Dirk Hordorff: 10.000 dollari per chi occupa una classifica dal n. 250 al 700

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Dirk Hordorff: 10.000 dollari per chi occupa una classifica dal n. 250 al 700

Un aiuto deciso dai massimi organi del tennis, secondo quanto rivela il vice presidente della DTB

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Andrea Arnaboldi, numero 282 del mondo: sarebbe uno dei destinatari di questi aiuti (foto Antonio Milesi)
 

Sembra che martedì 16 aprile si sia svolto un meeting dell’ITF che, come vedremo, ha visto coinvolti positivamente gli altri massimi organi del tennis internazionale: l’ATP, la WTA e gli Slam. Uno degli obiettivi dell’incontro era quello di pianificare un intervento di aiuto economico a favore dei tennisti e delle tenniste impossibilitati a giocare e, conseguentemente, a guadagnare, con i circuiti fermi almeno fino al 13 luglio. Un’esigenza particolarmente sentita da chi occupa posizioni in classifica che certo non consentono guadagni stratosferici; anzi, per molti, si tratta di mantenere un difficile equilibrio fra entrate e spese, cercando di farsi strada in un ranking dalla concorrenza agguerrita.

Non ci sono ancora conferme ufficiali sull’esito di questo incontro, né si sa se le eventuali misure riguarderanno solo coloro che impugnano la racchetta o anche quei professionisti – tra cui coach, preparatori, fisioterapisti – che si occupano di mandarli in campo in modo che possano dare il meglio. Come è già successo in altre occasioni, però, è Dirk Hordorff, vice presidente della federtennis tedesca, a vestire i panni di rivelatore di indiscrezioni. Secondo un tweet del numero 2 della DTB, infatti, sarebbe stato deciso un aiuto rivolto a chi si trova tra il n. 250 e il n. 700 delle classifiche WTA e ATP. Si parla di circa 10.000 dollari a testa, una somma che comprenderebbe anche donazioni da parte dei top 100 ATP.

Se confermata, la decisione comporterà un impegno economico complessivo pari a nove milioni di dollari. Una buona notizia per i diretti interessati e, in seconda battuta, per l’esito favorevole di un confronto fra organismi solitamente caratterizzati dalla scarsa tolleranza reciproca. Sperando che, una volta usciti da questa situazione, l’uomo non separi (di nuovo) ciò che la pandemia potrebbe finalmente aver unito.

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