Sono passate solamente due ore da quando Thomas Muster ha scagliato l’ace che gli ha consegnato la finale del Super 9 di Miami, dopo aver sconfitto in quattro set Yannick Noah. È l’1 aprile 1989 e tra ventiquattr’ore, nell’atto conclusivo, si troverà di fronte Ivan Lendl che ha dominato Kevin Curren perdendo solamente sette giochi.
Tuttavia quella sera, mentre sta riponendo la sua attrezzatura in auto, Thomas viene investito da un ubriaco alla guida di una Lincoln Continental. Viene sbalzato per oltre sei metri e il suo ginocchio sinistro ne risulta seriamente compromesso, tanto che secondo alcuni dottori non potrà più proseguire l’attività agonistica. Ma Thomas, si sa, è un combattente come ce ne sono (stati e saranno) pochissimi nella storia dello sport e, per velocizzare il suo recupero, incarica un falegname di costruirgli una sedia speciale che gli permettesse di giocare a tennis da seduto, senza che la sua gamba toccasse a terra, così da poter allenare il busto durante la riabilitazione.
Dopo soli cinque mesi e mezzo, Muster torna più forte di prima. Al torneo ‘Godò’ di Barcellona, metà settembre, è già in campo e batte prima il messicano Moreno e poi addirittura Leconte, prima di fermarsi contro il connazionale Horst Skoff. La sua carriera spiccherà il volo: l’ingresso in top 10 pochi mesi dopo, il dominio sulla terra battuta culminato nel successo al Roland Garros nel 1995 e nella conquista del numero uno del mondo l’anno successivo, a febbraio. Nel 1996 giocherà a Key Biscayne, dove tutto sembrava essere finito, da numero uno del mondo. Una grande lezione su come approcciarsi non solo allo sport, ma anche alla vita.