Gauff shock a 16 anni: «Troppe aspettative, poi la depressione» (Cocchi). «Io, Cenerentola del tennis, da Chivasso a Wimbledon» (Turco)

Rassegna stampa

Gauff shock a 16 anni: «Troppe aspettative, poi la depressione» (Cocchi). «Io, Cenerentola del tennis, da Chivasso a Wimbledon» (Turco)

La rassegna stampa di venerdì 17 aprile 2020

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Gauff shock a 16 anni: «Troppe aspettative, poi la depressione» (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

La confessione arriva da dietro la racchetta, ovvero sul blog Behind the Racquet, sempre più frequentemente diario dei tennisti di vario lignaggio. Questa volta è toccato a Coco Gauff, la 16enne numero 52 al mondo e già battezzata come “futura Williams”. In una lunga lettera sul sito di Noah Rubin ha raccontato di aver combattuto contro la depressione: «Un anno prima di Wimbledon (dove nel 2019 aveva raggiunto gli ottavi, ndr) ho vissuto un momento buio, in cui mi sentivo depressa», ha scritto, spiegando che le aspettative sui suoi risultati erano troppo pesanti da sopportare: «Per tutta la vita sono stata la più giovane a fare tante cose, il che ha creato un clamore che non volevo. Proprio prima di Wimbledon stavo faticando a capire se il tennis era quel che volevo. Ho sempre ottenuto risultati, quindi non era questo il problema, però mi sono ritrovata a non amare quel che facevo». Il rischio che Coco lasciasse lo sport è stato tangibile: «Ero confusa e volevo capire se giocare a tennis era quello che volevo o quello che gli altri volevano per me. Ci sono stati momenti difficili in cui piangevo. Alla fine ne sono uscita più forte e ho imparato a conoscere molto meglio me stessa». […]

«Io, Cenerentola del tennis, da Chivasso a Wimbledon» (Fabrizio Turco, La Repubblica – Torino)

Se fino a quando si è ritirata, 50 giorni fa, il ruolo di Biancaneve del tennis mondiale toccava di diritto a Maria Sharapova, le vesti di Cenerentola del circuito spettano certo a Giulia Gatto Monticone. Come dire, stessa età (sono entrambe nate nel 1987) ma due modi opposti di vivere il tennis: la russa ha toccato la vetta del mondo già a 18 anni, mentre la torinese ha fatto il percorso inverso, partendo lenta e scalando la classifica Wta solo dopo la boa dei trent’anni. Giulia, infatti, è appena diventata la terza tennista italiana dopo una carriera tutta in rincorsa. «Masha era una predestinata, io però sono fiera del mio percorso fatto di sudore e fatica. Anche se devo ammettere che se quattro anni fa mi avessero detto che a quasi 33 anni sarei entrata fra le prime 150 al mondo debuttando in Fed Cup, non ci avrei mai creduto». Ecco, infatti, il momento della svolta della carriera di Giulia: nel 2016 si infortuna seriamente al polso sinistro, «una disdetta per me che sono destra ma che ho il colpo migliore proprio nel rovescio a due mani». Quello che rischia di diventare il punto di non ritorno per un’atleta ormai prossima ai trent’anni si trasforma invece nel trampolino di lancio. «Avrei potuto smettere, mi sono guardata allo specchio e mi sono chiesta cosa volessi fare: davanti passava l’ultimo treno della carriera e ho cercato di afferrarlo al volo». E’ la svolta, che prende forma sotto l’aspetto tecnico, atletico e anche spirituale, grazie alla spinta di Tommaso Iozzo che, oltre ad essere il coach, è anche il fidanzato di Giulia. «Lì è iniziata la mia seconda carriera: ho fatto le cose alla grande, ho lavorato duro e sono fiorita. Il prossimo obiettivo? Voglio entrare nelle top 100, continuando così ce la farò». In realtà, inconsueta è stata anche la prima parte della vita tennistica di Gatto Monticone: «Da piccola ho avuto la fortuna che i miei genitori abbiano preteso che io continuassi a studiare. Magari mi ha penalizzato sul campo, perché tante mia coetanee pensavano solo al tennis, ma io sono orgogliosa della scelta che hanno fatto per me». E allora avanti con la vita della studentessa che al mattino frequentava con profitto il liceo scientifico a Chivasso e nel pomeriggio tornava a Castiglione per allenarsi a due passi da casa, alla Polisportiva Pedaggio. Con gli anni, il talento sboccia, vince i primi tornei e le prospettive cambiano: passa al San Mauro, poi alle Pleiadi, infine alla Sisport, il suo circolo attuale. Il resto è attualità, a partire dal pomeriggio da star di Giulia che approda a Wimbledon dopo aver superato le qualificazioni. L’urna la accoppia a Serena Williams, la più forte di tutti i tempi, e gli organizzatori la fanno debuttare sul Centre Court, il campo più famoso del mondo. Un pomeriggio che ripaga degli sforzi di una carriera, ancor di più visto il figurone della torinese, che parte in apnea, va sotto 5-0, chiude il primo set 6-2, ma nel secondo sfiora il colpaccio prima di soccombere 7-5. «Tre anni prima giocavo i tornei da 15 mila dollari, trovarsi sul centrale di Wimbledon non è la stessa cosa. È stato un sogno di cui ancora assaporo ogni istante: il boato all’ingresso, i miei ace, i colpi vincenti, il profumo dell’erba. Fino alla stretta di mano finale, le sue parole di incoraggiamento (mi ha detto ‘amazing player’ ma non so se lo pensa davvero), il selfie insieme». Da numero tre del tennis italiano, Giulia ha annusato a lungo l’aroma olimpico: «Sarei stata una candidata per la maglia azzurra ma il rinvio mescola le carte. Sarebbe bellissimo, un altro tassello della mia storia».

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