Anche la WTA è favorevole all'unione con l'ATP

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Anche la WTA è favorevole all’unione con l’ATP

Il CEO della WTA Steve Simon parla al New York Times: “Sono il primo a sostenere la fusione. Le sfide a volte possono fornire opportunità”. Ma precisa: “Non si tratta di cercare di salvare la WTA”

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È comprensibile che in un periodo privo di tennis così prolungato si indugi molto sulle riflessioni per il futuro, e se con tutti questi tornei annullati sarà dura ripartire, tuttavia sarebbe più semplice farlo assieme. Proprio questo spirito di collaborazione, in un periodo così difficile, è una delle micce che sta spingendo i due circuiti ATP e WTA ad avvicinarsi sempre di più l’uno verso l’altro. Finora a parlare di una possibile unione delle due associazioni erano stati solamente esponenti del circuito maschile: Federer, che aveva stuzzicato tutti con un tweet, Roddick che aveva detto la sua su Tennis Channel, e soprattutto il presidente ATP Andrea Gaudenzi che aveva espresso il suo vivo interesse all’accordo. Adesso è arrivata una voce sul tema anche dal versante femminile ed è forse la più autorevole, quella dell’amministratore delegato della WTA Steve Simon.

Parlando al telefono con Christopher Clarey del New York Times, Simon ha detto: Non ho paura della fusione completa, non l’ho mai avuta. Sicuramente sarei il primo a sostenerla perché penso che abbiamo davvero allineato i nostri principi strategici e commerciali. Ovviamente è una strada lunga e tortuosa per arrivarci, ma penso che abbia un senso nella visione globale. Ci vorrà tempo ma concettualmente potrebbe non volercene troppo. Se c’è condivisione di intenti di solito puoi fare le cose più velocemente”. Insomma le sue parole non potevano essere di maggior apertura verso questo progetto ambizioso di fusione tra la WTA, che recentemente ha festeggiato i suoi primi 50 anni di vita, e un’associazione molto più florida economicamente come l’ATP.

Ma lo stesso Steve Simon ha specificato che non è una questione di denaro; l’emergenza coronavirus sta sì contribuendo a spingere verso questa direzione, ma non sta certo compromettendo la sopravvivenza della WTA. Non si tratta di cercare di salvare la WTA. Noi ce la caveremo bene, ma se vogliamo fare la cosa giusta e finalmente riuscire a riunire questo sport noi saremmo molto favorevoli. Non è un’acquisizione, non si tratta di uno dei due tour che guadagna territorio. Questo è un momento unico: la crisi e le sfide a volte possono fornire anche opportunità“.

Un’altro problema però è costituito da alcuni diretti interessati, i quali potrebbero essere in disaccordo. Sul fatto che non tutti i tennisti vedrebbero di buon occhio una fusione tra le due sigle è stato inequivocabile Andy Murray, il quale pochi giorni fa ha raccontato di alcuni suoi colleghi che avrebbero fatto volentieri a meno di un aumento di montepremi pur di guadagnare più delle loro colleghe WTA. Al di là di tutte le complicazioni legali che un’unione del genere comporterebbe, la difficoltà più ardua da superare ancora una volta sta nelle convinzioni radicate in alcune persone, ma se alla fine tutto questo andrà in porto anche gli oppositori e gli scettici dovranno farsene una ragione.

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