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ATP

Djokovic ha il dente avvelenato, Tsitsipas fa solo tre giochi a Bercy

Di fronte a un Nole più caldo della febbre, a Tsitsipas bastano 58 minuti per morire

Last updated: 02/11/2019 16:52
By Michelangelo Sottili Published 01/11/2019
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7 Min Read
Novak Djokovic - Bercy 2019 (foto via Twitter, @RolexPMasters)

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Il programma odierno dice che si è svolta l’attesa sfida tra Novak Djokovic e Stefanos Tsitsipas, ma a tutti gli effetti c’è stato un solo uomo in campo. Con una prestazione che ha ricordato quelle migliori a livello Slam e una buona dose di complicità dell’avversario, Nole si è imposto 6-1 6-2 in 58 minuti, fugando qualsiasi dubbio sulle sue condizioni di salute e di gioco. Malanni ed errori avevano infatti caratterizzato i primi due incontri comunque chiusi senza perdere set. Un risultato che, forse, avrebbe dovuto far riflettere sulle prestazioni degli avversari piuttosto che preoccupare per quelle del numero 1 del mondo che, è anche vero, in questo venerdì parigino si sarebbe trovato di fronte un ostacolo ben più impegnativo, colui che lo aveva battuto due volte su tre, l’ultima al Masters di Shanghai tre settimane fa.

Prima dell’incontro, il nostro inviato a Bercy ci informa che in mattinata Nole si è allenato regolarmente in presenza di Goran Ivanisevic; l’unica anomalia ha riguardato la comunicazione con il suo team tramite gesti, forse per non sforzare la gola o, più verosimilmente per come sarebbero poi andate le cose, perché “centratissimo e con quel tocco di cattivo umore, un buon segno più di qualsiasi altra cosa” secondo il tweet di Carole Bouchard.

IL MATCH – Nole sceglie di servire e tiene il primo game concedendo una parità: sarà il suo turno di battuta più lottato. Subito dopo risponde bene in paio di occasioni, mentre due doppi falli consecutivi di Stefanos gli consegnano il break. Se Stefanos è entrato in campo con il proposito di ripetere la prestazione di Shanghai, la partenza 0-3 è perfettamente in linea. Manca però la parte del piano greco che prevede di entrare in partita, ma la “colpa” è del serbo che non concede nulla in battuta, risponde con continuità e non sbaglia, anzi comanda decisamente gli scambi con un dritto particolarmente efficace. Impotente, Tsitsipas riesce almeno ad annullare tre palle consecutive del bagel, potendo così aprire il secondo parziale con il servizio a disposizione e l’illusione di mettere finalmente il naso avanti.

Illusione che svanisce poco dopo, sia perché Djokovic non accenna a diminuire concentrazione e intensità sia perché il n. 7 del mondo continua con preoccupante frequenza a mancare il campo anche quando è spalancato, specialmente con il dritto – sanno 13 i gratuiti con questo fondamentale. È così che cede la battuta al terzo game e di nuovo al quinto, chiuso da una risposta vincente con il rovescio lungolinea. Forse per vedere come reagisce se si trova in difficoltà, Djokovic prova ad andare sotto in un game sbagliando il colpo in uscita dalla seconda di servizio dopo una prima che in realtà era buona: esce da quello 0-30 quasi sbadigliando. C’è appena il tempo per Tsitsipas di arrivare a 2 e Novak chiude la prestazione perfetta, tenendo vive le sue possibilità per il numero 1 di fine anno. In semifinale troverà Dimitrov, contro il quale ha perso una sola volta (nel 2013 su terra) in nove confronti diretti.

ANCHE GRISHA NON SCHERZA – L’inedita sfida tra Cristian Garin e Grigor Dimitrov è vinta dal bulgaro che conferma lo stato di forma trovato chissà dove durante questa settimana e mette definitivamente il segno “più” davanti al saldo vittorie-sconfitte del 2019. Un anno altalenante come l’intera carriera per Grigor, sceso al n. 78 prima dello US Open, per poi agguantare l’inaspettata semifinale a cui è seguito il nulla fino a quest’ultimo torneo, con il picco raggiunto nel confronto con Thiem: una prestazione che ha lasciato senza parole e quindi non resta che affidarsi a quelle di un Dominator nell’occasione senza la R, secondo il quale “lui ha giocato davvero bene e non ha fatto una vagonata di stupidaggini”. Un discorso simile vale per Cristian, che si stava un po’ spegnendo dopo un ottimo avvio di quella che è la sua prima stagione nel Tour maggiore. Dallo scorso giugno le sconfitte quasi doppiavano le vittorie, ma il risultato di Bercy – primo quarto di finale in un “Mille” – rivaluta l’intera annata che il ventitreenne di Santiago del Cile chiuderà nella top 35.

Atleticamente al meglio e in fiducia nei colpi, Grisha sbaglia meno, è difficile da sfondare, sa chiudere a rete e variare il ritmo degli scambi, caratteristica quest’ultima che non solo non appartiene all’avversario, ma gli crea difficoltà insormontabili sia quando cerca di tenere il palleggio sia quando prova le accelerazioni. Avanti 6-2 e 2-0, Dimitrov pensa di aver investito abbastanza e di poter vivere di rendita remandosela fino alla fine, ma Garin non si è affatto arreso, prova a fare qualcosa in più e rientra subito in partita. I colpi cileni iniziano a pesare, la prima di Grigor risulta assente senza permesso, arriva l’atteso (non solo statisticamente) terzo doppio fallo seguito da una drop volley che giovedì sarebbe ricaduta oltre la rete e Cristian può servire sul 5-4. La pressione di andare a giocarsi la semifinale di un Masters al terzo set è evidentemente troppa: Garin mette a referto solo due punti nei successivi tre game e la sua avventura, senz’altro positiva, si chiude con un piccolo rimpianto. Dimitrov, vincitore di un ATP 1000 due anni fa a Cincinnati, giocherà sabato contro Djokovic la sua sesta semifinale a questo livello.

Risultati:

G. Dimitrov b. C. Garin 6-2 7-5
[1] N. Djokovic b. [7] S. Tsitsipas 6-1 6-2

Il tabellone completo


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TAGGED:atp parigi-bercy 2019Grigor DimitrovNovak Djokovic
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