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Cosa hanno in comune tennis e scacchi e perché non ci sono tennisti robot

Ljubicic pareggia contro il n.5 del mondo di scacchi (!) e ci ricorda perché ‘il tennis è come giocare a scacchi correndo’. E perché l’intelligenza artificiale non ha ancora battuto l’uomo

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Ci sono anche stati campioni di tennis abili con la scacchiera. John McEnroe, che abbiamo visto sfidare il padre a scacchi nel film ‘Borg McEnroe’ del 2017, Boris Becker (che in testa al pezzo vedete opposto al suo ex allievo Djokovic), Ivan Lendl e tra quelli in attività Daniil Medvedev, che sembra scacchista anche sul campo. Sono appassionate di scacchi anche Elena Dementieva e la meno sospettabile Anna Kournikova. Scoperta più recente, con la scacchiera se la cava anche Ivan Ljubicic, allenatore di Federer attualmente cassaintegrato dal lockdown forzato.

L’ex tennista croato è riuscito a intrufolarsi tra i 26 avversari della ‘simultanea’ lanciata dal numero 5 del mondo di scacchi, il francese Maxime Vachier-Lagrave, uno dei candidati a sfidare il detentore Magnus Carlsen (l’attuale n.1, il Djokovic della scacchiera) per il titolo di campione del mondo. La simultanea è una particolare partita in cui un professionista – di solito muovendo il bianco – sfida più avversari in contemporanea, e in quest’occasione Vachier-Lagrave ha ottenuto un discreto score di 21 vittorie, 4 patte e una sola sconfitta. Tra le quattro partite finite in parità c’è quella in cui il campione francese era opposto a Ljubicic. I più esperti possono rivedere la partita qui: Ljubo ha giocato in modo molto prudente, Vachier-Lagrave si è limitato ad attendere un errore marchiano che non è arrivato e alla fine, in una situazione di parità numerica, ha offerto la patta all’ex tennista.

Un po’ come se Medvedev, numero 5 del mondo, affrontando in contemporanea tre dilettanti dall’altra parte del campo, fosse trascinato al tie-break da uno dei tre. Aiuta a farsi un’idea, ma non è proprio la stessa cosa perché tennis e scacchi sono molto simili ma anche molto diversi.

Il tennis, con tutto il suo carico di splendidi errori, rimane irricevibile per la macchina perché sembra ma non è un gioco a informazione completa, come appunto gli scacchi o il Go. Pur complicatissimi, pur potendosi snodare su miliardi di possibili mosse, sono giochi in cui un giocatore conosce in ogni momento lo storico delle giocate precedenti che si riflette nella situazione sulla scacchiera. Tutto è noto. Anche nel tennis sembrerebbe essere così, poiché sappiamo esattamente quali passaggi hanno condotto alla situazione di gioco che ci troviamo di fronte.

C’è però una differenza cruciale. Ogni mossa negli scacchi è uguale a sé stessa, che la giochi Kasparov o un operaio di Voghera (la casalinga è fuori a vivere la sua vita borghese, felicemente sdoganata dai tempi). La differenza sta nella scelta di giocarla, l’esecuzione è la stessa. Nel tennis no. Si può avere la stessa cognizione del campo di Federer e sapere esattamente quali colpi giocare e quando, ma senza il suo braccio non si vince alcuna partita. La variabilità risiede – ed è cruciale – soprattutto all’interno del singolo colpo, secondo un range che può variare dal servizio spaccavetri di Fantozzi a quello di Kyrgios che viaggia a 210 orari e atterra sulla T, imprendibile.

Si può pensare che attaccare sul dritto dell’avversario – in teoria è il suo colpo più debole… – sia una buona idea per convertire un match point, ma l’attacco si rivela corto e alla fine si perde la partita.

Purtroppo (o per fortuna) nel tennis non esiste la parità, se non per qualche momento di transizione nel corso del gioco. Per fortuna (e non certo purtroppo), il tennis rimarrà immune ancora per un po’ agli attacchi artificiali e un po’ spoetizzanti della perfezione. Se prendiamo in prestito la definizione applicata al calcio da Gianni Brera, secondo cui la partita perfetta è quella che finisce 0-0 – sul quale il gol agirebbe come elemento di disturbo – si può immaginare che il match di tennis perfetto è composto da uno scambio infinito, senza errori né vincenti. Del resto, nell’epoca del tennis percentuale, cos’è un colpo vincente se non una bellissima falla del sistema?

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