Binaghi: "Difendo il tennis, non pochi privilegiati. Noi pronti a ripartire" (Piccardi). Panatta: "La pausa aiuterà Sinner" (Dell'Orco). Sogno Fabbiano: "Un pieno di tornei dopo lo stop" (Grilli)

Rassegna stampa

Binaghi: “Difendo il tennis, non pochi privilegiati. Noi pronti a ripartire” (Piccardi). Panatta: “La pausa aiuterà Sinner” (Dell’Orco). Sogno Fabbiano: “Un pieno di tornei dopo lo stop” (Grilli)

La rassegna stampa di martedì 14 aprile 2020

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Intervista ad Angelo Binaghi: “Difendo il tennis, non pochi privilegiati. Noi pronti a ripartire” (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)

Presidente Angelo Binaghi, la cassa integrazione per i dipendenti della Federtennis ha scatenato l’ira dei sindacati. Mai era successo in una Federazione sportiva italiana: una mossa antisindacale? «Quando i contributi erano erogati dal Coni, effettivamente il criterio attribuiva alla voce “copertura dei costi del personale” una quota della cifra. Lo scorso dicembre, però, in seguito alla riforma, Sport e Salute Spa ha adottato nuovi criteri, più oggettivi e meritocratici, decidendo che a partire dal 2020 i contributi non fanno più riferimento specifico alla copertura del costo del personale ma sono un “premio” per i risultati sportivi ottenuti. In altre parole, da quest’anno alle Federazioni vengono riconosciute la completa autonomia gestionale e, quindi, la piena assunzione di responsabilità». Si assume la responsabilità di una decisione perlomeno spregiudicata, quindi? «I dati nudi e crudi sono questi: abbiamo sospeso tutti i contratti, da Barazzutti a Pietrangeli, prevedendo una variazione di bilancio da stato di guerra: 37 milioni di contrazione delle entrate su 60 di fatturato. Siamo la Federazione che più di tutte si autofinanzia (87%), perciò siamo quella che più soffre. Ho 3200 società che non so se riusciranno a ripartire, 9640 insegnanti che in tasca non hanno una lira e qui stiamo parlando di qualche decina di persone rispetto al dramma di altre migliaia, i miei azionisti. Spregiudicatezza, lei dice. Io dico che abbiamo preso decisioni veloci e necessarie, nell’interesse di tutto il movimento. L’ho detto anche al Coni: dovreste fare lo stesso». Crede che altre Federazioni seguiranno il modello Fit? «Ho la casella di posta zeppa di mail di persone del mio mondo che vedono che stiamo combattendo con il sindacato che difende un gruppo di privilegiati in un momento di pandemia epocale. Qualcuno mi chiama Robin Hood» […] Internazionali ruolo chiave, quindi. Qual è il piano A? «Giocarli a Roma, tra settembre e ottobre, durante la nuova stagione sulla terra». Il piano di riserva? «A Cagliari a novembre, a Milano sul veloce a dicembre, magari donne e uomini divisi tra Milano e Torino, con finali in sede unica, in una bella unione tra città duramente colpite dal virus. Pur di fare gli Internazionali, accetto anche le porte chiuse». Le Atp Finals a Torino già quest’anno sono fantatennis? «Ne ho parlato con la Appendino: se Londra non ce la fa, coglieremo l’occasione». Ma che tennis sarà, per chi gioca e chi assiste? «Dovremo essere duttili e innovativi perché per uno o due anni nulla sarà come prima. I giocatori si raccatteranno palle e asciugamani e non potranno portarsi dietro il clan: si tornerà agli anni di Pietrangeli, atleta e coach. Il pubblico entrerà e uscirà ordinato per file, siederà distanziato, mascherine e gel disinfettante per tutti. Sarà un sistema di qualità e vorrei che il tennis fosse premiato per le sue caratteristiche uniche». Il distanziamento sociale dato dalla rete. «Siamo lo sport più sicuro dal punto di vista sanitario: non possono trattarci come le discipline di squadra, di contatto o indoor. Vorrei che, nel riaprire lo sport di base, chi ci governa lo capisse: spogliatoi chiusi, panchine ai lati opposti, gel a ogni cambio di campo. Il tennis può e deve ripartire appena possibile: ci basta una settimana di preavviso».

Intervista ad Adriano Panatta: “La pausa aiuterà Sinner” (Daniele Dell’Orco, Libero Quotidiano)

La stagione del tennis, come quella di diversi altri sport, s’è fermata sul più bello […] La pandemia, inoltre, ha messo in naftalina le corse ai record dei “big three”, Federer, Djokovic e Nadal. Nessuno di loro è ormai un ragazzino (lo svizzero ha 38 anni, il serbo 32 e il maiorchino 33) e un lungo stop potrebbe davvero stravolgere qualsiasi tipo di equilibrio. «Ma non nel modo che potrebbe sembrare più ovvio», spiega a Libero Adriano Panatta. «[…] Mi fa anche un po’ strano parlare di tennis… ». In che senso? «A me manca relativamente poco. Ormai non sono più uno sportivo fanatico. Gioco a golf, ogni tanto colpisco qualche pallina, ma il tennis giocato e commentato mi manca meno di quanto si possa pensare. Mi preoccupa molto quello che succede intorno a noi». Non freme per ripartire subito, quindi. Come non freme la stessa industria del tennis, bloccata fino a giugno ma c’è chi dice si resterà fermi fino a dicembre… «È forse lo sport più globalizzato che c’è al momento. Prevede spostamenti continui di tutti e assembramenti in ogni parte del mondo. E difficile pensare ora come si potrebbe ricominciare in sicurezza e molto dipenderà dall’evoluzione dell’epidemia nei vari Paesi». Uno stop così prolungato chi rischia di danneggiare di più tra i tre più forti al mondo? «I periodi di fermo danneggiano chi perde concentrazione e motivazioni. Loro sono giganti e questo rischio non lo corrono. Le dirò inoltre che l’età conta poco. Anzi. Chi ha più gioco di tocco e meno meccanica potrà riprendersi meglio e prima. E mi riferisco a Federer, ovviamente». Ecco, la concentrazione potrebbe perderla invece un nostro giovane lanciatissimo come Jannik Sinner… «Ha 18 anni. È vero che in questa stagione aveva intenzione di giocare molto, ma ha tutto il tempo per recuperare. Può approfittare per migliorare i suoi gesti tecnici… ». Ad esempio? «Gioca già buoni fondamentali, ma a rete qualcosa può migliorare, e può potenziare il dritto. Soprattutto deve formarsi dal punto di vista della prestanza fisica. Non avendo impegni potrà concentrarsi su questo». Le situazioni di Fognini e Berrettini invece sono diverse… «Entrambi i ragazzi avevano degli acciacchi e lo stop forzato non può che fare del bene. Certo, Fognini a 32 anni vorrebbe massimizzare i risultati, Berrettini ne ha 24 ma rientra tra i giocatori meccanici di cui si parlava prima, quindi dovrà stare attentissimo». Magari Fognini approfitterà della quarantena per convincere Flavia Pennetta a tornare in campo, ha detto che a lui piacerebbe… «Ma chi glielo fa fare (ride, ndr). Fossi in lei starei a casa. Manca dal circuito da 5 anni e io non ho mai visto di buon occhio i grandi ritorni»[…]

Sogno Fabbiano: “Un pieno di tornei dopo lo stop” (Paolo Grilli, Giorno – Carlino – Nazione Sport)

Ha avuto come un presentimento, anzi di più, una conferma, Thomas Fabbiano, quando il torneo di Indian Wells è stato annullato il 9 marzo scorso. Il tennista tarantino, reduce da un 2019 coi fiocchi, ha subito lasciato la California per fare ritorno in Italia, da dove arrivavano notizie sempre più preoccupanti sull’emergenza Coronavirus […] È possibile allenarsi in casa per un tennista? «È molto difficile, al di là del fatto che manca la sensazione del giocare all’aria aperta, irrinunciabile per noi tennisti. Si riesce solo a fare un lavoro di mantenimento, per tenere la condizione fisica a livelli semi-professionistici. Non si riescono a fare le scivolate, gli allunghi: temo che al ritorno in campo, dal punto di vista articolare, ci saranno problemi per molti» […] Nel 2020 molti si aspettano un Fabbiano ad alto livello dopo gli exploit del 2019: un anno che l’ha vista battere Tsitsipas e Karlovic a Wimbledon e Thiem a New York. «Per la verità sono state grandi vittorie non sostenute però da continuità, tanto è vero che la mia posizione di classifica, sotto la 100, è stata appena decente secondo le mie aspettative, visto che ero stato anche numero 70 al mondo. Il mio 2020 non è poi stato dei migliori per diversi motivi, cercavo proprio il riscatto dalla primavera in poi». Anche Wimbledon è stato annullato. «È un enorme dispiacere, ma non avrei voluto giocare questo torneo, con tutti i punti che ho da difendere lì, venendo da mesi di sostanziale inattività. A Wimbledon bisogna arrivare con 5 mesi di gare alle spalle». Il momento del tennis italiano è ottimo. Qual è il motivo di questa rinascita? «Sì, siamo tornati protagonisti. Adesso sperare in grandi risultati negli Slam non è più un’utopia. La competizione interna aiuta tanto, poi gli staff attorno ai noi giocatori a loro volta sono migliorati molto. E poi, più un atleta vince, più può permettersi di investire per una sua ulteriore crescita». Come vede il futuro prossimo della racchetta? «Può essere che per i prossimi tre o quattro mesi non si giochi. Ma poi io spero in un finale d’anno ricco di tornei, da settembre a Natale, giocando tutte le settimane. Lo vogliamo tutti».

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