La rincorsa alle Finals di Fognini e Berrettini (Crivelli, Semeraro, De Ponti). In 8 tra i primi 100: così l'Italia è diventata una big (Semeraro)

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La rincorsa alle Finals di Fognini e Berrettini (Crivelli, Semeraro, De Ponti). In 8 tra i primi 100: così l’Italia è diventata una big (Semeraro)

La rassegna stampa di mercoledì 9 ottobre 2019

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Fognini e Berrettini caldi. S’infiamma la corsa alle Finals (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

In sofferenza e in agilità. L’importante è rimanere abbracciati alla speranza. Le Finals di Londra sono là, a un mese di distanza e a pochissimi passi in classifica da un sogno che l’Italia non realizza dal 1978 (Barazzutti). Perciò adesso ogni partita diventa una battaglia campale per vincere la guerra, soprattutto a Shanghai, il penultimo Masters 1000 stagionale con la sua dote pesantissima di punti. Fognini e Berrettini, 13° e 10° nella Race, sono ancora vivi. E Fabio esce trionfante da una di quelle partite che possono cambiare il destino di un torneo. L’ottavo confronto diretto con il risorgente Murray (risalito al n. 239 Atp) si trasforma in un duello di oltre tre ore e regala, soprattutto nel set decisivo, tennis sopraffino con scintille incorporate. Lo scozzese, dopo l’intervento all’anca destra, non avrà ancora ritrovato tutti gli automatismi tecnici, ma in risposta è di nuovo un ossesso e fisicamente è recuperato. Dunque il Fognini che lo doma nel primo set, ne subisce il rabbioso rientro nel secondo e poi nel terzo scampa per due volte al turno di servizio con cui Andy può chiudere la sfida (sul 5-4 e sul 6-5) prima di annichilirlo con un tie break perfetto, offre una versione di lusso (55 vincenti). Ora il bilancio tra i due è in parità (4-4), ma stavolta la vittoria di Fogna si porta dietro gli strascichi di una polemica peraltro civile accesa da Murray. Succede infatti che in uno scambio-batticuore del terzo set, su una palla break a favore (comunque sfruttata) l’ex numero uno venga disturbato per un attimo da un urlo: «Qualcuno ha fatto baccano durante lo scambio, ho guardato verso Fabio e lui sosteneva di aver detto “Smettila di guardarmi”. L’urlo era arrivato da lui, è contro le regole. Non mi era mai capitato in carriera». Ora lo attende (domani) il vincitore tra Fritz e Khachanov. Perfetto invece l’esordio di Berrettini: il romano batte in appena 61 minuti il tedesco Jan-Lennard Struff. Per Matteo è vittoria numero 36 in stagione, la 30° dal 22 aprile. Stamattina incrocia il cileno Garin, poi potrebbe trovare Bautista Agut in un match caldissimo in prospettiva Finals.

Fabio e Matteo, un sogno per due (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Sono due uomini in missione per conto proprio, e un po’ anche del tennis italiano: quando manca un mese alle Atp Finals Matteo Berrettini e Fabio Fognini possono ancora strappare una qualificazione al torneo dei Maestri, e ieri a Shanghai hanno dimostrato, in maniera diversa ma molto convincente, quanto ci tengono. Anche perché sono quarant’anni che gli italiani non partecipano alle Atp Finals: l’ultimo a partecipare è stato Corrado Barazzutti, nel 1978, a New York. Prima di lui era toccato ad Adriano Panatta nel 1975 a Stoccolma. Il Masters 1000 cinese è il penultimo della stagione prima di Parigi-Bercy, si distribuiscono punti pesanti, sia per Fabio – 13esimo nella Race to London – sia per Matteo, che lo precede di tre posizioni. Il romano ha vinto in scioltezza il suo primo turno, impiegando un’oretta per liberarsi del tedesco Jan-Lennard Struff, con un netto 6-2 6-1. Matteo, con in tribuna anche Corrado Barazzutti, ha fatto la differenza soprattutto con il servizio. Al momento Matteo ha due avversari da superare per acchiappare uno dei tre posti ancora disponibili. Stamattina all’alba lo aspetta un match rognoso contro il cileno rampante Garin, n.32 Atp. Più complicata la posizione di Fognini, che però ieri ha vinto alla grande un match complicatissimo contro Andy Murray, strappando due tiebreak all’ex n. 1 del mondo. Lo scozzese è tomato da poco a giocare in singolare dopo l’operazione all’anca e otto mesi di stop; ogni giorno diventa più pericoloso. In poco tempo ha scalato 200 posizioni, ora è numero 229, ma il tennis che anche eri ha espresso per tre ore contro Fabio è da già da top-20, a tratti da top-10. E’ stato un match spettacolare, e nel finale terzo set anche teso, quando Fognini ha urlato con la palla ancora in gioco e Murray a rete, per provare a disturbado. Andy non l’ha presa bene, al cambio di campo ha protestato vivacemente con il giudice di sedia Fergus Murphy: «Ha gridato quando il punto non era finito, non può farlo, è contro le regole!». Per Fabio ora c’è il vincente fra lo yankee Taylor Fritz e il 9 del mondo, il russo Karen Khachanov.

Fognini ok, Murray non ci sta (Diego De Ponti, Tuttosport)

Fognini avanza ma con una coda di polemiche. Fabio batte agli ottavi del torneo di Shanghai Andy Murray, incontro che valeva l’accesso agli ottavi, ma subisce i rimbrotti del britannico nel post partita. Il tennista ligure, numero 12 del ranldng mondiale e decimo favorito del seeding, si è imposto in tre set sullo scozzese, numero 239 Atp, in gara grazie a una wild card. Fognini ha vinto con il punteggio di 7-6(4), 2-6, 7-6 (2) in tre ore di gioco. Il britannico, scuro in volto, ha accusato a fine partita il tennista italiano di aver urlato durante uno scambio decisivo nel terzo set prima di colpire la palla e di averlo dunque infastidito facendogli perdere la concentrazione. «Qualcuno ha fatto rumore durante lo scambio, non sapevo chi fosse e ho guardato nelle direzione da cui proveniva quel rumore. Lui allora mi ha detto “Smettila di guardarmi”. Quel rumore pero veniva da lui, cosa che non è permesso, è contro le regole e non dovresti farlo. E’ la prima volta in carriera che mi capita una cosa simile». Perfetto l’esordio di Matteo Berrettini che ha sconfitto per 62 61, in 61 minuti di gioco, il tedesco Jan-Lennard Struff, numero 38 Atp. Per il romano, semifinalista degli ultimi Us Open, si tratta della vittoria numero 36 (contro 18 sconfitte) in una stagione che gli ha già regalato due titoli ATP, conquistati a Budapest e a Stoccarda, oltre alla finale a Monaco di Baviera. Sia per Fognini che per Berrettini l’obiettivo ora sono le Atp Finals di Londra. Nella “Race to London” Berrettini è al momento al decimo posto con 2.230 punti, 50 in meno del belga David Goffin (2.280 punti) in ottava posizione, l’ultima utile per partecipare al Masters di fine stagione. In corsa c’è anche Fognini, al tredicesimo posto con 2.145 punti, a – 135 dall’ottava posizione.

In 8 tra i primi 100: così l’Italia è diventata una big (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Cosi in salute, se badiamo alla quantità, il nostro tennis maschile non lo era mai stato dall’inizio dell’era delle classifiche computerizzate, nel 1973: otto azzurri fra i primi 100 del ranking Atp, un record assoluto. Ma anche a qualità non siamo messi male, visto che a guidare la fila sono il numero 12 del mondo Fognini (che quest’anno è stato numero 9 e ha soggiomato nei top-10 complessivamente per 8 settimane) e il numero 13 Matteo Berrettini. L’ultimo arrivato nel club dei 100 è Salvatore Caruso, che vincendo il Challenger di Barcellona la scorsa settimana è arrivato a quota 98, gli altri sono Lorenzo Sonego (numero 55), Marco Cecchinato (69), Andreas Seppi (72), Stefano Travaglia (85) e Thomas Fabbiano (91). Un miscuglio generazionale, composto dagli ultratrentenni Seppi (35), Fognini (32) e Fabbiano (30), dai giovani Berrettini (23) e Sonego (24), e dalla leva di mezzo rappresentata da Caruso (26), Cecchinato e Travaglia (27). Solo due nazioni nobili e storicamente prolifiche come gli Usa, con 12, e Francia, con 9, ci sono davanti in questa classifica, e solo la Spagna è al nostro livello. Se quest’anno ci concediamo il lusso di essere ancora in lizza per le Atp Finals con due giocatori, Fognini e Berrettini, insomma non è un caso. In primo luogo l’abilità dei singoli, bravissimi a investire su se stessi a lungo termine, senza mollare nemmeno quando i risultati sembravano non arrivare (seguendo anche l’esempio di Paolo Lorenzi). Poi la qualità di un gruppo di coach nostrani per cui vale lo stesso discorso, da Riccardo Piatti e Max Sartori a Vincenzo Santopadre, da Gipo Arbino a Simone Vagnozzi, da Paolo Cannova a Cristian Brandi. Senza dimenticare il ruolo della Federazione, fallimentare nella costruzione in proprio di tennisti (dal centro tecnico di Tirrenia in 15 anni è uscito un solo top-100, Alessandro Giannessi), ma negli ultimi anni finalmente lungimirante nel capire che collaborare con i team e i coach privati è più utile che fare loro la guerra. Per accendere la miscela serviva una scintilla, e quella l’hanno fornita la semifinale al Roland Garros di Cecchinato nel 2018, l’exploit in classifica di Fognini in questa stagione, il boom di Berrettini negli ultimi due anni, oltre che i successi di due 18enni molto promettenti come Lorenzo Musetti e Jannik Sinnet ormai vicinissimo ai top100 dopo un balzo di oltre 400 posizioni in 12 mesi.

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