Intervista a Flavia Pennetta: "Mi godo Fabio e non torno a giocare. Forse" (Semeraro). Wimbledon, Mani di Forbice è triste (Corriere dello Sport)

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Intervista a Flavia Pennetta: “Mi godo Fabio e non torno a giocare. Forse” (Semeraro). Wimbledon, Mani di Forbice è triste (Corriere dello Sport)

La rassegna stampa di lunedì 6 aprile 2020

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Intervista a Flavia Pennetta: “Mi godo Fabio e non torno a giocare. Forse” (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Fabio Fognini in questo periodo avrebbe dovuto prepararsi a difendere il titolo vinto l’anno scorso a Montecarlo. Invece è ad Arma di Taggia e ridipinge cancelli, cucina, e passa l’aspirapolvere. Per dare una mano a mamma Flavia Pennetta, alle prese con i biberon e i pannolini della piccola Farah.

Come se la cava da marito Fabio? «E bravo, è bravo… Sono contenta. L’atro giorno l’ho anche messo a cucinare: c’era Farah che protestava, così gli ho lasciato tutti gli ingredienti pronti e un video tutorial, e se l’è cavata benissimo». Che piatto c’era in programma? «Pollo alla cacciatora». Non è che ingrassa in cucina? «No, si sta allenando cinque volte la settimana. Fortunatamente abbiamo un giardino e lui si è costruito una mini-palestra con tutto quello che gli serve. Poi Fabio è un mangione, ma di cose semplici, e il dietologo ci ha dato suggerimenti per toglierci la voglia di dolci senza appesantirci». Lei si allena? «La mattina presto, se Farah ha dormito bene, altrimenti dopo pranzo quando i bimbi dormono. Ci alterniamo». Wimbledon cancellato: giusto così? «Ragazzi, mica si può mettere a rischio la vita della gente. Non solo dei tennisti, ma anche degli spettatori e di chi lavora ai tornei. Ci sono ancora tanti, troppi morti e contagiati».

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Parigi ha scelto di spostarsi... «Sono stati veloci a proporsi, ma non so se riusciranno poi a farlo davvero il torneo in autunno. Per me quest’anno sarà tanto se riusciranno a far disputare le Finali di Coppa Davis. Negli States non si può andare, in Asia neppure, e anche giocare a porte chiuse non ha senso. Poi come farebbero ad allestire players lounge e spogliatoi? Pariamo di centinaia di giocatori con al seguito allenatori e preparatori tecnici. . Per gli Internazionali c’è in ballo una soluzione indoor a Torino: fattible? »Da giocatrice dico no. Per me Roma è Roma, meglio giocarlo l’anno prossimo nella sua collocazione naturale. Poi capisco i tanti soldi che si perderebbero e anche l’idea di fare una prova generale per le Atp Finals dell’anno prossimo. Ma sarebbe comunque tutta un’altra cosa». Con le sue ex colleghe e amiche di Fed Cup si sente questo periodo? »Mi sento spessissimo con la Schiavo, qualche volta con Roberta e con Sara. Siamo tutte nella stessa situazione. Franci, con quello che ha passato, deve stare moka attenta, è uscita pochissimo, giusto una volta l’aloe giorno per andarsi a prendere la spesa da suo padre. Doveva inaugurare il suo bistrot, è tutto rimandato. Però mi racconta i suoi business plan, e mi fa morire dal ridere… Roberta è anche lei a Milano – tutte e due nella zona peggiore… – fa ginnastica, cucina, lavora per Sky e Eurosport. Sara la sento meno, ma tutte si tengono occupate». A proposito del tenersi occupate: suo marito sostiene che dovrebbe tornare a giocare… «Mamma che pesantezza! (e ride; ndr). Mi sta mettendo a dura prova. Mi dice: “Dai, riprendiamo ad allenarci insieme, quando si può andiamo a Roma a caca di Barazzutti, stiamo con i bambini in guardino. Nel tennis oggi poi non si sa cosa può succedere, ti fai solo sette tornei, ti segue la Schiavo…”. Mi ha già fatto la programmazione, capito?».

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Non è il solo a insistere, vero? «Macché, sono circondata, mio padre e mio suocero lo stesso: “Due figli li hai fatti, togliti lo sfizio di giocare un altro anno”. Mio padre quando gli annunciai che ero rimasta incinta fece una faccia strana, poi confesso: “Speravo che mi volessi dire che tornavi a giocare”». La Clijsters è rientrata a 36 anni e con tre figli: non le viene la tentazione? «E’ stata bravissima, e l’ho vista anche bene nel primo match che ha giocato con la Muguruza. Avere la forza di rimettersi in pista è bellissimo, specie quando i figli sono più grandi. Sono contenta per lei. Ma a 39 anni, e con due figli piccoli. Anche se…». Ci sta pensando, confessi. «Non credo che faccia per me. Però un anno è lungo da passare in casa, e nella vita non si sa mai. Magari comincio ad allenarmi, inizio a giocare un’ora al giorno, e mi torna la voglia…. Mai dire mai».. Serena di anni ne ha 38 e ancora insegue il 24 esimo Slam. «E fa benissimo. Fisicamente c’è ancora, si è ripresa, non ha vinto uno Slam ma ha fatto tre finali. Non spreca tante energie, gioca dieci tornei l’anno, vuole fare qualcosa di grande. Perché dovrebbe stare a casa?».

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Federico assomiglia più a lei o a Fabio? «E’ un mix. Solare come mamma, testardo come papà. Hai i miei colori, ma fisicamente è una copia in miniatura di Fabio, si muove come lui Farah invece come colori è più simile a Fabio». Dicono tutti che Fabio è molto migliorato daquandosi èsposato: verità o stereotipo? «Sicuramente diventare genitore ti cambia. Fabio ha sempre i suoi momenti di “sclero”, che non amo, ma non posso pretendere che cambi del tutto. A volte bisogna tirargli le orecchie… Ora che è arrivata Farah e che Fede interagisce molto con lui è ancora più consapevole e responsabile». Tecnicamente la ascolta? «Lo faceva più quando non eravamo sposati Con il matrimonio, si sa, le cose cambiano… Mi dice sempre: “Non sono come te, siamo diversi!”. Ed è vero. Tutti e due non lo ammettiamo, ma alla fine seguiamo i consigli dell’altro. A Marrakech l’anno scorso Barazzutti mi aveva anche lasciato le consegne, e per un giorno l’ho allenato. Gli facevo i cesti, non so se mi spiego… Ci siamo divertiti un mondo».

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La prima cosa are farà dopo il virus? «Tomerò a casa dai miei nonni, dagli amici, dagli affetti che mi mancano tantissimo. Piango tutti i giorni, ma bisogna avere pazienza per poter ricominciare. Anche se non sarà più come prima. Magari daremo valore a cose che prima davamo per scontate. E non dovremo dimenticarci di cosa abbiamo passato”

Wimbledon, Mani di Forbice è triste (Corriere dello Sport)

Quelle due settimane passate a osservare ogni singola fogliolina, a curare maniacalmente ogni ciuffetto verde, per presentare in mondovisione il suo lavoro, stavolta gli mancheranno. «Quando ho sentito l’annuncio della cancellazione in tv mi sono sentito un po’ vuoto dentro», ammette Neil Stubley, il capo giardiniere di Wimbledon. «Uno dei lati belli del mio mestiere è che posso mostrare il frutto della mia fatica a tutto il mondo ogni anno. Gli occhi di molti sono puntati per vedere in che stato è il Centre Court il primo giorno dei Championships, ed è sempre un momento di tensione», ha raccontato al Daily Telegraph.

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L’All England Club per qualche tempo ha considerato l’ipotesi di far slittare il torneo ad agosto, ma lerba non è la terra, o il cemento. E’ una superficie viva, che non si adatta così facilmente ai cambi del clima. «A fine estate il sole si abbassa sull’orizzonte>, spiega Stubley. «Quindi la rugiada arriva prima, e i campi diventano scivolosi. La finestra utile per giocare si accorda sia all’inizio sia alla fine del giorno. Sarebbe bellissimo poter gareggiare a fine estate e in autunno, purtroppo non è possibile». Per altre occasioni i Doherty Gates sono stati aperti anche più in là con la stagione, ma Wimbledon è un evento estremamente complesso. «E’ vero che abbiamo ospitato incontri di Coppa Davis in settembre, ma in quel caso gli incontri iniziano alle 11.30 del mattino, o a mezzogiorno, e finiscono attorno alle 5 del pomeriggio». E solo per la durata di un weekend.

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Per gran parte della sua storia Wimbledon è stato in calendario a cavallo di giugno e luglio. Dal 2015 si è deciso di spostarlo avanti di una settimana per dare più spazio alla stagione sull’erba, della quale rappresenta il culmine. Ma è il termine estremo, impossibile da superare anche in casi di emergenza assoluta come oggi. Il Club del resto è assicurato contro la pandemia; riceverà circa 113 milioni di euro di indennizzo e ha deciso di non licenziare né mettere in cassa integrazione nessuno dei suoi dipendenti. Stubley e il suo team di 15 giardinieri continueranno a tenere in ordine i campi, lottando contro le erbacce e le volpi che ne minacciano lo splendore.

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