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Berrettini: “Il fondo per i tennisti non è obbligatorio. Preferisco aiutare un ospedale”

Matteo loda l'iniziativa di Djokovic, con cui ha parlato, ma crede che in questo momento ci siano 'situazioni più complesse' a cui badare. E dice sì ai circuiti nazionali

Last updated: 12/05/2020 9:33
By Lorenzo Colle Published 09/05/2020
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4 Min Read
Matteo Berrettini all'evento Peugeot (foto Cristina Criswald)

Da Boca Raton, in Florida, dove sta trascorrendo la quarantena insieme alla fidanzata Ajla Tomlianovic, Matteo Berrettini ha rilasciato alcune dichiarazioni ad ANSA sul difficile momento che il mondo, e anche il tennis, stanno affrontando. Matteo avrebbe dovuto partecipare in questi giorni ad un torneino di esibizione a West Palm Beach, l’UTR Pro Match Series, ma ha dovuto dare forfait per il solito infortunio alla caviglia. “Noi siamo stati fortunati perché qui in Florida la situazione è meno grave, rispetto a New York, e ci siamo potuti anche allenare. L’infortunio non è niente di grave, dispiace ma questo è anche il periodo migliore per avere un acciacco…”.

Provando a sollevare lo sguardo oltre la siepe, Berrettini si mostra un po’ scettico sulle possibilità di tornare a giocare tornei ATP da qui alla fine dell’anno solare. Prudenza sembra essere la parola d’ordine alla base delle considerazioni del numero 8 ATP. “Stagione 2020 finita? Spero di no, ma ho grossi dubbi. Io sono per giocare, ma la cosa fondamentale ora è fermare il virus e poi ripartire con il tennis normale. Non credo valga la pena fare ripartire i tornei, ma è la scienza che ce lo deve dire“.

Ovviamente la speranza di poter tornare presto a giocare c’è, ma realisticamente Matteo ammette che il tennis, nella sua dimensione di sport globale, avrà qualche difficoltà in più rispetto ad altri sport. “Spero si trovi una soluzione. Penso a quante nazioni partecipano a un torneo solo. Concentrarle tutte in sicurezza è complicato“. Diverso è invece il caso del calcio, di cui ultimamente si parla sempre di più, anche a causa della decisione della Germania di far ripartire la Bundesliga dal 16 maggio. “Il campionato italiano si gioca solo in Italia, con giocatori che vivono in Italia e non dovrebbero andare all’estero. Il tennis invece è un circuito internazionale. Se il calcio si chiude solo in Italia, con l’Italia che sta migliorando e sta bene, con tutte le precauzioni che si possono prendere, spero non ci siano problemi”.

“Attorno al calcio è indubbio che ci sono tanti interessi economici ed è anche il nostro sport nazionale“, continua Matteo.”Ci sono tanti sport meno contagiosi del calcio e mi dispiace per il loro stop. Il calcio è il nostro sport nazionale, per certi versi è normale che ci sia tutta questa discussione attorno. È la nostra mentalità. Nel tennis si potrebbe creare un circuito nazionale in cui solo i residenti nazionali giocano, questo può valere per tutti gli altri sport. Vediamo cosa succederà“.

Berrettini ha affrontato poi la questione del Player Relief Fund, il fondo di sostegno per i giocatori con classifica più bassa fortemente voluto da Novak Djokovic e realizzato in collaborazione con ATP, WTA, ITF e i quattro Slam. Oltre ai soldi stanziati dalle associazioni e dai Major, il fondo beneficia delle donazioni spontanee dei singoli giocatori (come quella di Murray che ha donato parte della vincita del torneo virtuale di Madrid). Matteo non sembra intenzionato a sostenere economicamente il progetto, preferendo indirizzare le proprie donazioni a ospedali e simili.

“Con Nole ci siamo scritti, non è una cosa obbligatoria: io preferisco aiutare situazioni più complesse, come un ospedale, una famiglia in difficoltà, piuttosto che un tennista. Ci sono tanti giocatori che hanno bisogno di aiuto e vanno in rosso. Il progetto è una cosa molto positiva per il tennis e dimostra che i giocatori tengono anche ai colleghi delle retrovie“.


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TAGGED:Matteo BerrettiniPlayer Relief Fund
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