo ha colpito davvero. “Lo scorso febbraio a Buenos Aires, suggerivo a Dominic di non guardare solo davanti a sé a Djokovic, Nadal, Federer, ma anche indietro: ‘sta arrivando Medvedev’ ho detto e lui mi ha preso in giro. Medvedev è intelligente, ha lo humor russo, si muove estremamente bene. Gli altri giovani non sono a quel punto”.

Cosa significa in pratica è presto detto: “Zverev è un fallimento totale, Tsitsipas è stato pessimo negli ultimi due Slam. Shapovalov sarebbe pericoloso perché ha le armi, ma non è stato allenato bene negli ultimi anni. Rimane Kyrgios: non sarà mai costante per un’intera stagione, ma solo per una o due settimane – va così”. Bisognerebbe domandargli e domandarsi come due di queste ‘tragedie ambulant’ siano saldamente in top ten ma, forse saggiamente, al coach con il cappello viene invece chiesto chi abbia più potenziale. “Dominic Thiem” replica senza incertezze. “Non ha debolezze sotto il profilo tecnico, può giocare in controllo ai ritmi più sostenuti. Lo scorso anno a New York è stato più vicino a battere Nadal di Medvedev quest’anno, è una cosa che dimenticano in tanti. Ma deve recuperare il suo livello”.

ANCORA CON QUESTA ROTTURA – Un po’ ci ha messo del suo nominandolo pur non invano, ma l’argomento è ormai introdotto. La scorsa primavera, il numero 5 del mondo ha chiuso la storica collaborazione iniziata quando aveva appena dieci anni per affidarsi interamente alle cure tecniche di Nicolas Massu, appena arrivato proprio su consiglio di Bresnik: come ha processato la rottura Günter? Non ne soffro, ma sono deluso. Devo solo smettere di scervellarmici”. Forse, è proprio qui che va ricercato il motivo delle parole fin troppo dure riservate a quei giovani: parafrasando un suo collega, Günter non è un coach, ma un uomo ferito che insegna tennis.

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