«Noi, retroguardia del tennis, da 15.000 euro all'anno» (Crivelli). Sonego, riecco il tennis (Mecca)

Rassegna stampa

«Noi, retroguardia del tennis, da 15.000 euro all’anno» (Crivelli). Sonego, riecco il tennis (Mecca)

La rassegna stampa di venerdì 24 aprile 2020

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«Noi, retroguardia del tennis, da 15.000 euro all’anno» (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Sfide a chi fa più palleggi ravvicinati contro il muro (Federer), foto davanti ai fornelli nell’improbabile veste di chef (Nadal) oppure un’improvvisata partita a tennis usando le padelle (Djokovic). Eppure, dietro a mille modi scherzosi per battere la noia della cattività forzata causa virus, i più forti tennisti del mondo si sono resi conto che la prolungata inattività può rivelarsi economicamente devastante per la grandissima maggioranza degli altri giocatori, che non contano i milioni, ma anzi ogni giorno devono valutare con grande perizia costi e ricavi, per poter sopravvivere del loro mestiere. Così Nole, da buon numero uno del mondo e presidente dell’Atp Players Council, ha sviluppato una proposta (condivisa anche dagli altri due titani Rafa e Roger) che ha come obiettivo la costituzione di un fondo di sostegno ai «piccoli», attraverso una donazione volontaria da parte dei primi 100 del mondo fino ad arrivare a 6 milioni di euro (integrati anche dall’Atp e dagli Slam). In questo modo, secondo il progetto, si potrebbero garantire almeno 10.000 dollari (9.200 euro) una tantum a circa 400 tennisti dalla posizione numero 200 in giù, in modo da consentire loro di alleviare le difficoltà finanziarie del momento. Nella platea dei possibili beneficiati, a questo punto, rientrerebbe tra gli altri anche Andrea Arnaboldi, 32 anni, numero 282 del ranking, uno dei tanti onesti operai della racchetta che si guadagnano il pane quotidiano nei meandri dei circuiti minori. Nel 2018 l’Itf, la Federazione internazionale, ha stimato che il 96% dei tennisti che hanno disputato almeno un torneo internazionale è in passivo e che il pareggio tra entrate e uscite si raggiunge attorno alla 350° posizione della classifica: niente guadagni, ma nemmeno perdite. Questo perché il tennis, oltre alle spese sostenute nell’attività giovanile per provare a diventare professionisti, comporta continui esborsi per tutta la carriera. Arnaboldi è sul circuito con continuità dal 2006, qualche exploit (tre partecipazioni agli Slam, due a Parigi e una a Wimbledon) gli ha consentito quei guadagni extra che ti cambiano economicamente un’annata. […] L’anno scorso Andrea ha incassato solo di premi 110.000 euro lordi, che significa, tolta la tassazione, circa 70.000 euro, cui hanno notevolmente contribuito i 50.300 euro lordi della qualificazione al tabellone principale di Wimbledon. A fronte delle entrate, l’intera attività 2019 gli è costata circa 55.000 euro, che lui stesso ci ha dettagliato. «Circa 25.000 euro se ne vanno per lo staff: allenatore, preparatore atletico e fisioterapista. Poi ci sono circa 3.000 euro per l’incordatura, che viene messa a disposizione dai tornei: nei Challenger di solito si pagano 15 euro a racchetta. Il resto lo spendo in viaggi, per me e il mio staff: per fortuna noi italiani abbiamo la possibilità di giocare tanti Challenger nel nostro Paese e questo abbatte i costi; in ogni caso, programmandosi fin dall’inizio della stagione e sfruttando le opportunità online, si può senz’altro risparmiare». In sostanza resterebbero circa 15.000 euro di guadagno, ma la cifra si arricchisce con le entrate dei piccoli sponsor personali e gli ingaggi per i campionati italiani a squadre. […] «Sono ancora tra quelli che possono permettersi di dedicarsi solo a giocare, senza attività collaterali – dice il canturino — ma certo non so come uscirò da questa lunga inattività. L’iniziativa di Djokovic è sicuramente lodevole e io sono favorevole, ma è l’intero sistema che andrebbe ripensato: c’è troppa disparità di trattamento economico tra i primi 50 del mondo e il resto del circuito, cui però non corrisponde una differenza tecnica così elevata».

Sonego, riecco il tennis (Giorgia Mecca, Il Corriere – Torino)

Netflix a non finire, gnocchi fatti a mano, qualche passo di danza, Skype con amici e colleghi e tre ore al giorno di preparazione per non dimenticarsi di essere un atleta. Lorenzo Sonego non si annoia. Il tennista torinese, che compirà 25 anni l’11 maggio, sta vivendo bene i giorni della quarantena e della reclusione. Un anno fa a quest’ora era in viaggio tra Montecarlo (dove ha raggiunto i quarti di finale) e Madrid, adesso non prende in mano una racchetta da più di un mese. Insolito per il numero 46 del mondo. Quando è stata l’ultima volta che ha giocato a tennis? «Era inizio marzo. Subito dopo la Coppa Davis a Cagliari sono volato negli Stati Uniti, pensando di giocare Indian Wells e Miami. Appena sono atterrato in California mi hanno informato che stavano cancellando tutti i tornei, uno dopo l’altro. Il mondo si è fermato, io e il mio preparatore atletico eravamo dall’altra parte dell’oceano con la paura di non riuscire a prendere un aereo che ci riportasse a casa. Siamo riusciti a tornare poco prima che bloccassero i voli».

Come sta vivendo questa quarantena?

Oltre alle serie che sto guardando su Netflix, continuo a fare preparazione atletica, un’ora e mezza la mattina e un’ora e mezza il pomeriggio, come in tempi normali, poi faccio fisioterapia e corro intorno all’isolato. L’unica differenza rispetto alla normalità è che sto lontano dalla racchetta. Ho ancora un problema al polso sinistro, una brutta infiammazione che mi porto dietro da mesi e che adesso finalmente va molto meglio. Questa pausa forzata dal campo, almeno al mio fisico sta facendo bene, mi ha aiutato a guarire.

Quando pensa di ritornare in campo?

Spero che si riescano a salvare gli ultimi mesi del 2020. Flushing Meadows al momento è un ospedale da campo, ma gli Us Open sono ancora in programma alla fine di agosto. Incrocio le dita. Al rientro saremo tutti un po’ arrugginiti, tutto questo tempo fuori dal campo non fa bene, si perde il ritmo e soprattutto l’abitudine alla partita, allo stress agonistico. Però spero di non essermi dimenticato di come si gioca a tennis.

Dovrà mettersi i guanti ad ogni partita

Io per fortuna ho il rovescio a due mani e quindi posso evitare di metterli. Ma se stabiliscono delle regole, come quella di arrivare in campo con la mascherina, è giusto che noi le rispettiamo.

Quando si potrà ripartire, lei ricomincerà ad allenarsi al Circolo della Stampa, il suo primo circolo. Come mai ha preso questa decisione?

Ho seguito il mio allenatore Gipo Arbino, come sempre. E stata una sua scelta che ho condiviso, lo Sporting mi mancava, è il posto in cui è cominciato tutto tanti anni fa, era giusto ritornare. […]

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